Ecco, adesso la sinistra ha avuto un altro motivo per urlare alla censura del governo. Ma, anche se Giorgia Meloni non solo, come le altre volte, non c’entra, ma non può neppure centrarvi alcunché, la colpa è ricaduta inevitabilmente su di lei e sul suo esecutivo, per via del fatto che oramai intellettuali, radical-chic, progressisti e compagni vari, accecati dalla narrazione di “Tele-Meloni” (smontata pochi minuti fa, dati alla mano, dalla diretta interessata con un video sui suoi profili social) partorita dalla sinistra politica e ripresa ferocemente in toto da quella “culturale”, non riescono più a distinguere la presunta censura governativa da una contestazione di un vecchio squilibrato. Fanno di tutta l’erba un fascio, quelli del “non generalizziamo”.
Anche un vecchio squilibrato è colpa del governo
La nuova presunta vittima della presunta censura governativa è Stefano Massini, “aggredito” da un contestatore al Salone del Libro. Massini era a Torino per presentare il suo libro Mein Kampf, la sua versione del noto libro di Adolf Hitler. E mentre parlava alla platea, come testimoniato dallo scrittore stesso intervistato da Il Corriere della Sera, un anziano seduto tra il pubblico in prima fila si alza e inizia a interromperlo, pronunciando frasi del tipo “Hitler aveva ragione: voi comunisti riscrivete la storia”, arrivando anche a strattonare l’autore. Un vecchio squilibrato, insomma, per giunta nazista: è la tesi su cui propendono gli inquirenti. Ma da sinistra sono stati prontissimi a incolpare il governo: oltre ai messaggi di solidarietà, ai quali ci uniamo, ricevuti in maniera copiosa da Massini (racconta che il suo telefono “telefono si è già bloccato più volte per la mole di messaggi arrivati”), qualcuno, più di qualcuno, è stato pronto a scrivere sui social – come fatto dal deputato dem Marco Furfaro su X – che Meloni e il governo “stanno sdoganando il peggio, ciò che nessuno aveva mai osato”. O come il direttore Massimo Giannini che, dopo le minacce a Liliana Segre, nel suo podcast dice che “c’è un pezzo di Italia, di destra, che non ama gli ebrei”, quando però i dati emanati dal Rapporto annuale sull’Antisemitismo nel mondo curato dall’università di Tel Aviv, dicono che gli attacchi agli ebrei, anche in Italia, sono per la maggior parte commessi da musulmani e da militanti di estrema sinistra.
Raimo si vanta della sua fedina penale
Tutto qui? La giornata degli intellettuali di sinistra si è consumata soltanto con la classica accusa al governo? Ovviamente no, c’è dell’altro. Alla faccia della censura: gli intellettuali di sinistra hanno sempre tempo e spazio a disposizione per lanciare la propria accusa all’esecutivo o alle Istituzioni. Com’è accaduto con Christian Raimo, professore liceale di storia e filosofia che nel tempo libero si diverte a vestire i panni dell’intellettuale e adesso anche del politico, forte della sua candidatura con Alleanza Verdi Sinistra alle prossime elezioni europee. Già noto per aver detto che bisognerebbe liberamente rompere la testa ai neo-nazisti, l’unto da Bonelli e Fratoianni ospite a L’aria che tira, parlando delle proteste di Ultima Generazione, gli ambientalisti che imbrattano qualunque monumento per la causa ecologista, e rispondendo alla leghista Ceccardi che ha sostenuto di non aver “mai interrotto una manifestazione altrui”, ha avuto il coraggio di dire: “Faccio politica da quando ho 14 anni, dunque da 35 anni, e non essere mai stato bloccato dalla polizia per me sarebbe, come dire, non fare politica”. E David Parenzo, conduttore del programma, aggiunge: “Una conditio sine qua non”. Per il compagno Raimo, a quanto pare nostalgico degli anni di piombo e fautore di qualunque forma di dissenso violento (alla destra), avere la fedina penale pulita è una vergogna per chi si unisce all’estrema sinistra. Chissà quale sarà allora il rito di iniziazione per entrare a farvi parte: insultare e aggredire un poliziotto?