Serve il nucleare. Mentre il governo è pronto a proteggere i cittadini dall’aumento dei prezzi dell’energia che sembra essere in procinto di tornare nel nostro Paese, dove la stessa energia ci costa molto di più rispetto ad altri Paesi anche limitrofi, emerge sempre più lampante la necessità di differenziare le fonti energetiche. Un tema sul quale il governo si è speso parecchio, ma sul quale continuano a resistere fin troppo le opposizioni ideologiche. Il fallimento dell’energia alternativa, quella che si produce con le pale eoliche e i pannelli solari, è lampante. I costi continuano a essere elevati, la quantità di energia prodotta in questo modo è bassa, non sufficiente a colmare il gap di prezzo con le bollette più concorrenziali degli altri Stati.
Serve dunque il nucleare, al quale il governo si è aperto ufficialmente già da tempo. I nuovi modelli sono gli small modular reactors, impianti più piccoli e più gestibili che potrebbero sorgere, secondo quanto ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in Liguria, ma nulla su questo punto è ancora certo. Sta di fatto che aprirsi al nucleare è uno dei modi migliori per combattere il caro bollette e, soprattutto, per combattere la nostra atavica dipendenza da potenze straniere. La straordinariamente grande mancanza di lungimiranza da parte della nostra classe dirigente passata, ha reso possibile lo smantellamento di qualsiasi tipo di tecnologia che oggi potrebbe farci comodo; ha permesso di bloccare lo sviluppo, l’innovazione. E, soprattutto, ha consentito di gettare in caciara un tema delicatissimo, come quello dell’energia nucleare, a causa della strumentalizzazione della tragica esplosione di Chernobyl.
Superare terrorismo e tornaconto politico
Un tema parecchio delicato, che non avrebbe dovuto prestarsi a un populismo così aggressivo, a una strumentalizzazione così lampante, a un terrorismo mediatico tanto grande da portare, come inevitabile conseguenza, a ben due referendum che hanno bloccato la possibilità di costruire impianti nucleari. Ora il terrorismo che blocca l’avanzare della tecnologia ha preso pieghe diverse, tuttavia con risultati analoghi: chi prima lottava contro il nucleare perché credeva nella strategia della paura delle masse, ora può vedere i suoi eredi in politica contrastare il nucleare in virtù delle teorie green. Che sia terrorismo o ideologia, insomma, l’effetto è sempre lo stesso: l’Italia resta indietro al confronto con gli altri Paesi.
Nell’enorme ipocrisia di avere i reattori nucleari francesi a poche decine di chilometri dal confine italiano (dunque un malfunzionamento graverebbe anche sull’Italia, con la sola e minima differenza che noi non godiamo degli stessi benefici derivanti dal nucleare di cui usufruiscono i francesi…), qui da noi è forse, prima di tutto, un problema di preclusione culturale e, anzi, specialmente politica, che per anni ha provocato terrore nell’innovazione. Nel Paese in cui il classico è sempre parso, a chi guardava da fuori, come un freno (anche se chi scrive sa bene che non è questa la verità), ora è arrivato il momento di superare quei muri ideologici che qualcuno ha voluto imporci per tornaconto politico. E il tornaconto politico è lampante, la nuova amministrazione Trump lo sta smascherando in ogni settore, dal woke al green, uscendo ad esempio dagli accordi di Parigi. Segnali chiarissimi che solo la sinistra italiana indica come pericoli. Il vero pericolo, tuttavia, è restare chiusi in preconcetti ormai obsoleti.