Hanno fatto scalpore negli ultimi tempi, gli eventi che riguardano l’odierna situazione nella regione mediorientale, specialmente dopo l’omicidio del Capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuto ieri presso Teheran per mano di Israele. Ora la situazione si fa sempre più complessa, non c’è da stupirsi se buona parte dei paesi occidentali dovesse prepararsi per assistere ad un conflitto che metterebbe in ginocchio un intero continente. Lo stesso Governo italiano ha deciso di prendere chiare e nette posizioni in merito, perché una simile problematica non può essere svilita come se fosse una semplice “partitella di calcio”: servirà dunque un approccio sistematicamente corretto per affrontare la crisi e dare un supporto concreto laddove possibile.
Il Ministro della difesa italiana, Guido Crosetto, alla Camera dei Deputati, ha parlato della sua preoccupazione per i nostri 1200 militari presenti in Libano, rimarcando l’importanza delle forze dell’UNIFIL sul posto, perché queste potrebbero essere una garanzia di pace, essendo registrate come truppe ONU. Il pensiero di Crosetto è rivolto a tutti i soldati italiani che – come ha precisato il Ministro – non sarebbero più a rischio come una volta, ma il pericolo di un coinvolgimento attualmente rimane del tutto possibile e deprecabile. Intuizione su cui c’è ben poco da sindacare, stando anche all’ultimo raid israeliano a Beirut 2 giorni fa, in cui sarebbe stato ucciso il secondo in Capo di Hezbollah, Fuad Shukr. A questo punto i timori del Ministro risultano più che legittimi e altrettanto fondati: di conseguenza sembra che di qui in avanti, l’unica strada percorribile sia quella diplomatica, con l’obiettivo di affievolire le prime scintille di una guerra gigantesca.
Già da Maggio, lo stesso Guido Crosetto aveva dichiarato a Maggio, che le azioni dello Stato ebraico, poiché troppo veementi su Rafah, avrebbero rischiato di scatenare un odio recondito che addirittura rischierebbe di ripercuotersi anche sui propri discendenti. Lo stesso vale per quanto riguarda le posizioni decisamente integraliste di alcuni esponenti del Governo ebraico, falchi fin troppo aggressivi secondo il Ministro della difesa italiano. Una premonizione che di rischia di avverarsi, soprattutto dopo le ostilità con Iran e Yemen, un altro stato contro e per lo Stato ebraico sarà difficile gestire una situazione così ampia.
Anche la visione di Antonio Tajani, Ministro degli esteri italiano, sembra essere praticamente sulla stessa linea di Crosetto: anch’egli preoccupato per la tensione tra Israele e Libano, ha condannato gli attacchi sui civili uccisi a causa di un missile.
E’ bene che nonostante gli antagonisti antifa’ nelle piazze continuino ad additare Giorgia Meloni come un vero e proprio nemico, si ricordino che l’iniziativa di Food For Gaza è stata firmata anche dal Governo italiano, il quale non è affatto contro il riconoscimento dello Stato palestinese. Sarebbe ora di smetterla con queste fandonie, le quali non fanno altro che alimentare odio all’interno del paese e disinformazione a scapito di chi vorrebbe veramente impegnarsi nelle relazioni internazionali pacifiche. Ovvio che tutte queste distorsioni mediatiche facciano gioco all’opposizione, che in questi anni tutto ha fatto meno che scongiurare crisi belliche di questo tipo.
Speriamo che almeno stavolta qualcuno abbia l’intenzione di costituire un racconto costruttivo e reale, senza quella faziosità che fa gioco a qualche detrattore o semplicemente per sabotare chi la pensa diversamente: qua ancora c’è qualcuno che non capisce quanto sia serio l’argomento “Guerra”, evidentemente abituato a vivere agiatamente e senza problemi di alcun genere. Non è così per tutti, c’ è chi come i civili palestinesi, vive in condizioni sanitarie orribili, fuori da ogni normalità. Lo stesso vale per gli ostaggi che Hamas avrebbe sequestrato dopo gli attacchi del 7 ottobre, perché a causa dei mancati compromessi tra Israele e l’Organizzazione islamista – complici anche egoismo ed egocentrismo da ambedue le parti -, molti di loro ancora non sarebbero ancora tornati a casa.
Ecco perché l’Italia avrebbe deciso di schierarsi completamente dalla parte del dialogo e del monitoraggio, senza prendere alcuna decisione avventata. Garantire l’incolumità dei nostri soldati e l’ausilio verso le popolazioni civili, deve rimanere una delle priorità del nostro paese.