I conti sono presto fatti. Circa 20 miliardi di euro, con il resto di 18,3 miliardi per l’anno nuovo. Il lavoro del governo Meloni in chiave Piano per la ripresa (Pnrr) vale tutto questo per il 2024, un anno per cui la maggioranza e il Paese possono sorridere, e con loro l’Unione europea. Obiettivo dichiarato di Raffaele Fitto, prima che il ministro per la Coesione divenisse commissario europeo, era ottenere il versamento della sesta rata e presentare la richiesta di pagamento della settima. Il primo obiettivo è stato raggiunto il 23 dicembre e, a distanza di una settimana, il 30 dicembre è stata recapitata a Bruxelles la nuova domanda di risorse contenute nel Recovery Fund, il fondo che finanzia il Pnnr, incluso quello tricolore. Missione compiuta, dunque. Il 2024 del governo Meloni, se si dovesse limitare alla delicata e non scontata partita delle riforme e dell’agenda di rilancio post-pandemia concordata con i partner europei, ha certamente due date chiave. La prima è il 12 luglio, giorno di versamento della quinta rata da 11 miliardi di euro. La seconda il 23 dicembre, momento che ha visto l’erogazione di altri 8,7 miliardi di euro e il completamento dei lavori necessari per la sesta rata.
La richiesta di nuovi fondi per i prossimi mesi è comunque riprova del lavoro che a Roma si sta facendo per rispondere alle necessità di fare presto e bene. Palazzo Chigi, nell’annunciare di aver rispettato impegni e programmi, sottolinea come l’Italia sia il primo Paese dell’Ue ad aver ottenuto sei rate del Pnrr alla fine del 2024 e aver chiesto addirittura una settimana rata.
Due verità sono contenute in questa affermazione: la prima è il dato di fatto oggettivo, la veridicità del dato. La seconda verità è che l’Italia è il Paese che più di chiunque altro ha fatto richiesta di soldi europei.
Un totale di 191,5 miliardi di euro tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi). Soldi da utilizzare entro il 2026. Fin qui l’Italia ha ottenuto dall’Unione europea 120,7 miliardi di euro. Di questi, 24 miliardi sono giunti nel 2021 (24 miliardi di prefinanziamento), 42 miliardi nel 2022 (due rate da 21 miliardi ciascuna, il 13 aprile e il 27 settembre), 35 miliardi nel 2023 (rata da 18,5 miliardi il 9 ottobre e rata a 16,5 miliardi il 28 dicembre). Gli ultimi 19,7 miliardi sono il frutto del lavoro del 2024, servito per preparare la strada al prossimo esborso.