Tutto cominciò qualche mese dopo l’insediamento della sindaca di Roma in Campidoglio e dopo che in campagna elettorale Virginia Raggi si era affannata ad annunciare che nel suo programma per la Capitale si prevedeva, tra l’altro, il “superamento” dei campi rom, qualsiasi cosa “superamento” volesse intendere. Poi, però, i romani non videro significativi cambiamenti in proposito, anzi. Nei primi 100 giorni del governo 5stelle al Comune di Roma, venne indetto un bando di gara per aprire un nuovo campo. Non solo, un altro bando di gara venne indetto per stanziare i soldi atti alla gestione dei sei campi ancora attivi in città, con le stesse misure già bocciate dal Tar, mentre i soldi per l’applicazione della Strategia di Inclusione restavano nel cassetto, circa 4,4 milioni di euro provenienti dai fondi europei. Il tutto mentre – lo racconta lo stesso blog di Beppe Grillo – veniva Istituito un “tavolo per l’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti, nel rispetto della relativa strategia nazionale che prevede di arrivare al superamento progressivo dei campi nomadi presenti nella Capitale”.
In pratica, Virginia decise di riattivare il flusso economico nei confronti della gestione dei campi rom, con uno stanziamento di 12 milioni di euro, dopo che la precedente amministrazione aveva bloccato qualsiasi finanziamento di questo tipo perché, tra l’altro, l’Associazione 21 Luglio aveva analizzato e poi raccontato come il “sistema campi” non funzionasse, conclusione ripresa poi dalla Procura di Roma che nella questione aveva individuato uno dei filoni principali dell’indagine Mafia Capitale. Per tutta risposta, nello stesso periodo venne aperto dal Comune un altro bando di oltre 6 milioni di euro per la gestione di 6 baraccopoli istituzionali, meglio note come “i villaggi”. Insomma, niente male come superamento. Ma facciamo un passo avanti…
Nel corso del tempo, i campi rimangono dove sono, nel loro degrado che, se possibile, aumenta anche. Arriva così il 2017 e si ricomincia a parlare del famoso “superamento”, e arriva il “piano” del Campidoglio per attuarlo. Virginia, che nel frattempo non gode più dello stesso favore popolare che la circondava all’atto dell’elezione e del primo periodo del mandato, si presenta al pubblico con una dichiarazione roboante come ama fare, e dice: “Possiamo annunciare in maniera molto netta che finalmente a Roma saranno superati i campi“. Ci siamo, pensano i romani, che però si chiedono cosa ha immaginato la sindaca per riuscire in così complesso intento. La risposta non si fa attendere e non solleva, ahimè, l’animo dei cittadini. Laura Baldassarre, assessore o, forse, assessora al sociale, fa sapere che è stato stabilito un “contributo per l’affitto”, e che i primi a goderne saranno i sinti e camminanti dei campi di La Barbuta e Monachina.
In pratica, per convincere i rom a mollare le baracche, verrà loro concesso un bonus di 800euro mensili, o somma adeguata e inversamente proporzionale al reddito netto dei rom stessi: maggiore per chi ha meno e minore per chi ha di più. A detta della Baldassare, dunque, nessun trattamento speciale rispetto agli altri cittadini, anche se non ci sembra che ricevano stesso contributo mensile tutti i romani che non hanno una casa…
Procediamo. Nello stesso Piano Rom, la sindaca di Roma decide che oltre a fornire una casa, bisogna anche aiutare questi sfortunati affinché prendano in considerazione l’originale idea di lavorare. E così, come era già accaduto per il bonus affitto, sempre per i rom della Barbuta e della Monachina, viene istituito il servizio di “mental coach”. Cioè, chiederà qualcuno? Beh, una sorta di psicologo non necessariamente laureato, ma individuato dal Comune di Roma non si sa bene su quali basi, che ha il non semplice obiettivo di motivare i nomadi affinché si cerchino un lavoro. Recita il capitolato della gara. “i mentoring and personal coaches si occuperanno di fornire il supporto adeguato in termini di strumenti e competenze per le prime fasi di avvio delle iniziative imprenditoriali aiutando gli ideatori a fare le scelte giuste in ordine ai processi lavorativi e strategici“. E se ancora non basta, sono previsti anche i “talent management” e “personal development programs“, per aiutare le doti comunicative e relazionali. E ci fermiamo qui, ma ci sarebbe ancora da dire al riguardo, facendo solo presente che detto “Piano rom” costa alle casse del Campidoglio 3,8 ml di euro.
Arriviamo ad oggi, ed ecco l’ultima notizia che arriva dal Campidoglio sulla questione rom. Il Comune lancia un “esperimento” sempre attraverso l’assessora Laura Baldassarre che ci dice: “Stiamo attivando tutti gli strumenti possibili, compreso un contributo da 5mila euro per chi apre un’attività. Si tratta di accompagnamento al lavoro attraverso i centri di orientamento, una misura che abbiamo approvato un anno fa e che intendiamo potenziare”, e aggiunge: “Tra la ruspa del ministro Matteo Salvini e il mantenimento dello status quo, che sembra spinto da un certo mondo dell’associazionismo compreso quello cattolico, esiste una terza via sulla questione rom: ed è la strada che stiamo percorrendo. Legalità e anche inclusione nella società”.
A noi, più che altro, sembra la solita distribuzione di denaro a fondo perduto. Soldi che si perderanno nel nulla come tutti gli altri, senza che niente sia cambiato. O forse no. Qualcosa cambierà. I rom avranno un’altra santa protettrice: Virginia Raggi.