“Ciò che deve ispirare il tema ambientale è il pragmatismo e non l’ideologia”. Da questa frase, pronunciata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’ultima conferenza programmatica di Fratelli d’Italia a Pescara, è partita l’idea del senatore Guido Castelli, Commissario straordinario per la ricostruzione del Sisma 2016 che insieme all’ufficio studi di Fratelli d’Italia hanno pensato di dar vita al convegno “Ambiente ed Energia: contro le eco-follie per un futuro realmente sostenibile”, tenutosi nella sala Koch del Senato della Repubblica e moderato dal giornalista Pietro Senaldi. Un’occasione per fare il punto sull’indirizzo che è necessario dare alla politica energetica e ambientale del futuro.
“Nel lavoro che sto svolgendo come Commissario alla ricostruzione, mi sono scontrato con troppi paradossi e con i pregiudizi di un ambientalismo fondato sul principio che l’uomo è il problema e che bisogna liberarsi dalle identità e dalla cultura”, ha spiegato Castelli nel suo intervento.
“L’approccio da me applicato, invece, è quello pronunciato da Burke, secondo il quale l’uomo conservatore è colui che cura l’alleanza tra morti, vivi e non ancora nati. Un approccio concreto e applicato al lavoro di cui il Presidente Meloni mi aveva incaricato: non solo ricostruire gli edifici distrutti dal sisma del 2016, ma anche rigenerare il tessuto e le comunità per scongiurare che quegli edifici, una volta rimessi in piedi, restassero vuoti. Perché la premessa di ogni ragionamento oggi in tema di Ambiente ed Energia, in Italia e in Europa, è la crisi demografica, che insieme a quella climatica e sismica sono strettamente legate. Ma quando si è tentato di elaborare una strategia – prosegue Castelli – sono emerse tutte le incongruenze del Green Deal europeo di Timmermans, che troppo spesso sembra incentivare pratiche che favoriscono l’abbandono del territorio. Da qui la necessità di un suo adeguamento, non si può pensare ad un Green Deal non pensato alle peculiarità e alle caratteristiche di ogni singola Nazione”.
Dipendenza energetica e possibili strade per superarla
Altro focus della giornata, introdotto da Francesco Filini, coordinatore dell’ufficio studi e responsabile del programma di Fratelli d’Italia, è stato il tema energetico.
“Quello dell’energia è un problema serio, soprattutto in questo periodo storico in cui la domanda è destinata ad aumentare per via delle nuove tecnologie che sono pesantemente energivore. Necessario, dunque, approfondire il tema, soprattutto in considerazione che l’Italia, come altre nazioni europee, vive una condizione di dipendenza energetica. E il fatto che il costo dell’energia nella nostra Nazione sia tra i più alti, fa perdere competitività al nostro tessuto industriale ed è uno svantaggio per i cittadini”. E chiarisce: “Il Governo è determinato a porre rimedio a questo gap energetico, perché tutto quello che viene definito green non può bastare. L’obiettivo europeo della decarbonizzazione 2050 è molto ambizioso, ma ancora più importante è quello della produzione di energia contestuale al rispetto dell’ambiente. Noi siamo disponibili a sondare tutte le tecnologie esistenti, compreso il nucleare, e non accettiamo compromessi se non quello del buonsenso”.
“Il prezzo dell’energia in Italia non è certo performante, è tra i più alti d’Europa negli ultimi cinque anni”, ribadisce Fabio Rampelli, Vice Presidente della Camera dei Deputati. “Dobbiamo chiederci come mai tutto questo capita, con una conseguente e grave perdita di competitività delle imprese. Abbiamo il dovere di coniugare le nostre ricette con la nostra visione del mondo, non dobbiamo avere un approccio ideologico. L’energia non è scevra da un modello di sviluppo, dobbiamo interrogarci su quale modell intendiamo perseguire. La fusione nucleare è la grande prospettiva sulla quale la ricerca sta facendo passi da gigante. Dobbiamo puntare a essere l’avanguardia planetaria della fusione piuttosto che la retroguardia della fissione», ha concluso.
Un problema, quello del caro energia, che è centrale soprattutto per le imprese, le quali devono poter usufruire di prezzi a buon mercato. E Mauro Rotelli, Presidente della commissione Ambiente alla Camera dei Deputati si dice pronto a raccogliere questa sfida. Poi aggiunge: “l’ambientalismo di maniera per noi è incomprensibile. Sulle rinnovabili l’Italia ad oggi ha consumato 18.000 ettari di terreno agricolo. Non
è una cosa così leggera da approcciare né più praticabile. Per questo per noi è fondamentale avere un mix energetico con idroelettrico, nucleare di nuova e vecchia generazione, fusione ed eolico”.
Partire dalle contraddizioni europee per ripensare un modello adeguato
Da questo quadro di riflessioni non si può non sottolineare il ruolo che l’Europa ha avuto in questi anni e la svolta impressa dal governo Meloni, come sottolineato da Malan: “Abbiamo avviato una svolta in Europa. È arrivato il tempo di dire basta alle eco-follie che minano la competitività e spesso la sopravvivenza stessa di molte aziende, dal settore automobilistico a quello industriale fino a quello agricolo”.
“È possibile che un’Europa che emette il 6,5% di emissioni possa, con delle misure strutturali che colpiscono la propria economia, risolvere il problema delle emissioni?” ha proseguito IL deputato di Fdi Riccardo Zucconi. “Non c’è una logica, è una politica schizoide quella che abbiamo fatto in Europa, è una politica ideologizzata e dannosa che serviva solto a soddisfare l’elettorato di qualche Paese europeo e che poi ha impresso una linea generale a tutti gli altri”. Ed ha aggiunto: “Grazie a Fratelli d’Italia sono state messe in sicurezza le nostre centrali geotermiche, dando la possibilità non solo di metterle all’asta, ma anche di riassegnarle agli attuali gestori, a patto che vengano fatti degli investimenti. Evidentemente, sulle emissioni di carbonio dobbiamo lavorare diversamente, ed è lì che l’Europa dovrebbe palesarsi in qualche modo. Una tonnellata di carbone in Cina costa 8 dollari a tonnellata, in Europa costa 100… come fanno le nostre imprese che producono emissioni ad essere competitive con quelle cinesi? Sicuramente bisognerà fare un discorso generale”.
Anche Fabrizio Penna, capodipartimento Unità di missione per il Pnrr del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica è convinto che “l’obiettivo da raggiungere è un mix energetico che ci vede impegnati su rinnovabili, efficientamento, geotermia, idroelettrico e nucleare, aprendo uno scenario che non ci può vedere lontani dal club dei Paesi nucleari se vogliamo mantenere i nostri primati di competitività”.
“L’Europa ha diminuito le sue emissioni, mentre altri Paesi come Russia, India e Cina le hanno aumentate: per il sistema delle imprese diventa difficile competere con delle politiche così diametralmente opposte. La
decarbonizzazione non deve portare alla deindustrializzazione: se questo è il passaggio, l’UE – a causa del calo demografico – sarà un giardinetto di anziani e non sarà più un continente protagonista dell’economia mondiale”, ha osservato il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti. “Se non ci muoviamo per rompere questo muro del sospetto che c’è ancora oggi rispetto ad alcune tecnologie, probabilmente continueremo a essere dipendenti da terzi”. E conclude: “Il Green Deal non deve essere un’ideologia e bisogna cambiare il meccanismo di intervento. Nei prossimi giorni presenteremo il piano per la strategia delle aree interne che prevede un cambio di passo: bisogna portare servizi in quelle aree e occorre che le Regioni abbiano un riferimento per coordinare gli interventi”.
Mentre il Co-Presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei Nicola Procaccini, ricordando che la sfida dei nostri tempi richiede un bilanciamento tra tutela dell’ambiente e approvvigionamento dell’energia, ricorda che il ritardo con il quale ci si sta muovendo, sia la causa degli enormi costi per la produzione. Ma è ottimista sul fatto che “Fratelli d’Italia abbia la giusta ricetta attraverso un mix energetico che sia il più vario possibile, il più sostenibile possibile, il più sovrano possibile e perché no anche il più neutrale, perché si possono condividere anche ambiziosi target climatici ma poi lasciare che siano poi le Nazioni a decidere il mezzo per raggiungerli”.