Ieri le forze militari israeliani hanno lanciato un’operazione “antiterroristica” in Cisgiordania, esattamente nella zona di Tulkarem, per scovare una rete criminale da cui sarebbe partito un attentato a Tel Aviv la settimana scorsa. Se prima l’attenzione del gabinetto della difesa israeliano sembrava essere unicamente concentrata verso quel che resta dei territori palestinesi, adesso abbiamo la certezza che non sia propriamente così. L’Idf ha penetrato in un territorio estraneo, amplificando quindi l’osservazione di tutti quei paesi e delle cellule paramilitari ostili allo Stato ebraico. Già dalle prime notizie sull’incursione israeliana sul suolo cisgiordano, in cui sono morti 10 cittadini palestinesi, non è stato poi così difficile comprendere cosa stesse accadendo.
Il Ministro degli esteri ebraico, Israel Katz, ha poi precisato alcune ulteriori notizie sulla missione in corso d’opera: la presenza dell’Idf sarebbe dovuta ad una presunta rete terroristica iraniana nei territori cisgiordani, dichiarando la necessità di evacuare i cittadini palestinesi dal territorio. A furia di evacuarli tra un po’ li manderanno sulla Luna, magari una maggiore umanità nei confronti dei civili non guasterebbe affatto.
Dopo l’ingresso delle truppe israeliane, Fatah assieme ai nuclei terroristici della Jihad islamica ed Hamas, hanno lanciato “bombe e dichiarazioni” contro le azioni militari dello Stato ebraico nel territorio cisgiordano. Ennesima dimostrazione che ormai la guerra verte sulla confusione totale nel Medio Oriente, tra i terroristi che fanno la morale sulla “guerra aperta” ed Israele che viene puntualmente rimproverata dall’ONU , per aver agito sconsideratamente sulle superfici che non le appartengono.
Parole sagge sono arrivate dall’ Autorità nazionale palestinese, esattamente dal Portavoce Nabil Abu Rudeineh, il quale ha rimarcato – così come le Nazioni Unite – le negative ripercussioni dell’assalto israeliano in Cisgiordania. Se l’ANP riuscisse a conquistare più fiducia rispetto ad Hamas, potenziando ogni suo settore, probabilmente assisteremmo finalmente ad una de-escalation senza troppi giri di parole. Il punto è che le radici di questo largo conflitto devono tenere conto di moltissimi episodi e trame politiche intricate.
Sempre nella giornata di ieri, le perquisizioni militari israeliane sono state molto specifiche: il prfughi accampati a Tulkarem sono stati evacuati, mentre a Jenin sono stati imposti controlli nelle abitazioni ed anche il coprifuoco. Forse sapevano dove cercare, o magari è stato fatto soltanto un tentativo in base alle probabilità. Quello che per l’ennesima volta non convince è la migrazione dei palestinesi sfollati, perché non si capisce mai dove vengano ricollocati e in che modo, ma soprattutto se le situazioni igieniche e sanitarie a cui verranno sottoposti siano uguali a quelle di Gaza.
Notizie del Jewish Chronicle hanno riportato la presenza di Yahya Sinwar all’interno dei tunnel con 22 ostaggi ammanettati e che altri – vivi o morti – siano nelle mani di altre organizzazioni speculari. La notizia è sarebbe trapelata da alcune fonti d’intelligence. A questo punto non si capisce per quale motivo gli alti rappresentanti dell’esercito israeliano non abbiano deciso di concentrarsi sulla liberazione degli ostaggi. Viene piuttosto difficile da credere che si sapessero le modalità ma non la posizione dei militanti di Hamas nel sottosuolo. Qualcosa non quadra come dovrebbe nei racconti, soprattutto perché stamattina sarebbero morti 5 terroristi, in seguito all’intervento delle forze armate ebraiche in Cisgiordania.
Nel frattempo l’Idf, forse per fare da scudo a possibili interventi sconsiderati oppure per mancanza di tempestività, ha finalmente dato una definizione all’attacco dei coloni a Jit nelle scorse settimane: l’attacco terroristico dei secondi è stato quindi condannato dalle forze armate. Bisogna essere sinceri, quasi nessuno si aspettava una definizione simile del caso, eppure finalmente è arrivata. Aldilà di ciò, l’opinione delle Nazioni Unite sulla scelta israeliana non è minimamente cambiata, chissà se a breve arriveranno rabbiosi avvisi anche da Tony Blinken.
Moltissime le inquietudini su questa nuova decisione presa evidentemente dal Governo Netanyahu, anche perché senza di lui o dei suoi fedelissimi non sembra muoversi mai una foglia. Ancora troppi gli interrogativi sulle questioni di strategia, alcune mosse sembrano quasi assurde o inaspettate, mentre altre lasciano parecchi dubbi sulle decisioni prese.