Utero in affitto, oggi entra in vigore il reato universale

È entrata in vigore oggi la legge Varchi, che ha reso la maternità surrogata un reato universale, cioè perseguibile in Italia anche se commesso all’estero nei Paesi dove invece la pratica viene consentita o quantomeno tollerata, ad esempio se gratuita. Un mese fa il Senato aveva dato il via libera definitivo alla legge, con 84 voti a favore dopo che il sì della Camera era arrivato già a luglio del 2023.

“Chi si trincera dietro la retorica dei ‘diritti’ per giustificare la pratica dell’utero in affitto – dichiarò al momento dell’approvazione definitiva Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità – dovrebbe chiedersi perché invece ci sia una rete mondiale del femminismo che sostiene l’iniziativa dell’Italia e considera il nostro Paese un esempio da seguire dappertutto. Oggi con il voto del Parlamento italiano i diritti non sono stati negati, ma al contrario sono stati riaffermati e resi finalmente effettivi”. Molti, in effetti, i movimenti femministi da tutto il mondo che hanno guardato con interesse la scelta dell’esecutivo e della maggioranza, per porre fine a una pratica odiosa che mercifica il corpo della donna e del nascituro.

FdI: “I bambini non si comprano”

La maternità surrogata, del resto, era già vietata in Italia con la famosa legge 40 del 2004 che incriminava “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”, malgrado, al di là del clamore mediatico, abbia trovato difficile applicazione specialmente per via dell’elusione da parte delle coppie che si recavano all’estero per usufruire della pratica, o anche per altri escamotage giuridici come quello della stepchild adoption che riconosce il legame giuridico con il nato a entrambi i membri della coppia, e non soltanto al genitore biologico com’era prima previsto. Eppure, la stessa Cassazione aveva stabilito che l’utero in affitto “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”. E questo perché, chiaramente, contrasta quel principio costituzionale non espresso ma di fondo che è essenziale in tutte le Costituzioni del mondo occidentale: quello, appunto, della dignità umana, che vieta a chiunque di mettere sullo stesso piano vite e denaro, persone e business, quello cioè in cui si sostanzia la maternità surrogata. Un’indegna compravendita di bambini, che parte dalla libera offerta della donna gestante per arrivare alla scelta dei possibili tratti somatici o del possibile quoziente intellettivo del nascituro, quasi come fosse merce esposta sugli scaffali di un supermercato.

Orgogliosa di aver trasformato in legge una battaglia storica della destra”, è il commento sui social di Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia dalla quale prende il nome la legge di cui è prima firmataria. Varchi, al momento dell’approvazione definitiva, spiegò che con essa “è stata messa la parola fine a una barbarie che sfruttava le donne più vulnerabili e mercificava i bambini”. In questo contesto, “l’approvazione di questa legge segna un punto importante, in una battaglia di libertà per le donne e di civiltà per la società civile. I bambini non si comprano, non tutti i desideri possono diventare diritti”. Tuttavia, molti segnali fanno pensare che potrebbe esserci, tra ricorsi e giudici poco parziali anche sul tema, persino sulla maternità surrogata potrebbe esserci l’ennesima chiusura della magistratura. Anche se nessuno può contrastare cosa la maggioranza dei cittadini ha scelto.

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