Occupazione record, debito in regresso, crescita: Melonomics stupisce il mondo

I dati macroeconomici continuano a sorridere al Governo Meloni e all’Italia. Malgrado le opposizioni si affannino per cercare di dare ricostruzioni fantasiose dei dati, la realtà dei fatti appare diametralmente opposta. Bisogna infatti andare nel dettaglio dei dati rilasciati nelle ultime ore dall’Istat, che proprio oggi ha confermato il trend di crescita dell’occupazione che prosegue ormai da anni, da quando il Governo di centrodestra ha posto le basi per il completo superamento del mero assistenzialismo.

C’è però dell’altro. La crescita, ad esempio, è stata rivista al rialzo rispetto alle previsioni di gennaio di due punti percentuali: il Pil è arrivato allo 0,73%, in linea con il 2023 e con le stime della Commissione europea per quanto riguarda la zona euro. Dato che ha inorgoglito governo e Masaf, poi, è quello sul settore agricolo, cresciuto del 2%. 1,2% quella invece del settore delle costruzioni, malgrado la fine del Superbonus, sostituito dal Pnrr.

Una crescita che sorprende anche se si considera il confronto con il periodo pre-Covid: l’Italia ha un Pil superiore del 5,6% rispetto al 2019. Solo la Spagna ha fatto meglio. Roma cresce più delle altre big europee in termini di Pil per abitante: +6.9% rispetto al 2019, contro il +3,1% della Spagna e il -1,6% della Germania; la Francia è ferma ferma al +1,1% a fine 2023.

Buono anche l’andamento dei conti pubblici, migliore anche delle previsioni dello stesso governo e della commissione europea: il rapporto debito/Pil nel 2024 è al 135,3%; al contrario, nel Psb si parlava di un livello pari al 135,8%, peggiori le previsioni delle agenzie di rating. La soglia raggiunta lo scorso anno è inferiore di 19 punti percentuali rispetto al 2020. Scende il deficit, al 3,4% del Pil: si tratta della riduzione più corposa dal 1946.

Ottimo anche il dato del saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi), di nuovo positivo per la prima volta dal 2019 allo 0,44% del Pil, cioè di 9,6 miliardi di euro, anche in questo caso ben oltre le previsioni di governo e Commissione Ue. Un dato che ha spiazzato tutti: l’Italia è la prima Nazione del G7 a tornare in avanzo primario dopo il Covid. Si sono rivelate, infine, del tutto sbagliate le previsioni di Moody’s, una delle poche agenzie di rating che non ha rivisto il rating italiano.

Tutti risultati ottenuti con la costanza e con la coerenza di un governo che ha saputo efficientare la macchina statale, evitando inutili sprechi e misure spendaccione, focalizzandosi su crescita e sviluppo, con responsabilità. È proprio questo che Giorgia Meloni intendeva quando, durante la campagna elettorale vittoriosa del 2022, ripeteva agli italiani di “liberare le energie”. Detto, fatto.

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