“Uccidere un fascista non è reato”. “Ricordatevi di Piazzale Loreto”. “Bisogna picchiare i neonazisti”. No, non siamo tornati agli Anni di piombo, la triste epoca che ha lasciato una cicatrice sul cuore di chi ha fatto politica e militanza in quel periodo, specialmente nei familiari delle vittime, spessissimo giovanissime, di quell’odio politico non degno di una democrazia. In quel caso, le vittime furono indistintamente di destra e di sinistra, cadute soltanto perché vicine a una certa ideologica, mentre svolgevano un impegno civile, l’attività politica attiva, che invece dovrebbe premiare chi la fa.
Non più soltanto estrema sinistra
Ecco: se quel triste ricordo sembrava ormai sopito, destinato a restare, appunto, un ricordo, c’è invece chi ha inteso, a quanto pare scientemente, rievocare in suo favore quella strategia comunicativa, quella simbologia contro l’attuale maggioranza di governo, in un crescendo costante di toni che rischia seriamente di allontanare il dibattito pubblico e politico italiano da quello che si associa normalmente a ogni buona democrazia che si rispetti. Le citazioni sopra riportare sono pensieri, frasi, esortazioni, vere e proprie minacce che si sentivano spesso negli anni ’70, quando essere di destra era considerato come un malus che gravava, addirittura, sulla propria reputazione. Un figlio di un dio minore, un cittadino di serie B, secondo qualcuno indegno di essere detentore di taluni diritti. Quelle stesse frasi, ora, stanno tornando, per così dire, di moda. E non solo tra le schiere dei facinorosi che attaccano le forze dell’ordine e occupano le università. Tra questi, certa simbologia non è stata mai abbandonata. Ma ormai anche giornalisti ed esponenti politici hanno ripreso a rilasciare certe dichiarazioni. Come dimenticare, ad esempio, l’apertura del professore Christian Raimo alla violenza sui neonazisti, una possibilità che poi si allarga anche alle cariche ai poliziotti. Tutte azioni che sembrano quasi costituire il buon militante di (estrema?) sinistra. E infatti, Raimo, dopo le sue dichiarazioni, è stato prontamente candidato nella lista di Avs. Un po’ come la Salis, che giustifica l’occupazione di alloggi popolari (con tanto di avallo del suo padre politico Nicola Fratoianni e con il silenzio-assenso della sinistra tutta). Poi la deputata grillina Susanna Cerchi che, in Aula, ha invocato sul governo piazzale Loreto, spiegando che “gli italiani sono un popolo strano” e che “con il karma non si scherza”.
“Rigurgito antifascista”
È stato più volte sostenuto anche su questo giornale: se la sinistra non prende le distanze da certi atteggiamenti, il rischio è che si allarghi sempre di più la loro legittimazione verso la destra. Il problema vero, però, è che altrettanto progressivamente si dilata il suo silenzio, più simile, come detto, a un silenzio-assenso. E legittimazione sia, dunque: legittimazione che i cattivi maestri come Massimo Zucchetti sono pronti a divulgare. Poi, l’ultimo inquietante messaggio inoltrato da giornalisti del calibro di Roberto Saviano e Corrado Formigli: come fatto notare da Andrea Indini, giornalista de Il Giornale, nel pubblicizzare l’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale, Saviano e Formigli hanno condiviso la locandina dell’evento nelle loro storie Instagram. Il problema è che, nel farlo, hanno inserito una canzone dei 99 Posse, “Rigurgito antifascista”, che è in pratica un richiamo alla violenza contro chiunque sia fascista. Nel testo spiccano rime del tipo: “Si sentono virili, atletici e puristi, sono merda secca al sole, sono luridi fascisti!”. O ancora: “Non ti fai vedere in faccia, non serve a niente. Con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente”. Il problema ancora maggiore è che i due professionisti dell’informazione hanno inserito nelle rispettive storie il seguente ritornello: “C’ho un rigurgito antifascista. Se vedo un punto nero ci sparo a vista”. Inutile dire che il punto nero non è un poligono di tiro. Insomma, l’Italia si avvia a un pericoloso ritorno a quegli anni in cui la violenza, contro una certa categoria di persone, veniva giustificata, se non ricercata e osannata, come un cimelio di guerra di cui andare fieri. Si rischia, sempre di più, una ricaduta verso gli anni di Piombo.