“La Corte d’Appello di Napoli ha lanciato un grido di allarme, lo dobbiamo cogliere. Lo deve fare la chiesa, le associazioni, perché lo Stato è solo con le sue poche risorse e quindi ha bisogno di una rete che lo assiste, ma lo stesso Stato deve anche investire bene le poche risorse che ha”.
Pensieri e parole di don Luigi Merola, l’ex parroco di Forcella che ha fondato l’associazione ‘A voce d”e creature, impegnata da anni contro la dispersione scolastica, commentando i dati forniti pochi giorni fa dalla presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, a proposito degli 800 bambini mai andati a scuola tra settembre 2023 e gennaio 2024 nella provincia di Napoli.
”Con la nostra fondazione andiamo gratuitamente a prendere i ragazzi casa per casa per andare a scuola, in fondazione fanno doposcuola, diverse attività, abbiamo capito che la dispersione scolastica c’è perché nessuno si è preoccupato di quei bambini, nessuno si è chiesto chi li avrebbe portati a scuola se i genitori sono in galera, cosa che avviene in un caso su due”, ha spiegato il parroco. “Non ci sono servizi per le fasce deboli, invece ci sarebbe bisogno di maggiore presenza di assistenti sociali, di visite domiciliari. Non credo neppure che i genitori che non mandano i figli a scuola debbano andare in carcere, piuttosto vanno affiancati. Sulle risorse, il governo, di qualunque colore, deve investire sui servizi sociali: c’è prima il disagio, che poi diventa devianza, che poi diventa criminalità”.
La situazione della dispersione scolastica nella provincia di Napoli è allarmante. Questo fenomeno, che colpisce in modo significativo le fasce più vulnerabili della popolazione giovanile, è stato oggetto di un’invettiva da parte di don Luigi Merola che sottolinea l’importanza di un intervento congiunto tra chiesa, associazioni e Stato, che da solo non può far fronte a esigenze così complesse.
La realtà della dispersione scolastica
La dispersione scolastica rappresenta un problema strutturale in molte aree d’Italia, e il contesto napoletano non fa eccezione. Don Luigi Merola ha spiegato come la sua associazione svolga un ruolo attivo nel contrastare questo fenomeno. Attraverso iniziative concrete, la fondazione si occupa di andare a prendere i ragazzi direttamente a casa per accompagnarli a scuola, garantendo anche attività di dopo scuola e spazi ricreativi. Questa forma di assistenza mira non solo a facilitare l’accesso all’istruzione, ma anche a creare un ambiente di supporto intorno a ciascun bambino.
L’ex parroco di Forcella mette in evidenza una realtà spesso trascurata: molti bambini non possono recarsi a scuola perché i genitori si trovano in situazioni di disagio, inclusi casi di incarcerazione. In questo scenario, è fondamentale che le istituzioni riconoscano la necessità di servizi di supporto e assistenza sociale. Mancano figure come assistenti sociali sul territorio, e senza una presenza adeguata è difficile affrontare le problematiche che affliggono queste famiglie. È necessario un cambio di paradigma: piuttosto che perseguire un modello punitivo nei confronti delle famiglie, occorre offrire un supporto concreto e attivarsi per migliorare le loro condizioni di vita.
Interventi e responsabilità delle istituzioni
Il messaggio di don Merola è chiaro: per la filiera istituzionale è indispensabile investire in servizi sociali. La disperazione genera devianza, e la devianza, a sua volta, può sfociare in criminalità. Per prevenire questi fenomeni, è essenziale intervenire con politiche che supportino i soggetti più vulnerabili. La mancanza di supporto sociale e la scarsa attenzione verso le necessità delle famiglie vulnerabili sono il punto di partenza per andare a costruire una società più coesa e responsabile.
In questo contesto, don Luigi Merola suggerisce che sia fondamentale un approccio che vada oltre la repressione. La comunità deve lavorare insieme per illuminare il “buio” che attualmente affligge Napoli, puntando sulla prevenzione e sulla creazione di opportunità per i giovani. Ciò implica non solo un maggiore impegno delle istituzioni, ma anche la responsabilità di soggetti privati e della comunità ecclesiastica, che può contribuire in modo significativo a migliorare le condizioni di vita dei giovani.
Il ruolo della Chiesa e delle associazioni locali
La Chiesa, pur affrontando le proprie difficoltà economiche, ha il potenziale per diventare un protagonista della lotta contro la dispersione scolastica. Don Merola ha sottolineato come i monasteri abbandonati potrebbero essere utilizzati per sviluppare progetti educativi e ricreativi per i ragazzi, ad esempio attraverso corsi di teatro o l’allestimento di palestre. Iniziative di questo tipo non solo offrirebbero spazi sicuri dove i giovani potrebbero socializzare e apprendere, ma anche un’opportunità per migliorare le loro competenze e rafforzare il senso di comunità.
Investire nel futuro dei minori, offrendo loro opportunità di istruzione e sport, permette di prevenirne l’emarginazione. Don Merola ha messo in evidenza l’importanza di prendersi cura dei giovani mentre sono ancora bambini, per evitare che siano chiamati a confrontarsi con le difficoltà del sistema penale minorile in età avanzata. La costruzione di una rete di supporto attorno a questi ragazzi è fondamentale per il loro futuro e per il benessere della comunità nel suo complesso.
I numeri della dispersione scolastica a Napoli, così come le voci di chi concretamente si impegna per contrastarla, pongono in risalto una questione urgente. È necessario unire le forze per affrontare un fenomeno che, se non affrontato, può avere conseguenze devastanti per la società intera.