L’accordo raggiunto nelle ultime ore tra governo e Stellantis è una buona notizia per le migliaia di dipendenti che lavorano per il gruppo. Dopo l’ennesima richiesta dell’ex ad, Carlos Tavares, per ottenere un nuovo stanziamento pubblico e soprattutto dopo il rifiuto dell’erede della famiglia Agnelli, John Elkann, di essere audito in Parlamento, sembrava sempre più difficile trovare una soluzione. Ma ora il capo del gruppo sembra averci ripensato e si presenterà alle commissioni competenti. Le opposizioni hanno fatto baccano, si sono riuniti fuori i cancelli degli stabilimenti di Pomigliano senza però proporre nulla di concreto perché, come ampiamente sostenuto su questo giornale, la posta in gioco era troppo alta: stare dalla parte degli operai, come farebbe una sinistra per antonomasia, o perdere voce sui giornali di riferimento che appartengono allo stesso “padrone”? L’unica proposta delle opposizioni è stata continuare a garantire risorse statali a Stellantis, ma il no di Giorgia Meloni fu forte e chiaro: perché continuare a pagare con i soldi degli italiani scelte sbagliate già fatte in passato?
Opportunismo contro pragmatismo
L’accordo tra le parti dunque è una svolta, un buon punto di inizio. C’è chi ha cercato di accaparrarsi i meriti, ma Meloni ha chiarito tutto in Parlamento: “C’eravate voi davanti ai cancelli di Stellantis? – ha detto la premier – C’eravate voi quando Conte ha deciso di non utilizzare i poteri speciali per fermare l’operazione di fusione tra Fiat, Chrysler e Peugeot. Facciamo che c’eravate voi quando è stato garantito con i soldi dello Stato italiano un prestito da 6 miliardi e mezzo e si è detto che in cambio sarebbero stati mantenuti i livelli occupazionali e le produzioni in Italia. E quello che è accaduto l’anno dopo è che Fiat, Chrysler e Stellantis staccassero 5 miliardi e mezzo di dividendi per i soci. Questo è successo quando c’eravate voi. C’eravate voi – ha detto ancora – quando la politica non era in grado di difendere gli interessi nazionali al cospetto delle grandi concentrazioni economiche. Ma quel tempo, per fortuna, è finito”.
Ora sarà necessario del tempo per ricucire le ferite di una crisi che rischia di diventare più ingombrante del previsto. La novità più corposa riguarda Pomigliano d’Arco con la piattaforma Small. Poi il top di gamma a Cassino e l’ibridazione dei modelli prodotti a Melfi e a Cassino. I dati dicono che sarà un 2025 di sofferenza: non si migliorerà la produzione rispetto all’anno ancora in corso, sotto la soglia dunque del mezzo milioni di modelli. Un miglioramento è previsto per il 2026, quando si potrà arrivare a 750mila unità. Ma la vera notizia, per ora, è che Elkann si presenterà in Parlamento: il numero uno di Stellantis ha raggiunto telefonicamente il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, spiegando che interverrà nelle commissioni competenti. Una svolta rispetto al recente passato, un segnale che forse con il dialogo e senza le barricate chiassose di qualcuno, si possono anche iniziare a ottenere dei risultati. La strada è ancora lunga, al centro ci sono degli interessi nazionali da rispettare, gli interessi di operai che hanno famiglie da mantenere, gli interessi di un comparto fondamentale per l’economia nazionale e comunitaria. Non serve a nulla, comunque, fare baccano senza avere una strategia in mente. Non potevano più essere sperperati fondi pubblici, ora bisognerà lavorare per una soluzione che riporti la produttività al centro.