Sinistra. Lockdown e tasse vanno a braccetto…

Scrive il sociologo francese Jean Claude Kaufmann su un quotidiano pure progressista come “Le Monde” che il “nostro attaccamento alla libertà è qualcosa di più superficiale di quanto si creda”. (23 aprile).

Allo Stato paternalista (non diciamo Etico, che era una cosa seria, sia in Hegel che in Gentile) ci si abitua presto e in fondo è comodo e rassicurante. Anche perché ti fornisce risorse, brutalmente: ti dà da mangiare. Ecco perché, con il pretesto del Covid, sta ritornando tutto il vecchie socialismo assistenzialista e pauperistico degli anni Settanta. <

Le idee economiche espresse da Biden, per esempio, come ha notato William McGurn sul “Wall Street Journal” del 19 aprile sono le stesse, esattamente le stesse, che si trovano in alcuni suoi discorsi da Senatore di mezzo secolo fa. Cosi come, per stare a casa nostra, nei toni trionfalistici di un ministro come Mara Carfagna, che pure si autodefinisce “liberale”, secondo cui l’immissione dei soldi pubblici verso il Mezzogiorno lo farà ripartire, troviamo la fallacia tipica di chi crede che la spesa di denaro pubblico sia la causa efficiente della produttività. Mentre spesso non è cosi, quando a volte non è addirittura il contrario. E attenzione che tout se tient.

Se ci si abitua a una Stato che ti impone cosa sia meglio per la tua salute, non bisogna sorprendersi se poi questo cominci a tassarti brutalmente. In fondo, Tommaso Padoa Schioppa, il vero alfiere, con Benianimo Andretta, della sottomissione italiana alla Ue, nonché teorico della “bellezza della tasse”, fosse vivo, oggi sarebbe per il lockdown ad oltranza. E infatti Biden non ha fatto partire solo un piano gigantesco di spese che, come scrive Glen Hubbard (Wall Street journal, 21 aprile) farà poco per la produttività e soprattutto colpirà i lavoratori. Sta predisponendo un pacchetto di tasse altissimo sui guadagni di capitale. Giusto! Si alza qualcuno a destra. Sbagliatissimo invece.

Come scrive il “Wall Street Journal” del 26 aprile, questo aumento di tasse ridurrà il reddito federale, in una direzione che non promuoverà redistribuzione a fini di arricchimento della comunità nazionale tutta, ma verso la “punizione” dei “ricchi”, scrive Lawrence Lindsay sul “Wall Street journal” dello stesso giorno. E qui si vede come la sinistra americana entrerà nel classico corto circuito tipico dei partiti ideologi: sostenuta soprattutto ormai dalle classi medio alte e non più dai lavoratori, la sinistra americana e Biden colpiscono la propria base sociale. Come reagirà? Per ora vale la marxiana ideologia come falsa coscienza (vedi il woke capitalism tipo Ferrero e Barilla da noi). Ma domani?

Intanto è piuttosto evidente che i conservatori devono schierarsi contro il ritorno di questo assistenzialismo che produce servi e non cittadini. Attraverso per esempio i “sostegni” che, come fissati dal congresso americano, sono talmente elevati, scrive Jilian Melchior sul “Wall Street journal” del 23 aprile , da rendere più remunerativo non lavorare. Ovviamente chi beneficia dei sostegni dovrà dipendere dal benvolere del politico di turno: e tanti saluti alla libertà, ancora una volta. Libertà di lavorare, e non sostegni, quindi.

I conservatori, scrive Daniel Hennan sul “Telegraph” del 25 aprile, devono quindi sfidare la rinnovata voluttà della sinistra a tassare: anche nei riguardi delle imposte sulle imprese, che una certa demagogia potrebbe far considerare appetibili, bisogna sapere che esse sono pagate “dagli esseri umani, cioè dagli impiegati, dai lavoratori” insomma da tutti quelli che perderanno il posto se le gabelle sulle imprese impediranno loro di investire. Non ci vuole molto a capirlo.

Eppure…

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Marco Gervasoni
Marco Gervasoni
Marco Gervasoni (Milano, 1968) è professore ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi del Molise, editorialista de “Il Giornale”, membro del Comitato scientifico della Fondazione Fare Futuro. Autore di numerose monografie, ha da ultimo curato l’Edizione italiana delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke (Giubilei Regnani) e lavora a un libro sul conservatorismo.

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