Più crescita e meno debiti: l’Italia fa bene, le agenzie di rating non possono ignorarlo

Quest’anno, come del resto già è accaduto lo scorso anno, le agenzie di rating hanno confermato la crescita economica dell’Italia. Pur sempre, tuttavia, con la classica moderazione che questi istituti hanno spesso utilizzato nei nostri confronti, stavolta però con poche motivazioni di supporto, tanto che perfino il capo dello Stato Sergio Mattarella ha ben pensato di intervenire in merito, bacchettando le agenzie: “I dati di Bankitalia certificano un balzo del nostro Paese: la posizione netta sull’estero, a giugno di quest’anno, era creditoria per circa 225 miliardi di euro. Una dimensione enorme: il 10,5% del Pil. Irragionevole non venga notato dalle agenzie di rating nel valutare prospettive e affidabilità dell’economia italiana” disse poche settimane fa durante la cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell’Ordine Al Merito del Lavoro ai Cavalieri del Lavoro al Quirinale.

Sono buone le nuove valutazioni fatte a ottobre da Standard and Poor’s, che confermò la tripla B per la nostra Nazione con outlook stabile e parlando “prospettive rosse” per quando riguarda la crescita del Pil. Ficht, allo stesso modo, aveva confermato la tripla B con il passaggio dell’outlook da stabile a positivo. È arrivato, ora, anche il responso di un’altra agenzia statunitense, Moody’s: livello BAA3, crescita del Pil “moderata”. A pesare, secondo l’agenzia, soprattutto la crisi dell’industria e dell’economia tedesca. Sfida “impegnativa”, infine, riuscire a spendere i fondi del Pnrr entro il 2026.

Pil su, debito giù

Ma dalle colonne del Mattino di oggi, arriva un lungo elenco di perché Moody’s e, in generale, tutte le agenzie di rating dovrebbero seguire il monito di Mattarella e proporre una valutazione più fiduciosa sulla nostra economia. In primo luogo perché l’Italia è stata tra le prime economie a rispondere e a riprendersi dalla crisi della pandemia, a partire soprattutto dal 2022. Fatto che inevitabilmente farà apparire la nostra Nazione indietro (anche se di poco) rispetto a economie che stanno conoscendo soltanto adesso, in ritardo, la ripresa post-pandemica. Esaminando, tuttavia, la crescita del Pil 2020-2026 rispetto al 2019, l’Italia è avanti rispetto a grandi potenze come Regno Unito, Giappone, Francia e ovviamente Germania.

Le previsioni della Commissione ci dicono che la crescita nei prossimi due anni è in linea con quella di Francia e Giappone, il Pil pro-capite italiano sarà migliore di quello degli Stati Uniti. Inoltre, l’Italia chiuderà l’anno con un bilancio pubblico primario positivo, e così anche nel 2025 e nel 2026. Staccando di gran lunga le altre potenze del G7, alle prese con disavanzi statali primari non da poco. Il rapporto tra debito pubblico e Pil è sotto controllo e tra i migliori, al momento, in Europa e nel G7. Tutti risultati che pesano, in positivo, sulla nostra economia e sui nostri cittadini: le famiglie sono tornate a respirare, il potere di acquisto è stato garantito anche in presenza di una forte inflazione, che poi ha rallentato. E poi l’occupazione, che ha favorito la crescita dei salari, così come pure il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro nei più disparati comparti.

È un’Italia che, dunque, non ha paura adesso e reagisce con forza a una stagnazione e a un indebitamento crescenti che stanno colpendo le altre grandi potenze mondiali. Non sarebbe un azzardo, da parte delle agenzie di rating, migliorare ancora un po’ le valutazione sulla nostra Nazione.

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