Perché il Presidente Trump dovrebbe concedere la grazia a Edward Snowden

Nel 2013, Edward Snowden scosse il mondo con le sue rivelazioni sulla sorveglianza di massa della Nsa (acronimo di National Security Agency, NdA), ma già allora, in Italia, fui tra i pochissimi a cogliere la portata di quelle rivelazioni. Per me non si trattava solo di una storia di spionaggio, ma di un allarme su come il Grande fratello orwelliano fosse ormai realtà. Negli anni successivi, ho raccontato questa vicenda attraverso decine di articoli e conferenze, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sulle implicazioni profondissime di una società in cui ogni comunicazione è intercettata e ogni azione tracciata.

Un percorso che mi ha portato a scrivere, nel 2014, il romanzo Il Predestinato, fortemente ispirato alla vicenda di Snowden. Quel libro non era solo un romanzo, ma un tentativo di utilizzare la narrativa per spiegare come la tecnologia, anziché renderci più liberi stava diventando un potentissimo strumento per controllarci.

Tra il 2015 e il 2016, Il Predestinato divenne l’anticamera di una delle mie iniziative più audaci: la candidatura fake alle elezioni presidenziali americane sotto le mentite spoglie di Alex Anderson, il protagonista del romanzo, con Edward Snowden come candidato vicepresidente. Quella campagna, di cui si parlò in oltre 20 paesi, contribuì a portare il tema delle intercettazioni di massa al centro del dibattito pubblico, questione che fino ad allora era stata volutamente elusa dai media mainstream, anche per coprire lo scandalo Emailgate – che coinvolgeva Hillary Clinton e l’intera amministrazione Obama – che incarnava l’arroganza di un sistema che riteneva di poter violare la privacy altrui senza conseguenze, mentre proteggeva i propri segreti.

Edward Snowden è il simbolo di un coraggio raro nella nostra epoca, poiché decise di sacrificare tutto per rivelare al mondo un sistema globale di sorveglianza che, sotto il pretesto della sicurezza nazionale, violava i diritti fondamentali di milioni di persone. Le sue rivelazioni svelarono come la Nsa avesse trasformato il Web in un’enorme rete di spionaggio, monitorando email, telefonate, cronologie web e persino dati Gps. Non si trattava solo di sorvegliare i sospetti, ma di intercettare indiscriminatamente ogni forma di comunicazione, creando una società in cui la privacy era ormai un ricordo del passato.

Nonostante la gravità di quelle rivelazioni, l’establishment politico e mediatico tentò di screditare Snowden, etichettandolo come traditore. Ma la vera minaccia non era Snowden: era il sistema che aveva denunciato. La sua azione ha messo a nudo l’ipocrisia di un governo che, mentre predicava la democrazia e i diritti umani, li calpestava sistematicamente con programmi di sorveglianza di massa.

Oggi, a quasi dodici anni dalle sue rivelazioni, la questione della sorveglianza è più urgente che mai. La tecnologia ha continuato a evolversi, dando alle agenzie governative e alle Big Tech strumenti sempre più sofisticati per monitorare e controllare. La pubblicazione dei Twitter Files da parte di Elon Musk ha dimostrato come le piattaforme social siano diventate complici di un sistema di censura e manipolazione, in cui le voci dissidenti vengono sistematicamente silenziate. Questo è esattamente il futuro da cui Snowden aveva cercato di metterci in guardia con le sue rivelazioni.

Oltre ad esserne stato egli stesso vittima, il Presidente Trump ha sempre denunciato gli abusi del Deep state e le derive autoritarie di un sistema che utilizza la sicurezza come pretesto per limitare le libertà individuali. In quest’ottica, la grazia a Edward Snowden non sarebbe solo un gesto di giustizia, ma un messaggio al mondo, il modo per dire che la democrazia americana non tollera abusi di potere e che i diritti costituzionali non sono negoziabili. Inoltre, così facendo, Trump invierebbe un segnale forte alle Big Tech e alle agenzie governative su un concetto sacrosanto: la sorveglianza di massa e la censura non saranno mai normalizzate.

Snowden non è un traditore, ma un patriota che ha agito per difendere la Costituzione. Ha sacrificato tutto per avvertire il mondo dei pericoli di un sistema che sta lentamente trasformando le nostre democrazie in regimi autoritari. La sua figura rappresenta una speranza, un monito e un invito all’azione.

Donald Trump ha costruito la sua identità politica sulla lotta contro l’establishment e il pensiero unico. Concedere la grazia a Edward Snowden sarebbe un passo decisivo in questa direzione. Sarebbe un colpo durissimo al Deep state e un segnale tangibile a dimostrazione che, dopo la storica vittoria del 5 novembre, l’America è tornata ad essere il faro di democrazia e libertà di tutto l’Occidente.

Questa è una battaglia che ci riguarda tutti. È una battaglia per la privacy, la libertà di pensiero e la democrazia. Edward Snowden ci ha mostrato il pericolo; ora tocca ad ognuno di noi mettere a frutto il suo insegnamento. Restituirgli la libertà sarebbe non solo un riconoscimento al suo coraggio, ma anche la dimostrazione che l’America è tornata – finalmente – a difendere i valori su cui è stata fondata.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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