“Trentaquattro anni fa assistevamo al crollo del Muro di Berlino in una manifestazione in diretta tv mondiale, i cittadini berlinesi picconavano la barriera su cui si infransero le speranze di tanti giovani della DDR che cercavano la libertà nell’Ovest, presi a fucilate dai Vopos, la Polizia popolare tedesca.
Da destra cantautori bravissimi quanto sconosciuti al grande pubblico lanciavano meravigliose melodie, piene di rammarico per quelle vite spezzate e di speranza per la nascita di un’Europa libera. Tra questi Michele Di Fiò con la sua “Est” (cercatela su YouTube).
Il Fronte della Gioventù organizzò a Roma una storica manifestazione di allegria, distribuendo boccali di birra e abbattendo un metaforico muro di cartone.
Una gioia incontenibile per l’epilogo della tirannide comunista per cechi, slovacchi, polacchi, ungheresi, rumeni, tedeschi, bulgari…
Fu l’inizio di una nuova era, ma a quell’impeto represso per mezzo secolo, si affiancava il mostro globalista, probabile acceleratore della devastante crisi economica dell’Unione Sovietica. Chi ha abbattuto dunque il Muro? I popoli esausti dalla repressione o la furia globalista, degenerazione della dottrina liberista alla ricerca di nuovi mercati?
Da quel 9 novembre i popoli del vecchio continente hanno conquistato la democrazia politica e questo è stato un grande risultato, ma non possiamo dire che esista oggi una simmetrica democrazia economica.
Le dinamiche industriali e commerciali si sono immiserite nel magmatico mondo della finanza apolide, la concorrenza sleale fiocca, singole società multinazionali mostrano bilanci più cospicui di quelli di interi Stati, le diseguaglianze sociali crescono, la ricchezza del mondo è sempre più appannaggio di un manipolo di magnati, l’emigrazione di necessità diventa esodo generalizzato per conflitti tribali e/o religiosi, l’antico sfruttamento dell’uomo sull’uomo tipico della rivoluzione industriale è polverizzato da uno sfruttamento sistematico delle categorie più deboli, a iniziare dai bambini africani che rovistano tra le miniere e da quelli cinesi stipati in capannoni insalubri 15 ore al giorno. Inconsapevoli e disgraziati strumenti per miliardarie fortune. Gli istituti di credito schifano l’economia reale e si rifugiano nei titoli azionari e obbligazionari, ostacolando sviluppo e crescita.
A un muro di cemento durato 45 anni si è sostituito un altro muro. Di gomma. Verso il quale destre e sinistre europee dovrebbero scagliarsi per rappresentare e difendere gli interessi dei deboli, popoli in testa.
Il muro dunque è venuto giù per metà e sta a noi mettere in campo il coraggio per fronteggiare il mostro globalista. Muri di cemento e muri di gomma, coloro che si battono ancora per un mondo migliore vi dichiarano guerra. Tornerà il giorno delle picconate e foreranno stavolta anche il caucciù”.
Possiamo dire è quanto scrive su fb il vicepresidente della Camera…postando una foto del Muro di cartone abbattuto a P. Della rotonda, una delle manifestazioni di quei giorno.
Così in una nota il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli.