Sòla Macron, figuraccia sulla Senna: le derive green sulla pelle degli atleti

Salvo sorprese e imprese sportive italiane delle quali, in realtà, speriamo di ricevere notizie, queste Olimpiadi saranno ricordate per il tripudio in mondovisione della “nuova” Francia e di quello che i progressisti vorrebbero fosse il nuovo mondo. L’apertura dei Giochi Olimpici che Macron, gasatissimo, dietro le quinte dell’evento, diceva ai suoi che non se ne sarebbero perse tracce e memorie da qui a cento anni. Con le risate di sottofondo di chi, nemico dell’Occidente, si compiace di vedere i nostri costumi così compromessi dopo che, fino a pochi anni fa, restava affascinato dall’imponente lascito delle antiche civiltà occidentali. Ma la Francia, in questi giorni, ci sta dando dimostrazione di un fatto: che la cocciutaggine e la chiusura mentale dietro le barriere dell’ideologia, possono dare vita ad altri, ridicoli problemi. La figuraccia è questa: l’obiettivo di gareggiare all’interno della Senna, rendendola balneabile, sembrava già un miraggio mesi e mesi fa, quando la fantastica idea venne fuori dall’Eliseo. E ora, con il livello di inquinamento ancora molto elevato a Olimpiadi già in corso, appare come una missione impossibile. Ma Macron non molla e questa “nuotata” nella Senna s’ha da fare.

Rischio di Escherichia Coli

Ci sarà un motivo se il divieto di balneazione della Senna risale agli anni Venti del secolo scorso. Ma l’ambizione di Macron, quasi degna di grandi dittatori assetati di grandi e miracolose dimostrazioni davanti al proprio popolo, ha portato a spendere quasi un miliardo e mezzo di euro per ripulire la Senna dai liquami di cui è carico ogni fiume che attraversa una grande città. E a nulla è servita la dimostrazione della sindaca socialista della metropoli, Anne Hidalgo, che una settimana prima dell’inizio dell’evento si è gettata nel fiume, con tanto di occhialini neri e muta da sub. Il suo messaggio su X è invecchiato malissimo in pochi giorni: “Nuotare nella Senna, alcuni lo sognano, molti ne dubitano, e noi ce l’abbiamo fatta!” ha detto, sottolineando che “dopo 100 anni di divieto, gli atleti faranno il grande salto tra pochi giorni durante i Giochi”. Ecco, come non detto: gli atleti ancora devono tuffarsi nelle acque nella Senna. Annuali gli allenamenti, e rinviata anche la gara del triathlon, femminile e maschile, prevista ieri mattina. Tutta colpa della dannata pioggia, che nessuno è stato in grado di prevedere: “Le analisi delle acque della Senna hanno dimostrato che la qualità dell’acqua non era sufficientemente buona nell’intero percorso. C’è il rischio di Escherichia Coli, il range è stato fra 980 e 1553, quindi una rilevazione al di sotto del limite ideale (1000) e due al di sopra”. Lo ha confessato Aurelie Merle, direttrice delle competizione sportive di Parigi 2024.

La grandeur costa

Ovviamente, da qui sono partiti i classici allarmi all’inquinamento e al cambiamento climatico, dando la colpa a un pazzo meteo che fa piovere d’estate (malgrado sia Parigi, e non Marrakech). Tuttavia, sarebbe bastato un po’ di buon senso, sarebbe bastato non dare per certissima la balneazione nella Senna, obiettivo grandioso se fosse stato raggiunto ma complicatissimo già in partenza. Sarebbe bastato, in pratica, non darla per vinta alla grandeur tutta francese di Macron che, c’è da dire, ben si confà allo spettacolo di apertura dei Giochi, a quell’esibizionismo che è la parte peggiore del mondo Lgbt militante e radicale. E ancora una volta, siamo qui a parlare di decisioni politiche e ideologiche, di incaponimenti delle grandi teste della politica che, ancora una volta, vanno a scapito dei cittadini. In questo caso degli atleti, che vedono andare in fumo quattro anni di lavoro, una vita di sacrifici per colpa delle scelte sbagliate di politici inesperti e ostentatori.

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