Storia-choc in una scuola a Castellammare Di Stabia. Abusi su 6 minori, arrestata professoressa che fu aggredita

Prima il tam tam sulle chat dei genitori, poi la violenta aggressione fisica nei locali della scuola mossi dalla convinzione che quelle terribili accuse di violenza sessuale su alunni minorenni fossero vere

Risale al 14 novembre scorso il pestaggio della 40enne insegnante di sostegno della scuola Salvati di Castellammare di Stabia, che oggi, a distanza di due mesi, è stata arrestata dai Carabinieri con l’accusa di violenza sessuale, maltrattamenti, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne.

Un’aggressione violenta che vide coinvolto anche il padre della docente, intervenuto per difendere la figlia dalla furia dei genitori, tutti residenti nel difficile rione Scanzano di Castellammare. Nei giorni precedenti alcuni di loro avevano raccolto le confessioni dei loro figli sugli abusi sessuali subiti dalla docente; ai genitori, i ragazzi hanno mostrato i messaggi scambiati con la donna su Whatsapp e nel gruppo Instagram chiamato “la Saletta”, dal nome dato informalmente alla stanza della scuola dove la prof mostrava loro video pornografici, intavolava discorsi di natura sessualmente esplicita, arrivando in un caso ad abusare sessualmente di uno degli studenti. Dalla rabbia si è passati all’aggressione fisica, messa in atto da una trentina di persone che hanno fatto irruzione nella scuola e picchiato con violenza la docente. A seguito dell’episodio, alla riapertura dell’istituto il lunedì seguente, fu disposta la presenza di una pattuglia dei Carabinieri all’ingresso della scuola per prevenire possibili nuovi episodi di violenza.

L’indagine, lo ripetiamo, è partita dopo l’aggressione subita dalla donna di 40 anni il 14 novembre scorso da parte dei genitori di alcuni alunni dell’istituto. Determinanti sarebbero state in particolare le testimonianze rese dai sei minori coinvolti, ascoltati dagli inquirenti in forma protetta, oltre all’analisi dei file audio estratti dal telefono cellulare degli stessi ragazzini e dell’insegnante.

Da queste attività sarebbe emerso come la donna, a partire dal mese di ottobre del 2023, in qualità di insegnante di sostegno di uno degli alunni coinvolti ma alla quale di fatto venivano affidati anche gli altri, avrebbe sottoposto i ragazzi a numerose condotte di carattere sessuale.

In particolare, i giovanissimi sarebbero stati portati durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire loro ripetizioni) in un’aula riservata della scuola, dalla 40enne soprannominata “la saletta”, nella quale la docente avrebbe ripetutamente mostrato loro materiale video pornografico, intavolato continui discorsi di esplicita natura sessuale. In alcune circostanze – sempre da ciò che sarebbe emerso dal lavoro degli inquirenti – i giovani sarebbero stati spinti a scambiarsi atti sessuali e in una circostanza l’insegnante avrebbe avuto un rapporto con uno degli alunni.

Quando poi l’accesso alla “saletta” sarebbe stato precluso, la professoressa avrebbe creato un gruppo Instagram, chiamato proprio “la Saletta”, nel quale gli unici discorsi effettuati avrebbero avuto contenuto esplicitamente sessuale.

Lo stato di soggezione degli alunni rispetto all’insegnante e le minacce che quest’ultima avrebbe rivolto ai ragazzi, in particolare circa la possibilità di essere bocciati, di fare andare i genitori in carcere e di mandare loro stessi in comunità – minacce che sarebbero state “rafforzate” dalla presunta relazione che la donna avrebbe avuto con un appartenente alle forze dell’ordine – avrebbero portato i minori a mantenere il segreto sulle specifiche vicende.

A portare alla luce quanto sarebbe avvenuto a scuola, sarebbe stata la sospensione subita da uno degli alunni coinvolti, che avrebbe indotto le vittime a confidarsi con i genitori, in alcuni casi facendo vedere agli stessi alcuni messaggi scambiati tramite Instagram e Whatsapp con la professoressa.

I carabinieri, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata, avrebbero inoltre trovato nel telefono sequestrato all’insegnante numerosi messaggi vocali da lei inviati agli alunni, insieme a materiale pornografico compatibile con quello descritto dalle vittime nel corso delle loro audizioni.

“Le condotte contestate all’indagata – spiega il procuratore della Repubblica di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso – per la loro estrema, intrinseca, gravità e per la loro incidenza negativa sull’equilibrio psicofisico dei minori, hanno reso necessaria l’adozione della più grave tra le misure cautelari, quella della custodia in carcere, peraltro prevista obbligatoriamente per legge per il reato di violenza sessuale in presenza di esigenze cautelari non diversamente tutelabili, in quanto ritenuta l’unica in grado di arginare il pericolo di reiterazione dei reati. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che, da un lato, la docente è ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico e, dall’altro, la meno afflittiva misura degli arresti domiciliari non avrebbe consentito di inibirle effettivamente l’utilizzo della rete internet, con il conseguente pericolo di avere con altri minori ulteriori contatti analoghi a quelli per cui si procede”.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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