OSCE: l’immigrazione è un problema sociale, non una soluzione

Crolla uno dei più grandi dogmi della sinistra progressista e perbenista che guarda alla immigrazione come la panacea di tutti i mali. Perché adesso viene fuori, finalmente, che ricorrere ai migranti non è una soluzione per la denatalità, ma un problema europeo da affrontare in maniera pragmatica e coesa.

A metterlo nero su bianco è nientemeno che l’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che con i suoi 57 Paesi membri è una delle principali strutture ad occuparsi di sicurezza.

Nel rapporto pubblicato in questi giorni, dal titolo “Cambiamento demografico nella regione dell’OSCE: analisi, impatto e possibili soluzioni di una società di rimodellamento di mega tendenze”, l’ente intergovernativo punta l’attenzione sul tema della denatalità nella nostra società, smentendo alcune note teorie per cui la risposta a questa problematica sarebbe il solo ricorso all’immigrazione (tanto per fare un esempio, basti ricordare cosa disse tempo fa la dem ed ex Presidente della Camera Boldrini: “I migranti sono l’avanguardia del nostro futuro stile di vita”.)

Ebbene, niente di più falso. Tant’è che nel documento gli autori affermano: “La migrazione non risolve il problema demografico nel lungo periodo”, aggiungendo che: “È una realtà spesso trascurata che anche gli immigrati invecchiano e alla fine avranno bisogno di sostegno. Ciò significa che il numero di anziani nella società non diminuisce nel lungo periodo e crea la necessità perenne di una crescita esponenziale e insostenibile del numero di nuovi immigrati, semplicemente per mantenere un effetto a breve termine sulla struttura dell’età della popolazione.”

Ricorrere ai migranti per rispondere alla denatalità è solo una soluzione a breve termine che rischia di creare un cortocircuito nel lungo periodo

Dunque, i migranti quasi come un palliativo ad una patologia cronica che affligge la nostra società, che rischia da qui a qualche anno addirittura di peggiorare la condizione in cui versa, tanto che stando a quanto evidenzia l’OSCE “L’immigrazione può fornire lavoratori e offrire un certo sollievo, ma il sollievo è solo temporaneo e comporta conseguenze complesse e non volute.”

Arriviamo ora al punto focale. Drammaticamente, “gli stranieri non risolvono la questione ma minano la coesione sociale degli Stati dove arrivano”.

E questo per un motivo abbastanza semplice, ovvero che negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di una vera e propria sottoclasse permanente- e qui il termine permanente è cruciale- di operai immigrati, che ha di fatto accentuato le divisioni sociali del passato e ha anche aumentato le sfide culturali e sociali, creando così problemi anche in termini di “fiducia all’interno della comunità.”

Inoltre, l’OSCE rileva come, nel corso del tempo, a causa di una immigrazione- di fatto- di massa nei territori europei, “si è registrato un notevole aumento dell’estremismo, compreso l’antisemitismo, alcune forme di criminalità, come la violenza di genere, e le minacce terroristiche.”

La svolta per una società più in salute è puntare su una immigrazione controllata e selettiva di lavoratori qualificati in grado di risollevare settori in crisi

Il report fa poi un quadro molto dettagliato sullo stato attuale della nostra società, avvalorando la tesi per cui ad un’immigrazione di massa incontrollata bisognerebbe preferire “un’attrazione selettiva di lavoratori qualificati che possano occupare posizioni critiche e contribuire positivamente alla società.” Viene così portato alla luce un altro aspetto fondamentale, troppo spesso lasciato in disparte: “Gli immigrati dovrebbero essere guidati verso l’integrazione nella società ospitante, imparando la lingua e adattandosi alle norme sociali e culturali condivise”. Bisognerebbe dunque pensare ad una gestione seria e unitaria del problema, piuttosto che immaginare di mettere in piedi una vera e propria lotteria della cittadinanza per i migranti come alcuni auspicherebbero.

Tutto ciò, ad una attenta analisi, sembrerebbe dunque ricalcare fedelmente quanto è stato da tempo intuito dall’Italia, che ha di conseguenza lavorato su risposte concrete, coinvolgendo addirittura l’Unione europea intera e ricevendo lodi a livello internazionale proprio per il suo approccio al tema migratorio, che è il più serio e pragmatico ad oggi esistente.

E dunque, ora che a confermare la visione italiana c’è anche un documento ufficiale basato su dati concreti e verificati, non basta che sperare che anche tutti i buonisti della sinistra elitaria aprano gli occhi e sollevino il famoso velo di Maya che da troppo tempo separa la loro ideologia dalla realtà, augurandoci che possano finalmente abbandonare una volta per tutte quella concezione moralistica e paternalistica che francamente non convince più nessuno, se non loro stessi.

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