“Con quasi 14 miliardi di fatturato, 240.000 imprese produttrici e 8 miliardi di euro di valore all’esportazione, il vino rappresenta il 10% dell’agroalimentare nazionale, confermandosi una componente strategica del sistema Italia.Sin dall’insediamento del Governo Meloni, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha posto al centro della propria azione il sostegno alla filiera vitivinicola, nella consapevolezza che la produzione di vino non è solo un asset economico, ma racchiude un insieme di valori connessi ai territori, alla storia e alla cultura della nostra Nazione e tutela dell’ambiente”.
Così Francesco Lollobrigida, ministro Masaf, in occasione del Question Time al Senato. “Il vino, e, più in generale, il comparto delle bevande alcoliche, però, vive un momento di transizione, legato ai cambiamenti delle abitudini e delle modalità di consumo a livello globale. Tale evoluzione non può essere ignorata, ma deve diventare un punto di partenza e di riflessione per progettare il futuro e sostenere la competitività delle nostre imprese”. Da un lato, occorre contrastare con forza la propaganda allarmistica, che, attraverso il richiamo alle esigenze salutistiche, intende demonizzare il consumo di vino al solo scopo di favorire alcune produzioni nazionali, con tasso alcolemico, peraltro, molto più elevato.
Penso a tutte quelle forme di etichettatura fuorvianti, adottate da alcune Nazioni (come l’Irlanda e il Belgio) che il Governo italiano sta contrastando in sede europea, trovando, peraltro, l’appoggio della stessa Commissione europea. Dall’altro, occorre continuare a sostenere il settore con risorse anche europee per favorire la promozione agroalimentare, e garantire interventi immediati a favore dei nostri produttori colpiti dalle emergenze fitosanitarie, come, peraltro, il nostro Governo ha provveduto a fare stanziando 47 milioni per indennizzi alle imprese per la peronospora e 7,5 milioni di euro per le misure di contrasto alla flavescenza dorata.
“In questo scenario”, secondo il ministro, “si inserisce la tematica della produzione dei vini dealcolatizzati. Ho più volte espresso le mie perplessità sull’argomento, condividendo la posizione dell’OIV, che considera l’alcol un elemento intimamente connesso al vino.Il confronto avviato con la filiera nazionale, tuttavia, ha evidenziato l’interesse dei mercati globali per questa nuova tipologia prodotto e la necessità di introdurre anche in Italia regole chiare, con l’obiettivo di evitare uno svantaggio competitivo per il nostro settore di fronte alle produzioni già avviate dai principali Stati produttori. Per questo motivo, ho recepito le istanze provenienti da tutta la filiera nazionale, e, a seguito di un percorso condiviso con le Regioni e le associazioni di settore, ho adottato il decreto che prevede, infatti, che i prodotti dealcolati siano segnalati con adeguata etichettatura, è imposto l’obbligo di separazione fisica, in azienda, tra la produzione convenzionale e la nuova tipologia di prodotto ed, infine, specialmente, è stabilito il divieto di procedere alla dealcolazione per i vini DOP e IGP. In questo modo, si consente alle imprese una diversificazione dell’offerta e una netta distinzione tra differenti produzioni, salvaguardando la storia e l’eccellenza del nostro settore enologico. Lavoreremo ancora con attenzione alle imprese, alla competitività e ovviamente dall’altra parte alla difesa dei nostri settori strategici per quello che complessivamente rappresenta”.