Una semplice indiscrezione, lanciata stamattina dal Giornale. Un’indiscrezione di una piccola ipotesi, che naviga tra il Nazareno e la mente della segretaria Elly Schlein. E l’indiscrezione è: Cecilia Sala sindaco di Milano. O meglio, candidata a sindaco per il centrosinistra. Sembra essere lei, la giornalista imprigionata in Iran e liberata dal Governo Meloni, la pedina da utilizzare per – ironia della sorte – il dopo Sala, Beppe. A quanto pare, per coprire ciò che non è andato in cinque anni di amministrazione dem, Schlein starebbe pensando di utilizzare un volto noto per riconciliare il centrosinistra, che non può permettersi di perdere anche una città come Milano. E lì a Milano la sinistra vacilla, con i tanti erroracci commessi da Beppe Sala, specialmente in questo ultimo periodo: la minimizzazione a oltranza dello stato di insicurezza di alcuni quartieri della periferia meneghina o aver detto che sul caso Ramy, i carabinieri “hanno sbagliato” a protrarre un inseguimento per venti minuti in pieno centro urbano. Come se agli agenti piacesse rischiare la vita per inseguire un motorino in piena notte.
Ma torniamo all’indiscrezione. A quanto pare, al di là dei complimenti fatti al Governo per la liberazione della Sala dal carcere di Evin (alcuni a sinistra hanno generalizzato sui meriti, riconoscendoli solo a “chi ha lavorato per la sua scarcerazione”), il Pd vorrebbe tentare di “portare” a sinistra una pedina che, parlando nell’ottica dell’“o io o tu” che usano di solito i progressisti, è stata conquistata dalla destra. Senza sapere che la liberazione di Cecilia Sala da Teheran rientra in quell’impegno che ogni governo dovrebbe assumersi, e che il Governo Meloni si è certamente assunto, nella protezione di una cittadina, al di là dell’ideologia dì appartenenza. Ma nell’ideologia, i dem ci sguazzano.
Forse, la stizza della sinistra nella liberazione della Sala da parte del governo è stata forte soprattutto perché per giorni, mentre gli organi diplomatici lavoravano nel silenzio che si è soliti usare in casi simili ma soprattutto nel riserbo chiesto dalla famiglia, i progressisti sono andati nei migliori salotti televisivi a criticare il governo per il suo presunto immobilismo. Una stizza che poi rientra in quell’ipocrisia tutta sinistra: il paradosso è stato sperare che la Sala non venisse liberata, o almeno non così in fretta.
Ovviamente si tratta soltanto di una piccola indiscrezione. Una di quelle che volevano, ad esempio, Ilaria Salis candidata con il Pd. Poi la maestra finì tra i banchi di Avs, più per le proteste dei dem che per merito di Bonelli e Fratoianni. Una notizia che comunque, se confermata, andrebbe a rafforzare quella ossessione che la sinistra nutre per Giorgia Meloni. Elly Schlein nasceva per essere non a caso l’anti-Meloni, ma di successi neanche l’ombra. Restano così solo i disperati tentativi tipici di chi non ha più nulla da perdere.