Sembra l’inizio di quei film polizieschi dove il detective cerca di comprendere le possibili strade percorse dal criminale. E allora su una lavagna bianca appende la sua foto e tutto intorno delle linee tracciate col pennarello riconducono ai nomi dei possibili luoghi. Qui la protagonista del racconto è Giorgia Meloni, in questo momento la donna più ricercata d’Italia. La sua accusa? Essere in vacanza.
A quanto pare, da quest’anno al Presidente del Consiglio italiano non è permesso andarsene in vacanza per i fatti suoi. Prima d’ora, i primi ministri avevano sempre raggiunto i luoghi di villeggiatura in modo abbastanza riservato. Potevano essere al massimo paparazzati, ma non si ricorda una tale caccia al premier. Neppure con Silvio Berlusconi, che molte volte si pone come l’esempio di ciò che la sinistra può fare quando il centrodestra è al potere. Ma da quest’anno, i sinistri si sono superati e pretendono di sapere vita, morte e miracoli di una persona che, pure in virtù del suo alto ruolo istituzionale, ha una vita privata della quale non dare conto a nessuno.
Trattamento “speciale”
Può essere solo lontanamente compresa la richiesta di alcuni membri dell’opposizione, i quali sostengono che “è giusto che il Paese sappia dove si trova” il presidente del Consiglio “senza che questo la renda una sorvegliata speciale”: può essere compresa solo se correlata a esigenze politiche che ora mancano, dando spazio soltanto al desiderio di gossip. Ma la questione non regge nel confronto con il passato, e non regge neppure nel confronto con le altre cariche dello Stato: a nessuno, in questo momento, è riservato una tale trattamento. Nessuno si chiede dove sia in vacanza Mattarella, La Russa o Fontana, che pure ricoprono cariche costituzionalmente più importanti rispetto a quella del Presidente del Consiglio, e il motivo è semplice: perché non è giusto. A nessuno, come stanno facendo con Giorgia Meloni, è stato incriminando di aver lasciato l’Italia, di aver abbandonato il proprio incarico momentaneamente e pure di aver trovato il suo sostituto ad interim. Forse è quello che sperano alcuni, e cioè che Giorgia Meloni si levi dalle scatole e lasci spazio a qualcun altro, a uno dei loro magari. E invece Giorgia c’è: dal 14 agosto ha staccato tutti per giorni di meritata vacanza con sua figlia Ginevra, vacanza che finirà a breve, con la riunione del Consiglio dei Ministri già fissata per lunedì 26.
Dunque, la sinistra blatera per 12 giorni di vacanza in famiglia. E cerca di capire in tutti i modi dove la premier possa essersi cacciata: chi dice che è ancora in Puglia, chi in Sardegna dalla sorella Arianna, chi in Costiera Amalfitana. In questo ossessivo toto-vacanze, arriva il commento di Enrico Borghi di Italia Viva, che si è chiesto se la leader del centrodestra fosse “in territorio italiano e nel caso se abbia attivato ad altro ministro le sue deleghe”. Secondo il Giornale, la premier sarebbe rimasta “incredula” per questa caccia nei suoi confronti e in una nota dei suoi collaboratori avrebbe chiarito di essere in Italia, e che “il ruolo del capo di governo non prevede ancora il braccialetto elettronico”.
Da notare, a conclusione della grottesca vicenda, il fatto che non in questi giorni non si parli più di regime autoritario e oppressivo, di un governo totalitario che controlla ogni singolo aspetto della vita delle persone. A seconda delle esigenze, così come tira il vento, là dove si rivolge la bandiera, i maghi del trasformismo cambiano registro comunicativo e la dittatura lascia ora spazio al vuoto istituzionale della destra. Perdendo così quei pochi grammi di credibilità che qualcuno riconosceva ancora nella sinistra.