“Si possono avere grandi progetti ma fa la differenza avere un’Unione europea che ti rema contro o un’Unione europea che ti dà una mano. L’Unione europea, che a noi piaccia o no, si occuperà di moltissime cose nei prossimi anni, molte cose che ci riguardano da vicino. E come lo farà, dipende da come i cittadini votano”. Così si è espressa Giorgia Meloni al Tg5 sull’importanza del voto di oggi e di domani per il rinnovo del Parlamento europeo. Un Parlamento molte volte percepito distante da noi, a Bruxelles, a migliaia di chilometri da Roma. Così distante soltanto perché negli ultimi anni è stato voluto così, complice anche il disinteresse generale nutrito verso le politiche europee. Si è formata così una classe dirigente di burocrati, di banchieri, di chi favoriva interessi lontani da quelli del popolo.
Interessi lontani dal popolo e diktat dall’alto
E così, in un modo o nell’altro, ciò che poteva essere speso, in termini di energie e in termini economici, in favore delle reali esigenze dei popoli europei, della loro economia e della società in cui vivono, si è preferito piuttosto dare man forte a interessi esterni, talvolta anche “extra-comunitari”. Come la questione della carne sintetica e dei cibi prodotti in laboratorio: a fronte di un comparto agroalimentare storicamente sviluppato come quello italiano, e in generale quello europeo, l’Unione europea ha inteso favorire la produzione di cibi e bevande in laboratori, già in sviluppo in aree del mondo lontane dalla nostra (il Sud-est asiatico per esempio, o anche in alcune zone degli States: in zone, insomma, dove non si ha una cultura culinaria come la nostra). O anche come nel caso della questione ecologista. Una deriva ideologica con pochi precedenti: l’attuale Commissione europea vorrebbe la nostra società totalmente adattata a diktat provenienti dall’alto. E che questi diktat siano a favore di altri interessi, è lampante: è il caso dello stop alla produzione di automobili con motore a scoppio dal 2035, una decisione che ammazzerà (se le cose non cambieranno) un comparto fondamentale, e anche in questo caso storico, della nostra economica come l’azienda automobilistica, in favore invece di macchine elettriche di importazione cinese. In favore, dunque, dell’economia cinese e del suo regime comunista. Senza considerare l’ipocrisia riguardo come verrà prodotta l’energia che alimenterà queste macchine “green” e sul metodo di smaltimento delle loro batterie, ancora un tabù.
Decidono le persone, e non le lobby
Sono solo due piccoli esempi di come fare la scelta giusta dietro le cabine, a partire da oggi alle 15 fino a domani alle ore 23, sia fondamentale per il futuro non solo dell’Europa, ma anche dell’Italia. Anche la più piccola cittadina ne sarà intaccata, anche la più distante dalle sedi di Bruxelles e Strasburgo subirà inevitabilmente le scelte dei burocrati europei, come è successo finora. Ora la questione è la seguente, la scelta è fra due modelli opposti di Europa: da un lato, quella poc’anzi descritta, delle derive green e dei grandi interessi protetti con gli affanni dei cittadini; dall’altro, quella dei conservatori, che difendono le esigenze dei popoli europei, che vogliono trasformare l’Europa da un manipolo di burocrati a una Confederazione di Stati-Nazione, ognuno con la propria sovranità, nel rispetto del principio di sovranità. L’Europa che interviene soltanto quando ce ne sarà bisogna, qualora potrà fare meglio ciò che i singoli Stati membri non riusciranno a fare. Andare a votare (e votare bene) è per questo un passaggio obbligato per poter continuare a cambiare quel sistema malsano costruito da anni di governi di sinistra. “Vogliamo – ha scritto questa mattina Giorgia Meloni sul Giornale – un’Europa dove siano i cittadini a decidere, non oscuri burocrati e grandi lobby. E che faccia gli interessi dei cittadini e dei popoli”. Infine il monito: “Andate a votare, non lasciate che siano altri a decidere per voi”.