Sud, il Pil continua a crescere: export e occupati sopra la media nazionale

Continua a crescere il Pil del Sud. Come riportato oggi dal Sole24Ore, il Meridione sta conoscendo negli ultimi mesi una crescita senza precedenti: il prodotto del Mezzogiorno potrebbe così crescere intorno all’1%, in linea con la media nazionale. Emerge chiaramente dall’ultimo numero del “Panorama economico di mezz’estate del Mezzogiorno” pubblicato da SRM, Centro Studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo.

Voglia di crescita

È un Sud che ha voglia di fare e di crescere: l’export, in particolare, ha registrato un significativo +5,8% nel primo trimestre di quest’anno, molto meglio del dato registrato a livello nazionale. E, in più, è data in aumento anche l’occupazione, che è cresciuta dal +3,1%, un punto percentuale in più rispetto alla media nazionale. Nel 2023, gli occupati nel Meridione sono 6,3 milioni, costituendo il 27% del totale nazionale. È cresciuto anche il numero di società di capitale (+4% nel primo semestre del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023). Fatturano al Sud anche 607 pmi innovative (il 21% del totale), in crescita del 16,3%) e numerose start up innovative. I porti delle città del Sud sono fondamentali in questo contesto: il 47% del traffico di merci dell’intera Nazione passa di lì. E, a livello energetico, il 39% dei gigawattora da fonti rinnovabili viene prodotto al Mezzogiorno. Anche il turismo va a gonfie vele, raggiungendo finalmente i valori precedenti la pandemia da Covid. Inoltre, lo studio indica anche i settori con maggiori potenzialità, come mare, energia, turismo, ambiente. D’altronde, la grande rinascita del Sud era stata descritta anche dal presidente del gruppo Intesa Sanpaolo Gros-Pietro in un’intervista al Mattino: “Il suo tessuto produttivo si sta irrobustendo”, aveva detto.

Il cambio di paradigma

Insomma, è un Mezzogiorno che va avanti e che cresce: è un cambio di paradigma non indifferente, quello apportato dal Governo Meloni. È un Mezzogiorno che si sta lasciando indietro la tristissima stagione dell’assistenzialismo grillino, quando il mercato del lavoro non era per niente mobilitato ma anzi ristagnava in una totale svogliatezza imposta e richiesta dal Governo Conte, nella costruzione di un sistema di potere basato su mancette e paghette di Stato che bloccavano il cittadino nella sua condizione di sudditanza. Investire nel futuro, nell’occupazione, nel lavoro, significa appunto questo: ottenere sviluppo economico, far rinascere una regione dotata di grande potenzialità, far rifiorire quella voglia di fare che è fondamentale per l’economia. E i risultati, adesso, stanno arrivando.

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