La Giustizia italiana o meglio, una parte di essa ha un grosso problema con la politica. Le aule di Tribunale sono frequentate da galantuomini, ma anche da alcuni magistrati che danno un peso eccessivo e dannoso alle loro personali preferenze politiche nelle inchieste che avviano e conducono e nelle sentenze che emettono. Quando non partecipano ad operazioni concordate con la stampa e determinati partiti per affossare leader scomodi, e ciò non è un’invenzione della destra che fa indebite pressioni sui giudici, come ritiene, male, l’Anm, (Associazione nazionale magistrati), ma si tratta di un modus operandi descritto dall’ex magistrato Luca Palamara. Abbiamo visto troppa politica nelle indagini e nei processi di Tangentopoli e l’accanimento giudiziario su Silvio Berlusconi è stato tutto fuorché pulito e corretto. È giunto poi il turno di Matteo Salvini, messo a processo per le sue decisioni assunte come ministro dell’Interno all’epoca del primo governo presieduto da Giuseppe Conte. Suscita repulsione già il solo fatto che si sia voluto processare un ministro, non per il compimento di particolari reati penali, ma a causa di alcune scelte esclusivamente politiche, che possono senz’altro essere contraddette in Parlamento o nel dibattito pubblico e però non dovrebbero diventare oggetto di esame in un’aula giudiziaria. Tuttavia, lo si è compreso fin dall’inizio, l’interessamento di taluni giudici all’approccio di Matteo Salvini, come ministro dell’Interno, nella lotta alla immigrazione clandestina, è stato e rimane politico. Ed è politica la folle richiesta dei PM di Palermo di condannare Salvini a sei anni di reclusione, nell’ambito del processo riguardante la nave Open Arms, avente a bordo immigrati irregolari, alla quale fu impedito dal Viminale cinque anni fa di sbarcare a Lampedusa. È sufficiente leggere le motivazioni dei pubblici ministeri per rendersi conto dell’esistenza di una caccia alle streghe ideologica che nulla ha a che fare con la Giustizia. L’attuale vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti merita di finire in cella perché allora, secondo i PM palermitani, non avrebbe concordato lo stop ad Open Arms con il resto del Governo Conte, lanciandosi in un’attività propagandistica a fini elettorali. Ebbene, questo non configura alcun reato e semmai sarebbe potuto essere un problema solo politico degli alleati di governo della Lega di quel tempo, ovvero, il Movimento 5 Stelle, che, in ogni caso, oggi fa vergognosamente lo gnorri, ma nel 2019 approvava tutte le decisioni di Salvini. A Palermo si sta facendo politica e null’altro, e una ulteriore dimostrazione in tal senso è stata offerta da una PM del pool che vorrebbe sbattere in gattabuia il leader della Lega per sei anni. La signora o signorina ha voluto ricordare, fra l’altro, i 147 “poveri” migranti della nave Open Arms, maltrattati, si fa per dire, dall’Italia, e li avrebbe voluti tutti quanti al processo a carico del “mostro razzista” Salvini. Peccato che quelle 147 anime fossero degli irregolari e chissà dove sono ora. Esprimiamo totale solidarietà a Matteo Salvini e facciamo nostre le parole della premier Giorgia Meloni. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dalla immigrazione illegale è un precedente gravissimo.
Grazie Roberto, totale solidarietà.
Fino agli anni ’60 la sinistra accusava la magistratura di essere “fascista”.
Poi dalla fine degli anni ’60 ha avuto inizio una esplicita politica di “penetrazione” di laureati di sinistra nella magistratura, finalizzata a utilizzare tale istituzione per finalità politiche anti-istituzionali. Solo chi fa finta di non vedere o chi è complce di tale politicizzazione può non ricordare gli innumerevoli esponenti della magistratura, “new entry”, fiancheggiatori dei terroristi rossi, delle violenze sindacali, degli occupanti di case e di ogni fazioso che volesse imporre la propria violenza politica a danno delle libertà degli altri.
E tutto questo nascosti dietro il “dito” dell’indipendenza della magistratura.
E’ inutile continuare a negarlo: la magistratura è il cancro delle istituzioni italiane.
Una casta di intoccabili stra-pagati che ritiene di non dover rispondere a nessuno del proprio operato.
Tanti anni fa era uscito un libretto umoristico chiamato “la fiera delle castronerie” che raccoglieva gli strafalcioni degli studenti.
Vogliamo farlo con le sentenze dei giudici? Sarebbe spaventoso.
Si metta mano ad una riforma seria della magistratura.
I magistrati operano “in nome del popolo italiano”? E allora il popolo italiano deve poter dire la sua, altrimenti riformiamo la Costituzione, ci scriviamo: i megistrati operano come meglio gli pare e rendono conto solo a Dio, per chi ci crede, oppure nemmeno a quello
Con affetto
Alessandro