Salario minimo, l’Avvocato generale della Corte Ue: “Annullare la direttiva”. Doccia fredda per la sinistra

Una doccia fredda per Schlein, Landini, Conte e chiunque aveva proposto, in questi mesi, il salario minimo, con quella faccia tosta, tipica a sinistra, di chi ha sostanzialmente ignorato il tema quando era al governo. L’unica speranza dietro cui si barricavano progressisti e compagni, era la direttiva dell’Unione europea che apriva a questo tipo di retribuzione. Smontata anche questa, non completamente però: ieri, infatti, è arrivato il parere contrario da parte dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Nicholas Emilou. Per lui, infatti, la retribuzione non è una materia Ue, ma rientra nelle competenze nazionali degli Stati membri. Il suo parere non è vincolante per la Corte di Giustizia, che però in passato non si è quasi mai discostata da ciò che esprimeva la figura dell’Avvocato Generale. Tra l’altro, numerosi esperti avevano già sollevato i loro dubbi circa il contenuto della direttiva.

Una sconfitta per la sinistra

Una sconfitta, dunque, che si pone su due diversi fronti. Il primo è quello economico: il salario minimo, con il fine di alzare gli stipendi di chi guadagna poco, rischierebbe soltanto di abbassare quelli di chi guadagna di più. Non solo ai paperoni, ma anche a chi gode di un salario che è di poco sopra alla soglia dei 9 euro l’ora richiesti dalla sinistra. “Il timore è che il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori” sintetizzava proprio Giorgia Meloni in una lettera al Corriere della Sera. E anche per questo il governo, piuttosto che basarsi sul salario minimo, ha sempre puntato alla contrattazione collettiva, tramite la quale possono essere garantiti salari crescenti. E sicuramente non dovrebbero esserci lamentele da parte di sindacati che sottoscrivono contratti a 5 euro l’ora. Ma come la formica, che trasporta oggetti anche 5/6 volte il suo peso non sapendo che un essere vivente comune non potrebbe sopportarlo, anche alcuni sindacati si riducono in un’ipocrisia come pochi altri riuscirebbero a fare.

Le possibili ripercussioni

Comunque, la sconfitta per la sinistra è anche in materia di diritto: l’Europa semplicemente non è competente. E gli appelli al “ce lo chiede l’Europa” che hanno accompagnato le varie iniziative di questi mesi, dagli scioperi alle raccolte firme, sono caduti miseramente nel vuoto, invecchiati malissimo dopo la decisione dell’Avvocato generale. Inoltre, la sentenza della Corte di Lussemburgo, se quest’ultima deciderà di seguire le indicazioni di Emilou, potrebbe produrre ulteriori ripercussioni, in un certo senso inaspettate. Potrebbe succedere, infatti, che ci sia un ridimensionamento delle competenze dell’Unione europea. Il che somiglia tanto a ciò che il centrodestra, e in particolare Fratelli d’Italia, chiede da tempo: l’Europa non dovrebbe intromettersi in questioni di interesse nazionale perché finirebbe pian piano – come di fatto, alla fine dei conti, è successo – per entrare nelle case dei singoli cittadini, legiferando minuziosamente su materie di scarso interesse ma mancando del tutto i grandi temi internazionali. Come dire, un gigante burocratico in casa e un omuncolo al di fuori dei confini. Forte con i deboli e debole con i forti. Questa storia potrebbe finire presto.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.