Ursula Von der Leyen e Jens Stoltenberg: perché illudere l’Italia?

Menomale che il Bel paese è il benvenuto sia in Europa che nell’Alleanza atlantica, se avessero ritenuto la nostra presenza come un peso, avremmo dovuto temere il peggio: tipo fare la fine della Grecia. Chi diceva che ogni promessa è un debito da onorare forse non conosceva il flusso delle relazioni diplomatiche e politiche dei giorni nostri. Ursula Von der Leyen, da poco rieletta come Presidente della commissione europea  e Jens Stoltenberg, Segretario uscente della NATO. Cos’hanno in comune queste due personalità? Entrambe hanno fatto finta di interloquire con il nostro paese considerandolo una batteria fondamentale dell’apparato occidentale.

Partiamo con Von der Leyen, la quale ha avuto molti incontri con la Premier Meloni e la possibilità di poter giungere ad accordi con le altre destre europee. Purtroppo la prima ha deciso di guardare prima nel proprio orticello ed essendo parte del PPE, pur di evitare la perdita della poltrona ha deciso di fare un miscuglio di alleanze con le sinistre per mantenere al sicuro il proprio ruolo. Avrebbe tranquillamente potuto evitare di candidarsi, al fine di mantenere salde le proprie convinzioni contro i conservatori ed i nazionalisti europei, ma così non è stato. La preferenza per i libdem progressisti è andata per la maggiore, mentre il voto a fatto in modo che in UE si verificasse un risultato molto simile a quello francese. Almeno questa volta abbiamo la riprova sul comportamento dei popolari, che di destra non sembrano avere un bel nulla se non un vago posizionamento sulla scala politica. Tuttavia l’Italia non si è rivelata ingenua, Meloni piuttosto che stare con i socialdemocratici ha deciso di continuare a barra dritta sul suo percorso: sinteticamente, se le condizioni per un’intesa non ci sono è opportuno essere chiari. Anche nella cattiva sorte la Penisola è riuscita a riscattare il senso di coerenza che tanto è mancato negli anni trascorsi ad attendere la fine delle scelte progressiste.

Passiamo invece a Jens Stoltenberg, anch’egli predilige un orientamento popolare da anni – impossibile sbagliarsi – tanto che in precedenza avrebbe delineato l’Italia come un importante paese per l’alleanza atlantica e alla fine ha scelto lo spagnolo Javier Colomina come rappresentante per il Fronte Sud. In passato le sue parole hanno fatto pensare ad una convinzione che nel tempo è mancata, ma d’altra parte la pessima figura non la fa di certo chi in buona fede è disposto a credere nel cambiamento, quanto chi illude per tornaconti ed interessi eventualmente personali. Forse JS non ha neanche valutato l’importanza dell’Italia per un progetto come quello descritto precedentemente, anchen in virtù del Piano Mattei e delle ampie intese che permetterebbero finalmente un’equa relazione con i paesi africani dopo molto tempo. Non è che la strategia non sia il punto forte del norvegese, tanto quanto la mancanza di tatto e fiuto politico per quel che riguarda l’istituzione che rappresenta. Il suo successore, ossia Mark Rutte, viene più o meno dal suo stesso schieramento politico: non è il caso di fare premonizioni astrali e via dicendo, ma un filo di preoccupazione è più che legittimo visto il corso degli eventi.

Stoltenberg e Von der Leyen, due alti rappresentanti uniti per irridere il nostro paese: degli ottimi maestri dell’illusionismo, potremmo quasi pensare che il loro mestiere sia quello di prestigiatori mascherati. Non è dato sapere la fine del trucco, perché con due simili esperti del trasformismo potrebbe accadere veramente di tutto.

E’ il caso di sollevare un’altro argomento importante, visto il voltafaccia subito dall’Italia da parte di entrambi: sia la NATO che l’UE non stanno affatto dimostrando una grande perspicacia nella gestione del conflitto ucraino e nelle volontà dei cittadini europei.

 Non è certo un caso se ancora oggi c’è chiede un’Europa dei popoli e un distacco da certe logiche neanche lontanamente definibili come occidentali ma esclusivamente atlantiste: il secondo caso -specialmente in questi tempi – espone la maggioranza del nostro continente verso le decisioni di un’amministrazione che potrebbe rivelarsi fallimentare o vittoriosa in base alle scelte di un terzo popolo. Ecco, con il destino non si può giocare a Testa o croce. Prima o poi un cambiamento dovrà avvenire, altrimenti gli episodi che coinvolgono Von der Leyen e Stoltenberg rischiano di rappresentare soltanto la punta dell’iceberg.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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