Uno stop alle toghe rosse: “Dovere di astenersi” per il giudice che si espone politicamente

Secondo il Messaggero, sta per arrivare in Consiglio dei Ministri il provvedimento per cercare di limitare il fenomeno delle toghe politicizzate, che vorrebbero interferire nelle scelte (politiche) di un governo o di una maggioranza legittimati dal voto popolare imponendo la propria visione politica (non proprio quello che viene richiesto a un giudice, terzo e imparziale). Lo si farà, molto probabilmente, cercando di limitare quello che è accaduto nelle ultime settimane, quando giudici con carriere avviate da attivisti pro-migranti si sono ritrovati a decidere (ovviamente, con esiti parimenti pro-migranti) su convalide di trattenimenti e richieste d’asilo. La nuova norma prevederà che il magistrato, che da persona libera sceglie di esprimere la sua legittima opinione su una decreto, sarà chiamato ad astenersi nel giudizio quando dovrà applicare quello stesso decreto. Una norma a cui va aggiunta una serie di sanzioni che saranno poi decise dal Consiglio superiore della magistratura, l’organo di auto-organizzativo delle toghe che si esprime anche in merito alle sanzioni disciplinari dei giudici.

Ovviamente ci sarà da discutere e non sarà affatto facile inserire una tale norma. Per le lamentele, neppure quotate dai siti di scommesse, della sinistra che urlerà al regime totalitario, ma anche per l’opposizione degli stessi giudici, che sarà facile e logico aspettarsi. Tuttavia, il tema è molto delicato e i fatti impongono riflessioni molto più profonde di una diatriba fatta di accuse e contrattacchi. Se si è arrivati al punto in cui occorre una tale norma per limitare lo straripamento dei poteri dei magistrati, vuol dire che qualcosa non va. E non vederlo vuol dire non avere contezza di ciò che realmente accade nella società.

È un problema non nuovo, risalente a decenni fa. E oggi che al governo è tornata la destra, la questione si è inasprita ancora una volta, acuita nuovamente da certi giudici che a quanto pare fanno fatica a rispettare ciò che il popolo ha chiesto di fare a un governo legittimamente eletto. Il testo, anche se la notizia non ha trovato conferme ufficiali, potrebbe arrivare in Consiglio dei Ministri già lunedì. E se alla fine si risolverà in un nulla di fatto, c’è da dire che il problema resta ugualmente da risolvere perché, in ogni modo, bisognerà cercare un rimedio ai giudici politicizzati e alle toghe rosse. La vicenda della mail inviata da Marco Patarnello, sostituto procuratore della Cassazione, è emblematica e ci dice che troppo spesso, anche per le cariche più alte, le idee politiche riescono ad avere la meglio. In bilico sono la professionalità degli stessi magistrati, i servizi e i diritti garantiti ai cittadini (che dovrebbero essere sempre il fine ultimo, sia della politica che della magistratura).

La possibile stretta sugli spioni

Nel testo probabilmente compariranno anche nuovi misure per bloccare i reati informatici, sui quali il governo lavora per una stretta. Anche questo problema è incombente e le notizie degli ultimi mesi ci narrano di interi sistemi che prelevano i nostri dati dai centri di informazioni pubblici e privati. Il caso degli spioni di Milano che accedevano alle banche dati del Viminale oppure il caso del dipendente in banca che spiava i conti correnti dei personaggi politici (con una certa propensione verso quelli di destra). Potrebbe essere l’Antimafia ad occuparsene, ad avviare le indagini. Con l’inserimento, da parte del Cdm, dell’arresto in flagranza di reato in caso di “accesso abusivo a un sistema informatico o telematico di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico”. Lunedì, i prossimi sviluppi.

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