Tornano gli scioperi: indetti 50 in appena 20 giorni

Sono terminate le festività natalizie e ritorna il problema degli scioperi. Da domani, primo weekend dopo l’Epifania, incroceranno le braccia migliaia di lavoratori in diversi comparti, specialmente quelli dei trasporti. Inizia così un nuovo anno di fuoco per i lavoratori italiani e soprattutto per i pendolari, costretti a restare in balia delle onde ogni giorno (perché sì, gli scioperi sono arrivati ad essere letteralmente all’ordine del giorno). Lo scorso anno si è avuto un picco con pochi precedenti: circa 600 scioperi in 366 giorni, più di uno sciopero al giorno, anche se quelli proclamati furono ben mille in più, bloccati per fortuna per rallentare i disagi dei cittadini. Tale media, adesso, è l’obiettivo dei sindacati, quelli più politicizzati, che sono intenzionati a confermare, se non migliorare, i numeri dello “scioperificio” anche in questo 2025. L’inizio, in effetti, non delude: in appena venti giorni, sono stati proclamati circa 50 scioperi. E non c’è da stupirsi se la maggior parte di questi avverrà nei weekend e a pochi giorni di distanza dal termine delle festività natalizie. È la solita storia in cui piomba l’Italia quando a Palazzo Chigi c’è un governo di destra: proteste su proteste anche senza una vera motivazione, ma soltanto per partito preso. Difficile giustificare, d’altronde, tanti scioperi quando la manovra da poco approvata conferma il taglio delle tasse per i cittadini.

Nuovo anno, vecchie proteste

La notizia l’ha lanciata questa mattina La Verità, che ha riportato le dichiarazioni di Paolo Reboani, membro della commissione di garanzia sugli scioperi: “Nell’ultima riunione del 2024, abbiamo vagliato e quindi autorizzato (in alcuni casi con domande di modifica) circa cinquanta richiesta dei sindacati. La stragrande maggioranza riguarda il trasporto soprattutto locale, ma ci sono giornate di mobilitazione anche nella scuola, nella sanità e nel settore dell’igiene ambientale”. I più si chiedono: ‘ma, fermo restando il diritto a scioperare come fondamentale principio costituzionale, è impossibile impedire una così larga proliferazione di scioperi, che si traducono solo e soltanto in disagi per i cittadini?’. Ebbene sì, gli organi chiamati a tutelare le esigenze degli italiani si ritrovano spesso con le mani legate. L’arma più potente è la precettazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: fu salvifica, in effetti, quella richiesta dal titolare del ministero, Matteo Salvini, in occasione dello sciopero del 29 novembre scorso, riuscendo a ridurre l’entità dei disagi da 8 a 4 ore. Ma la cosa non fu ripetuta solo pochi giorni dopo: è bastato un ricorso al Tar del Lazio per permettere ai sindacati di scendere in piazza malgrado i disagi provocati. Quindi, in sostanza, bisognerebbe modificare direttamente le leggi che regolano le indizioni, con le opposizioni pronte come sono a richiamare al fascismo e alla censura. Incapaci di capire che, alla pari del diritto allo sciopero, c’è anche il diritto a vivere una vita senza disagi ogni santo giorno. E c’è anche il diritto a lavorare, l’unica cosa che vorrebbero fare i pendolari prima di rimanere intrappolati negli scioperi.

Comunque sia, da domani 8 gennaio incroceranno le braccia i lavoratori di diversi settori, come quelli addetti alla manutenzione delle ferrovie, per arrivare a venerdì 10, con uno sciopero di 4 ore per il settore locale, con orari che rispetteranno la fascia di garanzia e che varieranno da città a città. Sciopereranno anche i docenti unendosi alla Csle, la confederazione sindacati lavoratori europei, che chiede un aumento salariale. Il tutto, come detto, a brevissima distanza dal ritorno alla normalità dopo le festività natalizie. Insomma, l’Epifania tutte le feste porta via e lascia di nuovo spazio agli scioperi.

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