Si registra un forte imbarazzo in Puglia per l’ennesimo caso che ha messo in difficoltà la Giunta regionale a trazione dem, e in particolare il governatore Michele Emiliano. Lo dice lui stesso, ma al contempo minimizza, parlando dell’inopportunità della scelta della srl dei fratelli per un appalto da 41mila euro da parte del Consiglio regionale: “Credo – ha spiegato – che dal punto di vista formale sia tutto regolare, ma se la potevano risparmiare sia gli uni che gli altri. Mettere in difficoltà il presidente è una cosa che si doveva evitare, sono dispiaciuto ma non è successo nulla di drammatico”. Sembra fare pure la parte della vittima. In parte ha ragione: quell’appalto è regolare e nessuno vieta al Consiglio regionale di non destinare soldi pubblici a una ditta legata al suo governatore persino tramite nomenclatura (Emiliano srl), e nessuno vieta alla suddetta ditta di accettare e ottenere le risorse. Ma il caso mette in difficoltà il dem, specialmente dopo l’ultimissimo caso che lo ha riguardato: parlando di favoritismi e accusando la destra di parentocrazia, ci si è ricordati che Emiliano ha assunto la compagna come sua portavoce da circa 9 anni, dopo aver ricoperto tale incarico anche quando il dem era sindaco di Bari. Anche lì, nulla di irregolare, ma il discorso è sempre lo stesso: era opportuno?
41mila euro per allestire la biblioteca
Dell’appalto, arrivato con delibera del Consiglio lo scorso 28 agosto, non ne sapeva proprio nessuno. Emiliano ha spiegato di non saperne niente e che la notizia gli è giunta così come a noi. Nessuno dalla Regione lo ha avvisato, nessuno dal Consiglio e neppure nessuno dei due fratelli, Alessandro e Simonetta, ha avuto l’ardire di parlare con il governatore, neppure in veste informale, durante un pranzo di famiglia magari. Emiliano nega tutto, nonostante sappiamo quanto la burocrazia amministrativa richieda documenti, protocolli e altre carte per fare qualsiasi cosa. Nel senso che qualche dirigente avrebbe dovuto sapere che l’appalto era destinato proprio agli Emiliano. Potevano accorgersene quantomeno dal nome della società. I lavori richiesti riguardano l’allestimento della biblioteca del palazzo del Consiglio e della zona relax. Soltanto tre ditte sono state invitate alla gara, soltanto una si è presentata: la srl Emiliano. Tra l’altro, il fratello del governatore, Alessandro, non è del tutto estraneo alla politica: è infatti il vicepresidente di “Con”, una lista civica della coalizione che forma la maggioranza pugliese.
E la sinistra tace
Di fronte a questo ennesimo caso, a sinistra tutti tacciono. Tace il Pd, il partito del governatore, e tacciono anche gli alleati del Movimento Cinque Stelle, così attenti a giudicare gli altri come partito “anti-casta” ma capaci di adeguarsi a quella stessa casta quando il problema riguarda uno di loro. Tace anche Bonelli che, immaginando un Emiliano di destra, avrebbe già presentato il suo esposto in Procura. “Mentre i giornali e le trasmissioni di sinistra continuano morbosamente a rimestare pettegolezzi estivi nel vano tentativo di attaccare il governo Meloni, in Regione Puglia sarebbe avvenuto un autentico caso di familismo. Se Emiliano è sincero, ci sta dicendo che non sa come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Dove sono le vestali progressiste della moralità in politica quando gli scandali colpiscono i politici di sinistra?” ha tuonato Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Senato. Dunque, Emiliano non ha fatto esattamente una bella figura: dopo il caso di “affidamento” del sindaco di Bari Decaro al boss locale, dopo gli scandali di compravendita di voti, dopo le soffiate per avvisare i suoi uomini delle prossime indagini giudiziarie, ora un altro grattacapo mette in difficoltà il governatore. Ma quello braccato dalla giustizia, costretto a dimettersi e a patteggiare, era Giovanni Toti, giusto?