Pro-Pal pronti alla “rivolta sociale” di Landini: toni da far west, ma la sinistra non condanna

A quanto pare, l’appello alla “rivolta sociale” lanciato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini non era rivolto soltanto ai lavoratori. Non c’è sinistra che non voglia unirsi con l’unico collante che ancora permette (forse) a dem, progressisti e radicali di unirsi: la lotta a priori contro il Governo Meloni. La sinistra parlamentare ha subito risposto all’invito di Landini, invitandolo a proseguire su questa strada: quella delle indizioni di scioperi generali a cadenza settimanale, per protestare contro una manovra che (al momento dell’annuncio) non era stata ancora discussa con il governo. Allo sciopero si uniranno anche le frange più estreme della sinistra, quelle violente che non hanno paura di celare i loro veri obiettivi: sono quelli che fanno minuti di silenzio per Nasrallah e per Sinwar, che mostrano le bandiere di Hamas e di Hezbollah. I pro-Pal insomma, quelli che chiedono la pace in Palestina spaccando i segnali stradali e distruggendo l’urbanistica delle città italiane, che si accampano nelle università e commemorano il 7 ottobre come l’inizio di una rivoluzione, e non come una strage sanguinaria di innocenti. Basta esempi, ci siamo capiti.

Pronta la protesta per il 30 novembre

I pretesti per scendere in piazza sono tra i più svariati e la causa mediorientale è solo una di questi. “Come organizzazioni palestinesi in Italia chiediamo a tutti i lavoratori e sindacati di scioperare il 29 novembre per fermare il genocidio in Palestina e l’aggressione sionista in Libano. Dobbiamo opporci al crescente militarismo dell’Europa e dell’Italia e alla legge repressiva del Ddl 1660, che mira a soffocare la resistenza alla guerra e allo sfruttamento”. Il messaggio non è così distante da quella “rivolta sociale” annunciata dal segretario della Cgil: “Dobbiamo unirci nell’azione collettiva fino a che non venga fermato il genocidio di un popolo che chiede giustizia e libertà”. La loro manifestazione è annunciata per il 30 novembre, e sembra un’ottima notizia per quei cittadini che non ne possono più di continui disagi specie in fatto di mobilità che, diciamolo, fatica a essere efficiente già normalmente.

Da sinistra, però, quella dei cosiddetti democratici, non è arrivata nessuna condanna. Né una presa di distanza dai manifestanti che utilizzano modalità che non possono affatto conciliarsi con il modello di vita democratica che l’Italia segue da decenni e decenni – sono rimasti indietro nel tempo – e neppure sottolineano che le parole utilizzate sono forse un po’ eccessive, che i toni devono essere abbassati anche e soprattutto in rapporto a un sentimento antisemita di matrice islamica che è crescente e che rischia di riportare problemi che l’Occidente ha superato da anni – la conferma che sono rimasti indietro nel tempo –. Parola d’ordine “resistenza”, la solita. Il comunicato va avanti: “Dalle recenti mobilitazioni, è emerso un fronte unito di lavoratori e studenti per sfidare il sostegno del governo al regime criminale sionista e chiedere giustizia e liberazione per il popolo palestinese. Insieme, rifiutiamo la complicità dell’Italia, della NATO e dei paesi occidentali nelle sofferenze del nostro popolo e siamo solidali con loro nella loro resistenza contro l’imperialismo e l’oppressione quotidiana”. I Giovani Palestinesi, in realtà, hanno anche annunciato un altro sciopero, stavolta studentesco “contro la complicità delle nostre scuole e università con il sionismo”. Nel post pubblicitario, si legge anche “verso lo Sciopero Generale del 29 e la Manifestazione Nazionale del 30 novembre a Roma”.

E mentre la Nazione appare satura e i cittadini stufi di falsi pretesti e di continui disagi, la prova che Landini e compagni vari siano guidati soltanto dall’ideologia arriva dai dati. Non solo perché questo è il Governo che ha offerto maggiori contributi ai lavoratori (che giustamente ora votano in massa a destra), ma anche perché il numero di scioperi indetti sotto il Governo Meloni, quadruplica e quintuplica quelli invece proclamati sotto i precedenti governi. E non ci sembra che prima la situazione fosse tutta rose e fiori. Anzi…

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