Stop alla giustizia spettacolo: vietato pubblicare le ordinanze cautelari

Il Consiglio dei Ministri ha approvato, in via preliminare, il decreto legislativo che modifica l’art. 114 del codice di procedura penale: i giornali non potranno più pubblicare il testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non vengano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Il provvedimento adegua la normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea sulla presunzione di innocenza. La “norma Costa”, dal nome dell’esponente di Azione firmatario dell’emendamento approvato, modifica il comma 2 dell’articolo 114 sancendo il divieto dell’ordinanza di custodia in forma integrale, si potrà pubblicare solo la sintesi dell’atto giudiziario. Stretta anche sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, come per l’ordinanza si potrà riferire solo il contenuto, senza trascriverle in toto. Nel comunicato diffuso al termine del Consiglio dei Ministri si comunica che il testo “dà attuazione all’articolo 4 della legge di delegazione europea 2022-2023 con il quale il governo è stato delegato ad adottare le disposizioni necessarie a garantire l’integrale adeguamento alla direttiva europea”. Il decreto mira a garantire la presunzione di innocenza degli indagati e mettere un freno alla giustizia-spettacolo, impedendo che accuse non ancora dimostrate portino alla gogna mediatica degli individui coinvolti. Il decreto legislativo ad hoc passerà all’esame delle commissioni parlamentari competenti per il relativo parere che, però, non è vincolante. Successivamente tornerà in Cdm per l’approvazione definitiva, in seguito alla quale diventerà legge. 

La sinistra grida al bavaglio

Alquanto particolare la presa di posizione della sinistra, sia politica che giornalistica, la quale si scaglia contro la norma approvata dalla maggioranza e dai partiti centristi gridando al bavaglio. L’opposizione ancora una volta è paladina del garantismo solo quando fa comodo. Il Partito democratico, tramite il senatore Filippo Sensi, dichiara che: “il governo ci riprova con il bavaglio ai giornalisti”. Vittorio Di Trapani, segretario della Federazione nazionale della stampa, dice che la norma “è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi”. Secondo l’UsigRai, il sindacato dei giornalisti Rai, la conseguenza sarà “un’informazione più opaca, parziale e meno oggettiva”. Toni allarmanti usati anche dai giornali, Repubblica parla di “drastica stretta del governo alla libertà di stampa”, stesse parole usate dal Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano di “bavaglio”. Tuttavia, solo dal 2017 con la riforma Orlando le ordinanze di custodia cautelare possono essere pubblicate integralmente, la domanda quindi sorge spontanea: prima del 2017 in Italia non vi era libertà di stampa? 

Passo avanti verso il garantismo

Per di più, il governo non ha fatto altro che adeguare il procedimento penale alle richieste europee, quelle richieste che di solito la sinistra considera vangelo, ultimo esempio è l’assegno unico che l’Unione Europea vorrebbe concedere anche agli stranieri rendendolo economicamente insostenibile. Il Pd e Zingaretti hanno subito cavalcato le politiche Ue schierandosi contro le famiglie italiane, solo per condurre una campagna contro il governo Meloni. Stavolta la sinistra ultrà dell’europeismo sfrenato va contro la sua amata Unione, solo per attaccare una maggioranza che sta lavorando per evitare che gli indagati (fino a prova contraria innocenti) non abbiano per sempre il “marchio” impresso loro dalla giustizia show.

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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