Ucciso il Leader politico di Hamas a Teheran: quali conseguenze per la regione mediorientale?

L’uccisione di Ismail Haniyeh, da parte d’Israele stamattina con un attacco balistico a Teheran , ha scatenato uno scalpore mediatico in tutto il mondo. Ora il futuro del mondo arabo potrebbe diventare sempre meno sicuro, così come quello dello Stato ebraico. Un attacco diretto in Iran potrebbe scatenare una reazione a catena di eventi terrificanti, un conflitto bellico di proporzioni assurde in un’epoca già di per sé annientata da una moltitudine di eventi negativi.

L’America si è chiamata fuori: lo stesso Segretario di Stato, Tony Blinken, ha assicurato che gli USA non siano stati né coinvolti né avvisati del piano israeliano per annientare uno dei capi di Hamas. Blinken ha inoltre precisato quanto la tregua a Gaza sia prioritaria in un momento storico come questo, ovviamente una convinzione dettata dal corso degli eventi che vedono un disastro umanitario in territorio palestinese ed un rischio gigantesco per Israele, la quale è ormai bersaglio di attacchi da parte di moltissimi paesi circostanti. Le prime aggressioni di Houthi ed Iran, così come le risposte seguenti,  non escludono un incremento  ancor più forte delle ostilità nel corso del tempo.

Il Cremlino ha dichiarato che l’uccisione di Haniyeh sia un ostacolo per la pace, chissà come fanno i suoi portavoce a parlare di guerra in casa d’altri visto il disastro che stanno combinando in Ucraina. Non c’è tuttavia da stupirsi nella totalità del caso, che Putin non sia un santo è stato già messo in conto, così come la sua mancata coerenza su vasta scala. L’occasione è stata colta anche dallo stesso Recep Erdogan, il quale già nei giorni scorsi ha dichiarato la possibilità di un attacco nei confronti di  Israele, per condannare quella che a detta sua sarebbe considerabile come una barbarie di stampo sionista.

Nel frattempo l’Iran e Hamas hanno dichiarato che a causa dell’attacco israeliano ci saranno fortissime conseguenze in tutta la regione: questo può voler dire che l’estensione del conflitto potrebbe ormai diventare inevitabile a ragione del nuovo attacco. Certamente Hamas troverà un rimpiazzo, forse accordandosi persino con l’Iran che a quanto pare sembra aver dato asilo politico ad Haniyeh, il quale si trovava nella capitale. Lo stesso Ayatollah Khamenei ha parlato di una punizione severa per lo Stato ebraico dopo la morte del Leader politico di Hamas, mentre da Israele non sono arrivate nette assunzioni di responsabilità, se non qualche affermazione del Ministro della difesa Gallant, il quale parla di preparazione per qualsiasi evenienza. 

Attriti di questo genere non hanno alcun significato positivo, anzi il rischio è quello di una Guerra calda non estinguibile con un trattato di pace. Ci sono forti dubbi che un cessate il fuoco a Gaza in questo momento possa riparare l’inimicizia tra Israele e gli altri Stati arabi, soprattutto dopo gli innumerevoli e reciproci raid.

Quel che stupisce di più, in tutta questa vicenda, è il passato dello stesso Ismail Haniyeh: costui è stato Primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007, poi Capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017 ed infine avrebbe aderito all’organizzazione terroristica di Hamas nel 2017. Chissà cosa deve averlo spinto a fare una scelta così radicale e per quali assurde ragioni. Possibile che questo attacco nei suoi confronti sia stato ben premeditato, magari dallo stesso Mossad, uno dei Servizi segreti maggiormente conosciuti e all’avanguardia in tutto il mondo.

I retroscena sono a dir poco curiosi, ma di alcuni non restano tracce decifrabili e conseguentemente diventa sempre più difficile ricostruire il corso degli eventi.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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