Provano a far cadere il governo con le gufate: la sinistra è agli sgoccioli

Ne sono proprio sicuri a sinistra. Sono sicurissimi che il governo guidato da Giorgia Meloni cadrà, che non avrà più vita lunga. Qualcuno ha azzardato anche profetizzare un limite temporale: un anno. Un anno in cui il centrodestra si sgretolerà, che vedrà calare irrimediabilmente i propri consensi. E non si capisce come sia possibile: la maggioranza di governo, allo stato attuale, vive di ottima salute, ha visto crescere i suoi consensi dopo due anni di governo (cosa che capita quasi mai a partiti che fanno parte di un esecutivo). Con riferimento a Fratelli d’Italia, il primo partito della Nazione resta tale da più di due anni, vede aumentare i suoi consensi ormai ininterrottamente, ha raggiunto di nuovo quota 30% secondo i sondaggi, dopo che alle europee ha aumentato di 2 punti percentuali le preferenze ottenute nel settembre del 2022. E poi Giorgia Meloni, una leader di governo che finalmente, dopo quasi un decennio di governi tecnici e inciuci di palazzo, è stata scelta dalle urne e gode per questo della diretta legittimazione dei cittadini. Legittimazione che si estende anche agli atti emanati dal suo esecutivo e dalla maggioranza parlamentare: il Presidente del Consiglio ha saputo incentrare l’indirizzo politico suo e dell’esecutivo di cui è a capo, verso delle materie concrete, verso la risoluzione di problemi veri, di quelli che realmente creano disagi ai cittadini. L’ultimo è la questione delle liste di attesa, sulle quali il governo ha inteso intervenire con un decreto che, già con la sua emanazione, supera il lavoro dei precedenti esecutivi sul tema, che si sono limitati a una negligenza che certo non ha migliorato la situazione.

L’assurda tesi di Cacciari

Non c’è motivo, dunque, per parlare di un governo in crisi e di una maggioranza agli sgoccioli. Ma da sinistra ci provano lo stesso, come nel tentativo di far avverare le proprie sciagurate previsioni al solo parlarne. Massimo Cacciari, opinionista e filosofo intervistato dal Corriere della Sera, sembra proprio sicuro di quello che dice: per lui, “l’opposizione deve tenersi pronta” perché “il Governo può cadere entro l’anno. E potremmo tornare a votare. È evidente a tutti che la Meloni sia molto, ma molto meno forte. Un po’ per le pressioni di pezzi ottusi del suo partito, un po’ per non darla vinta a Salvini, non se l’è sentita di fare un passo coraggioso e votare per il rinnovo della von der Leyen. Il risultato è che Salvini continua ad azzannarla ogni giorno e lei, intanto, è subito diventata assai più debole in Europa”. Ma se per debolezza, si intende la coerenza di aver riconfermato il no alla maggioranza Ursula con il solo obiettivo di voler arrivare a un risultato quanto più favorevole all’interesse italiano, allora la destra può dormire sonni tranquilli. La fallacità della tesi si evince dalle argomentazioni utilizzate a supporto: tra i motivi della possibile caduta del governo, Cacciari cita, ad esempio, un “Pnrr ancora a capocchia” (malgrado i primati ottenuti dall’Italia) e i “casini di ordinaria amministrazione come la Rai” (sulla quale è arrivata la fermissima risposta diretta della premier Meloni).

La grande ammucchiata

Repubblica, invece, per raccontare un governo ormai agli sgoccioli, invoca sulla destra lo spettro delle regionali di autunno. La profezia è questa: la sinistra vincerà 3-0, vincerà insomma in tutte e tre le Regioni. Emilia Romagna, Liguria e Umbria. Dimenticando però alcuni fattori: che l’Emilia Romagna non è mai stata governata, nella sua storia, fin dalla sua costituzione, da altri partiti se non quelli di sinistra, comunisti e post-comunisti; che in Liguria avranno un peso non da poco le vicende giudiziarie gravate sul governatore dimissionario Giovanni Toti, che hanno compromesso (sappiamo con quali modalità…) la sua carriera politica; che in Umbria è pronta la super ammucchiata, simile a quella abruzzese (dove però la sinistra ha stra-perso): dai progressisti ai radicali, dai moderati ai populisti, tutti insieme, privandosi di credibilità e di idee, pur di battere la destra. Renzi e Calenda, Fratoianni e Bonelli, Conte ed Elly: tutta la sinistra fa comunella per raggiungere la poltrona. Ma se i precedenti sono l’Abruzzo e la Basilicata, possiamo già immaginare come potrebbe andare a finire.

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