“Un’idea di città da far atterrare in un quadrante territoriale tra i più critici dell’intero nostro territorio nazionale. Mi piace pensare che cultura, bellezza, ambiente, benessere, conoscenza, ricerca, sicurezza possano rappresentare una possibile via d’uscita alla depressione che pervade il quadrante est della capitale, quello che per intenderci passa alle cronache come il più povero e malfamato spicchio di Roma, con il più basso tasso di scolarizzazione ma con la più alta percentuale di giovani coppie, dove all’interno delle torri di Tor Bella Monaca hanno stabilito il loro quartier generale 14 clan mafiosi, con lo Stato che fa fatica a difendersi, le istituzioni di prossimità che combattono con tenacia una piccola grande guerra quotidiana per non cedere terreno all’illegalità che prova a diffondersi a macchia d’olio.
La città della conoscenza a Tor Vergata, a maggior ragione oggi che è fallito il proposito di ospitare l’Esposizione universale del 2030, può realizzare, estendendola, la visione di Mommsen e di Sella. Seconda linea guida: è obbligatorio sviluppare, perché legata alla simbologia urbanistica attuale, quella del recupero delle cosiddette Vele di Calatrava, vele senza mare. Ho avuto in passato modo di esprimere il mio giudizio molto critico su quest’opera, dalla scelta iniziale alla fine, quando la trasformazione in un monumento all’incompiutezza mi ha dato ragione. Il sindaco Gualtieri è perfettamente innocente e i suoi predecessori conoscono le mie intemerate, ma oggi dobbiamo farci i conti perché almeno una esiste (anche se a me è venuta spesso la tentazione di andarla a smontare bullone per bullone). La città della Conoscenza e la proficua interazione con l’Agenzia del Demanio guidata sapientemente dalla Dottoressa Dal Verme può trasformare il simbolo del nulla in un’occasione di riscatto urbanistico, architettonico e sociale. Una sapiente operazione di recupero e riuso che mette insieme le citate migliori eccellenza scientifiche del territorio, con l’università e il Policlinico di Tor Vergata a fare da locomotiva. Infine terza linea guida, che per me – anche nella mia funzione di architetto – ha anche un valore affettivo, quello delle periferie. Le periferie sono state al centro di un’iconografia oggi diventata stereotipo da superare.
Dal neorealismo in poi arrivando ai giorni nostri con le serie tv, si è sviluppata una saggistica enciclopedica, libri e ricerche, commissioni d’inchiesta parlamentare sulle condizioni dei reietti; è fiorita una sociologia della povertà, una mappa del degrado, in quanto luoghi per antonomasia dell’abbandono, della violenza, dell’ignoranza, del rifiuto delle regole, dell’assenza dello Stato. Periferie le cui condizioni sociali sono alimentate da un ambiente urbano dominato dalla distopia architettonica del gigantismo edilizio, da quartieri senza piazze e luoghi senza genius e senz’anima. Le periferie, luoghi dell’abitare senza storia, qualora decidessimo di voltarci dall’altra parte, sarebbero destinate a rappresentare nella metafora dantesca, l’inferno. Ma da tempo hanno cambiato registro e sono diventate in potenza il cuore pulsante delle città, destinazione prescelta dove mettere su famiglia prima di fuggire nei paesotti della cinta. Luoghi dove, nel drammatico computo della natalità sotto zero, si formano famiglie, si acquistano case, dove si registra vivacità imprenditoriale e si assiste alla crescita della cittadinanza attiva e della partecipazione. Questo cambiamento ha l’occasione di accelerare la rinascita delle periferie d’Italia, dove vivono oltre 10 milioni di persone divise in 15 città metropolitane. Faccio una chiamata in correo perché intendo sentirmi eticamente e istituzionalmente responsabile di ciò che accadrà alle periferie italiane nel futuro e di quanto potrà prendere forma nella periferia est della Capitale. Sarò disponibile, per intenderci, a lavorare con tutti voi per trasformare un grande problema urbanistico e sociale in una meravigliosa occasione di riscatto”.
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli aprendo il convegno ‘La città della Conoscenza’ presso la sala della Regina di Palazzo Montecitorio al quale sono intervenuti, tra gli altri, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Nicola Franco, presidente del VI municipio di Roma, la prorettrice di Tor Vergata prof.ssa Antonella Canini. Il progetto “Città della Conoscenza” è ideato e promosso dal Dipartimento di Biologia e dal Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università di Roma Tor Vergata e vede la sua centralità nel riuso delle Vele di Calatrava