Ong contro tutti: i loro interessi oltre le indicazioni dei governi

Le rivelazioni fatte da Libero ieri in merito alla campagna della Ong Mission Lifeline, che sarebbe pronta a raggiungere le coste albanesi per vigilare, come fosse un’autorità con poteri speciali, il rispetto dei diritti umani nei nuovi Cpr voluti dal Governo Meloni in territorio albanese, hanno chiarito una questione fondamentale: le Ong non sono soltanto interessate a salvare vite nel Mediterraneo, ma questo si pone come un alibi che nasconde il fine meramente politico di tali organizzazioni. Hanno una fortissima volontà di influenzare le scelte degli esecutivi, soprattutto se contrastanti la loro linea di pensiero (che, è anche inutile sottolinearlo, propende fortemente a sinistra).

I motivi dell’astio

L’azione di Mission Lifeline, che viene raccontata, smussando i toni, come una missione per “raccogliere in prima persona impressioni sulla situazione”, appare più come un boicottaggio dell’accordo tra Italia e Albania siglato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo omologo di Tirana Edi Rama lo scorso novembre. Un modo per ribadire la loro contrarietà alla grande strategia messa in campo dal Governo Meloni, che ha ridotto gli sbarchi e ha contrastato gli affari dei contrabbandieri di vite umane. E anche quelli delle Ong. Si capisce, ora, il loro astio contro l’esecutivo. Sono dunque tanti gli interessi che ruotano intorno al traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Interessi sulla pelle dei migranti, ai quali viene promesso un mondo che in Europa non troveranno mai per ovvie ragioni anche meramente logistiche. Ma per gli speculatori nulla quaestio: alle mafie non interessano certo le sorti delle persone che traghettano verso l’Europa, mentre le Ong sono troppo più impegnate a voler interferire nelle scelte dei governi sovrani.

Ong contro tutti

Cercano, insomma, una forma di delegittimazione a tutti i costi nei confronti del governo italiano e del nostro ordinamento. E non solo con riguardo all’accordo con Tirana. Le Ong hanno fatto ricorso addirittura all’Onu per protestare contro le nostre leggi: la questione riguarda Sea-Watch e Medici senza frontiere, a quanto pare preoccupate per due navi che l’Italia tiene sotto sequestro da marzo a causa di violazioni delle nostre leggi. Il problema è che, nel caso della Sea Watch, la nave avrebbe prima disatteso le indicazioni delle autorità libiche, ma anche alle previsioni delle stesse Nazioni Unite, che riconoscono la Tunisia come Paese sicuro di approdo. Tuttavia, il capitano della nave decise di dirigersi verso Nord, verso l’Italia, verso l’Europa, in spregio alle nostre leggi, alle indicazioni libiche, alle valutazioni dell’Onu e anche alle previsioni della Germania, la cui bandiera batte sull’imbarcazione della Sea Watch: infatti, oltre ad aver creato “una situazione di pericolo”, l’Italia ha incolpato il capitano e il proprietario della nave di “non aver rispettato la raccomandazione, data anche dallo Stato di bandiera, di raggiungere la costa tunisina più vicina”. Dunque, persino da Berlino era arrivata l’indicazione di fermarsi al porto più vicino, che era sulle coste tunisine, ma la nave Ong ha deciso ugualmente di incamminarsi verso nord, verso l’Europa. E quello che viene fuori, chiaramente, è questo: qualsiasi sia il porto più vicino, le Ong puntano all’Italia. Per destabilizzarla? Per influenzarla? Perché l’accordo è di arrivare in Europa? Il tutto, ovviamente, mettendo a rischio gli stessi migranti, che restano in mare, sulle imbarcazioni, in condizioni precarie, più tempo del necessario. Ma alla fine cosa importa? Non è mica umanitario il fine ultimo delle Ong?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.