Lo avevamo anticipato su questo giornale nei giorni scorsi: il fatto che metà della politica italiana e gran part dell’intellettualismo nostrano gridino alla dittatura dopo il presunto (anzi, il falso) bavaglio governativo ad Antonio Scurati, ha implicazioni fortissime sulle reputazione di cui gode l’Italia all’estero, rischiando di mandare all’aria (o almeno così vorrebbe i detrattori, riprendendo una citazione canforiana “anti-italiani nell’animo”) tutti gli sforzi diplomatici compiuti dall’attuale governo e dalla premier in persona Giorgia Meloni per superare quell’imbarazzate immagine creata nell’immaginario comune europeo nella quale l’Italia era costantemente il fanalino di coda tra gli Stati membri a causa delle sue scarse leadership precedenti. Un rischio non di poco conto, soprattutto a ridosso delle prossime elezioni, le più importanti forse dell’intera storia comunitaria, quelle che potrebbe sancire la prima vera svolta a destra delle Istituzioni europee. E se quello della reputazione estera non fosse solo una conseguenza di tutto il teatrino montato dalla sinistra in Rai, ma addirittura il suo fine ultimo?
Le derive totalitarie sempre prima delle elezioni
Regge tutto: la destra europea, capitanata da Fratelli d’Italia e dal presidente del gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei Giorgia Meloni, si prepara a governare e allora, per correre ai ripari, per il mantenimento di quel potere (e di quelle poltrone) tanto care alla sinistra – le ultime rimaste, visto che in Italia già ne ha perse parecchie da quasi due anni – i progressisti tentano il tutto per tutto montando il caso sulla classica deriva fascista. Quella che torna a spaventare, guarda caso, sempre poco prima di una tornata elettorale. Regionale, nazionale o comunitaria che sia.
Sta di fatto che la sinistra ci prova a denigrare la reputazione italiana e del Governo Meloni all’estero. E lo ha fatto tramite Scurati, che a Repubblica ha rilasciato un’intervista poi ripresa dalla stampa internazionale tramite il network Lena in cui il nuovo paladina del pluralismo dell’informazione (quello solo a parole) non solo lamenta la presunta (e ribadiamo ancora, falsa) censura ai suoi danni, ma si mette a giocare anche con la politica, facendo una lezione su quanto possa essere pericoloso per l’Europa virare a destra alle prossime elezioni. Chiariamo, la vittoria della destra in Europa sarebbe pericolosa. Sì, ma solo per la sinistra. Grazie Scurati, ma della lezioncina sulla deriva totalitaria possiamo fare anche a meno.
Scurati ora ci dà lezioni
Comunque, ne riprendiamo qualche pezzo anche noi. Partendo dal titolo: mezza pagina occupata da sei parole propedeutiche. “La svolta illiberale è già iniziata”, un nome un programma. Scurati inizia con la solita cantilena sul passato della premier (anche questo, di canforiana memoria) dicendo che “l’inimicizia nei confronti della cultura antifascista è parte integrante della storia personale e politica della premier e del gruppo dirigente che l’affianca”. Poi se la prende con la riforma costituzionale, che svilirebbe il ruolo del Capo dello Stato e del Parlamento, “un tratto comune a tutti i populismi sovranisti e li accomuna al fascismo mussoliniano”. Sulla sua falsa censura, inoltre dice: “Non si scuseranno mai, non è nella loro indole e non è nella loro convenienza soprattutto”. E ancora: “Ho subito una violenza morale, psicologica. Sono stato additato come malfattore, truffatore, profittatore, quasi abbia estorto un compenso non dovuto”. Poi, come detto, Scurati è diventato politologo, prendendosela con l’apertura della Ue a Paesi con Ungheria e Polonia: “L’allargamento è stato fatto troppo in fretta”. Che senso europeista e comunitario!
La batosta di Bruxelles: “In Italia media indipendenti”
Ma la batosta ai progressisti è arrivata direttamente da Bruxelles. Christian Wigand, portavoce della Commissione europea, ha fatto sapere, in sostanza, che lo stato della stampa in Italia è buono, non è in pericolo e non ci sono dati a sufficienza per parlare di censura governativa. “Abbiamo visto i resoconti della stampa, ma non abbiamo informazioni specifiche”, aggiungendo che stando all’ultimo rapporto sullo Stato di diritto, “il quadro giuridico che regola il settore dei media in Italia è solido ed efficace, mentre l’ente regolatore dei media è indipendente e dotato di risorse sufficienti”. Scurati e progressisti messi a tacere, ma non dalla censura.