Vista la quantità è diventato impossibile contare le truffe perpetrate attraverso l’utilizzo fraudolento del reddito di cittadinanza. L’ultima frode è stata scoperta nella provincia di Pesaro e Urbino: 37 persone sono state accusate di aver percepito indebitamente il sussidio per un totale di oltre 200mila euro. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza in sinergia con l’Inps hanno consentito di bloccare ulteriori 46mila euro indebitamente richiesti. Tra le irregolarità contestate vi sono l’omessa indicazione di condanne a carico del beneficiario o di un componente del nucleo familiare per reati ostativi alla concessione del sostegno economico (ad esempio, il beneficiario non dichiarava una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti relativa ad un proprio familiare), l’omessa comunicazione dello stato detentivo di un beneficiario, il mancato possesso del requisito della residenza sul territorio dello Stato da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in forma continuativa del beneficiario, l’omessa indicazione di familiari conviventi, con la finalità di escludere i redditi da questi percepiti che avrebbero precluso l’accesso al beneficio, l’inserimento di componenti, non appartenenti di fatto al nucleo familiare, al fine di percepire il contributo, o incrementarne l’importo, sulla base del meccanismo della “scala di equivalenza”, indicazione fittizia di contratti di locazione dell’immobile di residenza, omessa indicazione dello stato occupazionale del beneficiario o di familiari. “Un grande ringraziamento va agli uomini e alle donne del comando provinciale della Guardia di finanza di Pesaro e Urbino, guidati con competenza dal colonnello Paolo Brucato. Purtroppo, il reddito di cittadinanza continua a lasciare strascichi negativi”, afferma il deputato di Fratelli d’Italia, Antonio Baldelli.
Al partito di Conte non bastava aver scassato i conti pubblici con il Superbonus, ci ha aggiunto il carico con il reddito di cittadinanza, misura sulla carta lodevole ma che in realtà si è trasformata in un incubo per le casse dello Stato. I mancati controlli preventivi e le auto dichiarazioni fittizie hanno fatto sì che beneficiassero del sussidio mafiosi, finti nullatenenti, usurai e extracomunitari che lo hanno ricevuto avendo richiesto il codice fiscale poco prima della presentazione della domanda e nonostante non risiedessero in Italia da almeno 10 anni. La Corte dei Conti ha accertato, nel suo rapporto annuale, che la metà delle persone che hanno ottenuto il reddito non ne avevano i requisiti. Norma scritta male e gestita peggio che ha portato ad un danno di 1,7 miliardi di euro. Altro che “abolire la povertà”, la misura ha portato i soliti furbetti ad arricchirsi ed ha messo in ginocchio il mercato del lavoro, ripartito, guarda caso, con il governo Meloni che ha tolto il reddito di cittadinanza e ha favorito la ricerca di impiego per gli ex percettori. Difatti, il tasso di occupazione non è mai stato così alto, con un aumento anche dei contratti a tempo indeterminato e la disoccupazione è ai minimi dal 2008. In conclusione il reddito di cittadinanza era una mancetta elettorale buona per accaparrarsi quanti più voti possibili.