La vicenda, tristissima, è accaduta a Treviso. Sabato scorso un uomo, Marco Magrin, è stato trovato morto, a causa delle basse temperature, all’interno di un garage dove si era rifugiato dopo essere stato sfrattato. Un lavoratore che non riusciva a pagare l’affitto con il suo stipendio. Una storia che si ripete con frequenza. A lanciare l’allarme alcuni colleghi che non l’hanno visto arrivare sul posto di lavoro: i vigili del fuoco sono arrivati quando non c’era più nulla da fare.
L’uomo era stato sfrattato dalla casa che era di proprietà di un attivista anti-sfratti. Ironia beffarda della sorte. Fa parte dell’associazione “Caminantes. La casa è un diritto” che si batte, appunto, in favore degli sfrattati. Tra le sue ultime battaglie, da come si evince dal profilo Facebook dell’organizzazione, c’è quella a favore di 51 famiglie sfrattate proprio a Treviso. L’attivista, ultimamente, era anche stato molto attivo con l’associazione: era entrato, ad esempio, in consiglio comunale per gridare basta agli sfratti, tenendo in mano uno striscione che recitava “Casa, accoglienza e servizi per tutt*” in quella narrazione sempre piena di schwa e simboli ultra-tolleranti. Per completare il quadro, l’uomo fa parte anche del centro sociale Django.
Il paradosso
Sembra un paradosso, e infatti lo è. Lo stesso centro sociale incolpa dell’accaduto le Istituzioni comunali della città: “I colpevoli siete voi, vergognatevi miserabili” dicono. Dalla loro parte, ovviamente, anche Ilaria Salis, l’eurodeputata di Avs sempre pronta a intervenire su questi casi, mancano però di contestualizzare in modo completo e corretto l’accaduto: “La casa è un diritto universale, Non certo le occupazioni di alloggi popolari sfitti abbandonati, ma l’assenza di politiche abitative per tutti è il vero crimine” ha detto la maestra dimenticando però di identificare di dire che il proprietario di casa era proprio uno dei membri dei centri sociali. Duro invece Raffaele Speranzon, vice-capogruppo vicario di Fratelli d’Italia al Senato: “I tipi dei centri sociali sono quelli che fanno i cortei per la casa e che occupano abusivamente le case degli altri, poi se è casa loro sfrattano chiunque, soprattutto se il malcapitato è italiano”. E ancora: “Se il militante di estrema sinistra era a conoscenza dello stato di indigenza di Magrin, perché invece di segnalarlo ai servizi sociali quando andava in comune a protestare contro gli sfratti, ha preferito cambiare la serratura della sua proprietà?”. Infine l’attacco alla sinistra: “Nel frattempo il PD ieri con la solita superficialità e malafede, senza sapere chi avesse sfrattato Magrin, ha organizzato una manifestazione (magari con i loro amici dei centri sociali?) e dato la colpa allo Stato, quando in realtà il povero Marco Magrin è stato ucciso dalla sinistra ipocrisia e dall’indifferenza sinistra”.
È dunque palese che ci sia qualcosa che non va in questa sinistra, che fino a ieri si è stracciata le vesti in favore degli sfrattati, che anzi continua a utilizzare slogan in loro favore, ma che adesso ha paura di dire la verità in modo completo su questa vicenda. Sarà forse ipocrisia, oppure sarà opportunismo: quello che è certo senza ombra di dubbio è che ancora una volta se la vittima è italiana, questa fa meno scalpore. Il disagio abitativo è un problema serio, serissimo, che deve essere risolto ma non certo nei modi né nei metodi utilizzati da certi sedicenti attivisti che, dopo tale vicenda, hanno manifestato tutta la loro doppiezza.