Sovraffollamento delle carceri: il Governo Meloni rimpatrierà gli stranieri

Quello del sovraffollamento delle carceri è un problema annoso per la nostra Nazione, che ha raggiunto numeri da capogiro. La percentuale di affollamento raggiunge quasi quota 128%: secondo il Ministero della Giustizia, al 31 marzo sui 51mila posti disponibili si contano 61mila detenuti, ben 10mila in più rispetto alla capienza ordinaria. Soprattutto al nord, le strutture possono arrivare a dei picchi di sovraffollamento molto elevati: 232% al San Vittore di Milano, 205% alla Canton Mombello di Brescia e 204% a Lodi. Non a caso, la questione è seguita con attenzione anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo col fine di dare maggiore dignità alla fase detentiva del carcerato: una situazione che è già costata all’Italia una doppia condanna da parte dell’Unione europea.

Serve dunque un intervento rapido da parte del governo, che in realtà ha già dato delle importanti risposte sul tema. La strategia che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha scelto per arrivare alla risoluzione del problema, non è certo un “via, libera tutti” come quello partorito dalle più acute menti grilline durante la pandemia: boss mafiosi lasciati a piede libero grazie al decreto Cura Italia, che si proponeva di risolvere da un lato la questione del sovraffollamento, dall’altro quella sanitaria, prevedendo che, in breve, poteva essere liberato, in determinate circostanze, chi correva un rischio di contrarre una malattia, e non più il solo averla contratta. Risultato: chiunque poteva contrarre il Covid, ergo chiunque poteva uscire.

La linea scelta da Giorgia Meloni non è affatto questa: il governo ha scelto di partire dai detenuti stranieri, stilando degli accordi con i loro Paesi d’origine per permettere loro di completare il periodo di detenzione in Patria. Accordi già stilati con Albania e Romania: “Sono tanti i punti che abbiamo condiviso con i nostri ministri: penso ad esempio che sia importante, tra le sfide che ci diamo, anche quella che riguarda la possibilità che i detenuti condannati in via definitiva nei rispettivi paesi possano scontare la pena nel paese di origine” aveva in effetti già anticipato lo stesso presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza di presentazione degli accordi siglati a Roma con il primo ministro rumeno Marcel Ciolacu lo scorso febbraio.

Espatriare gli stranieri detenuti sarebbe un primo enorme passo per la risoluzione del problema. Si contano, infatti, 18 mila stranieri detenuti nelle carceri italiane ed equivalgono a 31% di tutti i detenuti. Un numero molto elevato, ma comunque in calo sia rispetto al totale della popolazione detenuta, sia in proporzione agli stranieri liberi in Italia. In generale, le pene degli stranieri sono più lunghe rispetto a quelle degli italiani: il 20% della popolazione totale sconta una pena superiore ai tre anni, ma è il 28% dei detenuti stranieri a essere stato condannato a tale pena. Ma con pene superiori a dieci anni il trend si inverte: l’ergastolo, ad esempio, è riservato a 4,6% dei detenuti totali ma solo all’1% degli stranieri. In ogni modo, dei 18 mila detenuti stranieri, il 20% è di origine marocchina (3.700 unità), l’11% è rumeno, il 10% albanese. Seguono Tunisia, Nigeria, Egitto. È l’Africa, dunque, il Continente con il numero più elevato di persone detenute in Italia ed è quindi, quella del sovraffollamento, una questione che andrà a legarsi senza dubbio al Piano Mattei: incentivi per la crescita e rimpatrio dei detenuti.

Un lavoro che sicuramente non sarà semplice: oltre la grande cooperazione interna richiesta tra ministeri e dipartimenti, sarà difficile trovare delle giuste formule per il rimpatrio, soprattutto con quei Paesi che difficilmente rispettano i diritti umani: se, infatti, con Albania e Romania vi era un contesto di garanzia di tipo comunitario, con i Paesi africani manca un quadro di base e sarà quindi più complicato ottenere il favore dei grandi organi internazionali. Il governo, tuttavia, sembra comunque intenzionato a risolvere la questione con l’ausilio di altri attori in campo: è al vaglio dell’esecutivo un accordo tra Ministero della Giustizia e Regioni per permettere, a chi si è distinto per buona condotta, di scontare gli ultimi sei mesi di detenzione in affidamento a cooperative esterne.

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