Poco più di un mese fa, suscitò scalpore una vicenda assurda avvenuta al fronte russo-ucraino e che coinvolse due addetti stampa RAI: si tratta di Stefania Battistini, giornalista, e Simone Traini, realizzatore delle riprese. Entrambi sono ora accusati dalla Corte russa di aver transitato clandestinamente nei territori del conflitto bellico tra le due nazioni, dopo aver prodotto un servizio d’approfondimento nella regione di Kursk. Ancora oggi, nonostante il ritorno dei due cittadini italiani in Patria, sembra che la Russia non abbia nessuna intenzione di mollare la presa, tanto che i due sarebbero finiti nella lista dei fuorilegge latitanti del Governo russo. Adesso, oltre a censurare il proprio servizio pubblico, l’Oligarchia russa ha dunque deciso di occuparsi anche del settore estero, tanto per non farsi mancare nulla. L’amministrazione eurasiatica è altresì nota per la sua perseveranza nelle proprie convinzioni, oltre che per le gaffe e i deliri del Vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitrij Medvedev. Con tutti gli occhi puntati addosso per l’invasione dell’Ucraina, Il Cremlino e i suoi scagnozzi hanno ben pensato di provare ad allungare le mani altrove, sbattendo però i pugni contro lo scudo di chi non ha intenzione di mollare la presa.
In una nota del sindacato giornalistico Unirai, si leggono testuali parole:”L’ennesima provocazione dello stato russo, in spregio delle normali regole di democrazia e del lavoro di un giornalista.Unirai al fianco dell’ inviata del Tg1 Stefania Battistini e del suo operatore Simone Traini ai quali offriamo l’assistenza legale dopo la decisione del governo russo di inserire i due professionisti nell’elenco delle persone ricercate.Bene ha fatto il ministro degli esteri Tajani a convocare l’ambasciatore della Russia a Roma e bene fa la Rai a tutelare in ogni sede i colleghi.” Giusto che ci sia coesione d’intenti nella difesa di chi si impegna per portare avanti inchieste e notiziari su tutto ciò che sta accadendo in Russia ed in Ucraina, sebbene questo comporti a volte delle tragiche esposizioni e dei rischi simili a quello di cui si è discusso fino a questo momento. Forse nella Zona intermedia non sanno di non essere gli unici a poter vantare un’organizzazione istituzionale ramificata, tant’è vero che – come precisato nel comunicato precedente – la Farnesina ha deciso di chiedere spiegazioni per questo sfregio nei confronti del nostro servizio pubblico. Qualcuno potrebbe pensare che la Russia ne abbia risentito per una questione di orgoglio e consapevolezza, ma la forte censura applicata fino a questo momento fa presagire tutt’altra motivazione.
Francesco Palese, Segretario di Unirai e Giornalista, ha lasciato la propria dichiarazione sull’episodio in esame alla Voce del Patriota:” La Rai ha il diritto e il dovere di raccontare la guerra con i suoi numerosi inviati, che rischiano la vita ogni giorno. Giusto che Tajani abbia convocato l’Ambasciatore russo per le delucidazioni, così come la Rai continua a seguire il caso.” Dunque la resa non è contemplata in alcun modo, forse da uno schermo non traspare come si deve, ma i Reportage nelle zone di guerra sono tra i più difficili e pericolosi in assoluto. In molti, dall’alba di questo mestiere, hanno perso la propria incolumità per raccontare cosa succede nelle trincee, nei campi minati, nei cieli turbolenti e la sofferenza di tutti i civili che ogni giorno da ogni parte del mondo affrontano le crudeltà dei conflitti.
Nell’epoca in cui le notizie rappresentano un centro nevralgico da cui partire per scrivere la storia, la difesa delle informazioni reali, diventa un obbligo morale imprescindibile per tutti coloro che sono interessati a custodire il futuro. Non bisogna consentire che le libertà di Stefania e Simone rischino di subire un arresto forzato, per la sola colpa di aver svolto diligentemente il proprio lavoro. Mostrare solidarietà ai due corrispondenti è il minimo sindacale.