Simone Cristicchi a Sanremo 2025 con il brano “Quando sarai piccola” racconta il ciclo inevitabile della vita

Simone Cristicchi porta a Sanremo 2025 il brano “Quando sarai piccola”, una canzone molto personale che esplora il tema dell’invecchiamento dei genitori, quando ritornano un pò bambini, suscitando sentimenti di tenerezza e impotenza. Una canzone che ieri sera ha commosso il pubblico dell’Ariston che tra le lacrime si è alzato in piedi alla fine della sua esibizione. Con “Quando un giorno sarai piccola” Cristicchi riesce a raccontare il ciclo della vita che ci riporta a ricordare quando eravamo dei bambini accuditi dall’amore dei nostri genitori. Nel caso specifico la canzone è dedicata alla madre che si è ammalata 7 anni fa. I ruoli adesso però sono invertiti a causa del subentro in primis della vecchiaia con la demenza senile o a volte a causa di malattie neurogenerative come l’Alzheimer. Sono dunque i figli che crescendo diventano i “genitori” della loro madre, un destino con il quale tutti prima o poi dovremo fare i conti se avremo la fortuna di invecchiare. La canzone di Cristicchi colpisce così nel profondo perché mira a far prendere consapevolezza di tutto ciò che abbiamo ricevuto da chi ci ha dato la vita e di come prendersi cura del proprio genitore non sia solo un dovere civico e morale, ma soprattutto una restituzione di amore che c’è stato dato incondizionatamente. “Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei. Ti starò vicino come non ho fatto mai. Rallenteremo il passo se camminerò veloce. Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce. Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai.” Parole che riescono a catapultarci indietro nel tempo a quando con tanta pazienza era la nostra mamma a starci vicino, ad aiutarci a capire il significato delle cose, ad insegnarci a parlare e camminare, a proteggerci e vegliare su di noi fino a che non saremo adulti e i ruoli si invertiranno. Toccherà a noi figli “restituire tutto il bene che ci è stato dato, perché il tempo che passa non distrugge l’amore”, non distrugge i ricordi che non si possono cancellare, e quelli sguardi pieni di silenzio che non si descrivono con le parole. Ci sono “pagine di vita e pezzi di memoria” che non si dovrebbero dimenticare e abbracci che non vanno sprecati perché la vita è breve e una volta passata non si torna più indietro. Per chi resta accanto ai propri genitori è difficile accettare questo cambiamento, dal quale purtroppo molti scappano. Se è vero che la canzone di Cristicchi attraversa l’anima di molti di noi perché narra un vissuto che in tanti hanno attraversato e altri sanno dovranno attraversare, è purtroppo vero che non tutti i genitori godono dell’amore dei figli fino ai loro ultimi giorni. Troppo spesso gli anziani vengono lasciati soli, dimenticati. La nuova famiglia che un figlio o una figlia va a costruire, gli impegni lavorativi e i problemi della quotidianità fanno ad alcuni dimenticare che se oggi sono le persone che sono è grazie ai propri genitori. Se oggi vivono è perché la loro madre questa vita gliel’ha donata. Ci sono figli che purtroppo si scordano di tutto questo, e prendersi cura della propria madre diventa uno stress, un problema. Aiutarli a lavarsi, vestirsi, mangiare e parlare diventa una seccatura, eppure sono tutte cose che la nostra mamma ha fatto per noi migliaia di volte con un amore incondizionato. Si prendono spesso le decisioni più facili come quella di mettere i genitori in una casa di cura anche quando sono ancora autonomi e lucidi di mente oppure se ci sono più figli c’è sempre il più furbo e il più ingrato che scappa via dai problemi adagiandosi sulla presenza costante del fratello/sorella più sensibile e più forte. Perché non basta solo la sensibilità e l’empatia ma ci vuole anche tanta forza e altruismo per sacrificare un pezzo della nostra vita per una mamma ormai vecchia che, per chi ha saputo prendere e pretendere tanto da lei, ormai è diventata inutile. Questo “sacrificio” si chiama amore ma non tutti sanno amare senza nulla in cambio. “Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte che non avrai paura nemmeno della morte. Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte. Adesso è tardi, fai la brava. Buonanotte.” Conclude così questa canzone che non è una semplice canzone ma ha quel romanticismo poetico. La paura della morte diventa sempre più forte quando si invecchia e si capisce che è rimasto poco tempo ma se si ha accanto chi ci ama ci si dimentica un pò che siamo tutti destinati a lasciare questo mondo. Anche sul finale Cristicchi ci ricorda che quando arriva per la propria mamma il momento di “dormire”, di abbandonarsi al riposo eterno è “ormai tardi” per poter tornare indietro. Un invito il suo a non sprecare il tempo che passa in fretta e non torna più, perché quando va via un genitore un pezzo di noi, quello fatto dei ricordi più belli di quando eravamo piccoli e spensierati, va via con loro. Una canzone sul ciclo della vita, perché non dimentichiamoci che se abbiamo la fortuna di invecchiare un giorno ci ritroveremo al loro posto, e chi non insegna ai propri figli, non con le parole ma con i gesti, il valore della famiglia, l’amore e il rispetto per chi ci ha dato la vita, sta insegnando come trattarli quando anche loro “saranno piccoli”.

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Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

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