Marinella Soldi è la presidente della Rai. Ricopre un ruolo mai banale, soprattutto se al governo c’è la destra: in questi casi, infatti, il suo lavoro si sposta continuamente dal gestire la prima e la più complessa azienda televisiva italiana al doversi difendere davanti alle accuse mosse dalla sinistra, sempre pronta a puntare il dito contro gli avversari con ogni mezzo utile. In questo caso, declinando il pericolo totalitario nel campo dell’informazione, lamentando una presunta censura, una presunta violazione della libertà d’espressione, andando anche a scapito dei tanti giornalisti Rai, di fatto accusati senza contegno di essere “servi” del potere di turno. Una colpa, ovviamente, solo quando è la destra a governare.
Crolla la narrazione dem
Marinella Soldi ha dovuto rispondere alle accuse di censura mosse dalla sinistra, in prima linea dal Partito Democratico, davanti alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, riunitasi ieri mattina a Palazzo San Macuto. Ma, purtroppo per i dem, quella che doveva essere l’occasione giusta per spiattellare al mondo intero il comportamento lesivo del governo, il suo intento di riportare in auge un regime morto e sepolto da ottanta anni, di voler ricostruire quella censura tipica dei regimi totalitari, si è rivelata come l’ennesima figuraccia della sinistra, il pretesto perfetto per smontare una volta per tutte la narrazione totalmente distorta del PD. “Sul caso Antonio Scurati non c’è stato alcun intento censorio da parte dei vertici di viale Mazzini”. Game, set and match, partita chiusa, batosta per la sinistra, che aveva sperato in una buona novella. Non che un governo censorio della libera informazione sia una buona notizia. Anzi, tutt’altro, ma si sa che i compagni, da quando c’è la Meloni a Palazzo Chigi, augurano sempre il peggio agli italiani, per avere qualcosa su cui criticare il governo. Ma, ancora purtroppo per loro, non hanno mai la possibilità di farlo se non inventando.
Poteva essere gestita meglio
La batosta si fa più forte dal momento che la Soldi non è certo una di destra. Non è una politica di sinistra, questo no, ma è una che sta comoda da quelle parti. La presidente Rai è stata chiara: “Da un punto di vista di reputazione e di danno all’azienda si doveva agire in maniera unitaria. La policy è stata violata. Il danno alla Rai viene da come è stata gestita questa vicenda da un punto di vista sostanziale e di comunicazione”. In pratica, il caso Scurati non meritava tutto questo clamore mediatico, non meritava di diventare un fatto di cronaca, poteva essere gestito meglio e chiuso prima. E la Bortone, conduttrice del programma, Chesarà, dove Scurati avrebbe dovuto apparire, poteva pensarci due volte prima di leggere il monologo dello scrittore, la solita cantilena che unisce antifascismo e “anti-melonismo” data in pasto alle élite radical-chic come regalino per il 25 aprile.
Il PD non si ferma davanti le evidenze
Ma il PD non poteva accontentarsi della buona notizia, quella sull’inesistenza di censura in Rai, proclamata dalla presidente. I dem hanno continuato a parlare di censura, in Commissione, davanti alla Soldi che aveva appena smentito, e sui propri canali di informazione: “La presidente Soldi – hanno fatto sapere – ha perso un’occasione per dimostrare alla commissione di vigilanza Rai di aver svolto il proprio incarico con equilibrio e garanzia; adesso non si stupisca se in tanti si stanno domandando quali pressioni ha ricevuto in queste settimane, da chi e per quali ragioni?”. Accuse gravi, parole che mettono in dubbio la professionalità della presidente Rai. Ma il dado è tratto, la Soldi ha parlato: “Io non ho visto intenti censori da parte del vertice, la censura è una parola bruttissima”. Sic est et sic manet. Opposta la reazione della maggioranza: “Dopo l’audizione della presidente della Rai Marinella Soldi – ha fatto sapere Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai – mi auguro che da sinistra si smetta di parlare di censura ad Antonio Scurati, e piuttosto ci si concentri su temi più importanti e significativi per gli italiani. Le parole della presidente sono state chiarissime nel dire che l’Azienda non ha pensato di coartare la libertà di pensiero ed espressione dello scrittore Scurati. Sono piuttosto ragioni di opportunità ed economiche che hanno impedito il suo intervento alla trasmissione di Serena Bortone. È l’ennesima fake news certificata della sinistra sulla Rai, peraltro smentita in un’audizione richiesta proprio dai loro rappresentanti. Della serie – ha concluso – non c’è mai limite al peggio”.