Torino, 7 agenti feriti dai collettivi. Ma da sinistra ancora nessuna condanna

La sinistra italiana ritiene che sia in corso una trasformazione della nostra Nazione da una Repubblica democratica a una sorta di regime in cui la comunicazione è soggiogata al potere. Nulla di più falso, ovviamente: il solito “attenti al fascista” privo di ulteriori argomentazioni a cui non crede più nessuno.  Piuttosto, i pericoli per l’ordinamento democratico, prima ancora che dal mondo dell’informazione, derivano da quelle schiere di facinorosi capaci di mettere in pericolo l’integrità fisica altrui anche solo per via di opinioni contrastanti. Sono ancora pochi, per fortuna, vorrebbero monopolizzare il dibattito pubblico, vogliono avere la meglio nelle università e nei riguardi delle maggioranze. Perché così operano: con la sopraffazione.

Lo scontro con la Polizia

Lo slogan è sempre lo stesso: “Palestina libera”. Guai, allora, a sostenere che anche Israele, così come il popolo palestinese, ha il diritto di esistere. Guai a dire che gli accordi stipulati tra le nostre università e quelle dello Stato ebraico (e anche con quelle di Stati musulmani) devono andare oltre i preconcetti perché solo attraverso lo studio, la scienza, la cooperazione si può arrivare all’abbattimento di quelle barriere che alla sinistra proprio non piacciono (benché non siano ideologiche). Sono tesi che, per quanto possano non essere condivise, provocano nei soliti noti delle reazioni molto spesso violente. Proprio come successo a Torino, dove era in corso un corteo pro-Palestina dal quale un gruppo di facinorosi ha deciso di staccarsi al fine di dirigersi verso i convegni del settore aerospaziale e agricolo che si stavano tenendo nell’ambito del G7. Lì, a Torino, erano presenti anche quattro ministri del Governo Meloni: Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste; Antonio Tajani, ministro degli Esteri; Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca. Sono loro i veri obiettivi dei manifestanti: “Fuori i sionisti dalle università” si legge sugli striscioni. I più violenti arrivano allo scontro con la Polizia, una di loro riesce a entrare nella sala dei convegni per sventolare una bandiera palestinese. Il bilancio è di sette agenti e due ragazzi feriti.

L’attacco alle Istituzioni

A rilevare è il tentativo, l’ennesimo, di voler attaccare le Istituzioni italiane. Un clima di violenza che continua a crescere, rafforzato giorno dopo giorno da poche e piccole minoranze che riescono a sopraffare (o almeno vorrebbero) le opinioni altrui arrivando allo scontro fisico. Per Domenico Pianese, segretario generale del Coisp, il sindacato di polizia, “questi sedicenti manifestanti nella maggior parte dei casi scendono in piazza non per un ideale, ma alla spasmodica ricerca dello scontro con chi rappresenta lo Stato”. Per Pianese, dunque, la Palestina sarebbe solo un pretesto. Ed è indubbio, comunque, che il risultato ottenuto è chiaramente uno svilimento della causa sulla quale, pur legittimamente, si basava in partenza la manifestazione.

La sinistra resta ancora in silenzio

Un Paese democratico non può accettare che, per far valere un’idea, si ricorra alla violenza. A danno, ovviamente, delle forze dell’ordine, che nell’ultimo periodo sono diventate il bersaglio preferito dei facinorosi. Il metodo più veloce per finire in prima pagina. “I sette feriti – ha continuato Pianese – rappresentano un epilogo scontato dell’indifferenza verso le forze dell’ordine che in quest’ultimo periodo sta crescendo in tutto il Paese”. Proprio verso i poliziotti, infatti, le reazioni del mondo politico sono state diverse. Dalla destra, in generale, sono state pronunciate parole di condanna del violento attacco alle forze dell’ordine. A partire dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Solidarietà alle forze dell’ordine per l’ennesimo e inaccettabile attacco da parte di centri sociali e collettivi”, ha fatto sapere sui social. Mentre per Lollobrigida, diretto interessato degli scontri, si tratta di “squadracce organizzate che tentano di impedire di discutere all’interno dell’università, un luogo sacro”. Da sinistra, invece, il solito silenzio. Inascoltato l’appello della senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli: “Mi auguro che anche la sinistra esprima senza esitazione la vicinanza alle Forze dell’Ordine”. Per la sinistra, a quanto pare, è più importante “legalizzare” il centro sociale Askatasuna.

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