Punteggi gonfiati per avere più fondi: il caso dei patronati all’estero che coinvolge anche la Cgil

I patronati all’estero sono veri e propri punti di riferimento per gli italiani all’estero, con le loro funzioni sociali che supportano lavoratori e pensionati. E lo fanno gratuitamente, tramite un accordo tra sindacati e Ministero del Lavoro, con cui questi presidi all’estero vengono finanziati con fondi pubblici. Tuttavia, i fatti sembrano raccontare che questi patronati siano diventati dei veri e propri centri di business, che tramite certi escamotage riescono in qualche modo ad aggirare il sistema e a ricevere maggiori finanziamenti dallo Stato: la denuncia arriva direttamente da Massimo Giletti con il suo programma “Lo stato delle cose” che andrà domani in onda su Rai3 e che rivelerà tutto tramite in un’inchiesta.

Gli escamotage per avere più fondi

 Nel dettaglio, la legge italiana prevede che le sedi dei patronati all’estero vengano finanziati con una parte dei contributi previdenziali, lo 0,199% che equivale in realtà a milioni di euro all’anno. I fondi vengono erogati sulla base di punti che il patronato ottiene se vengono espletate le pratiche: più pratiche vengono espletate, più fondi si ricevono. Ed ecco, appunto, il modo per raggirare il sistema e ricevere più risorse, magari attraverso il meccanismo della “doppia statisticazione“: un cittadino che si reca due volte, magari nel giro di un largo lasso di tempo, viene schedato due volte anche se ha soltanto richiesto degli aggiornamenti per la sua pratica. Viene descritto come un sistema che tutti conoscono ma che nessuno ha mai voluto cambiare, anche e soprattutto perché già nel 2016 il Comitato per le questioni degli italiani all’estero aveva denunciato in Parlamento le irregolarità di alcuni patronati, ma nessuno ha mai inteso alzare la voce e tutto è tornato come prima. I controlli sono pochi ed è difficile riuscire a reperire le informazioni delle tantissime sedi operative all’estero. In effetti, la relazione del Comitato dice che “solamente negli anni e nelle sedi dove c’è stata un’ispezione, c’è stata una riduzione, a volte consistente, del punteggio“. Ma per il resto dei casi, poco o nulla.

I pensionati temono ritorsioni

Al centro del servizio de “Lo stato delle cose” c’è la Cgil e il suo patronato Inca a New York. Probabilmente ci sarà in studio anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che è stato invitato da Giletti per replicare. La Verità ha riportato il commento di Alessio Lasta, che ha curato l’inchiesta: “Coloro che” lavorano nei patronati, “sono stimolati a realizzare più pratiche possibili. Nelle interviste ci hanno chiesto di non comparire, forse per timore di ritorsioni. Anche i pensionati hanno paura a denunciare la situazione al consolato, perché sanno di rischiare di essere abbandonati e di non aver più accesso ai servizi“. Tutto documentato: “A sostegno di quanto ci hanno raccontato mostreremo ricevute da centinaia di dollari per pratiche che invece dovrebbero essere gratis”. I controlli non sono sufficienti: “Se gli ispettori scoprono alcune irregolarità scatta la decurtazione del finanziamento, ma la perdita è ampiamente compensata dai guadagni degli anni precedenti“.

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