“Tra bombe carta, fumogeni e aggressioni, ieri sera a Roma abbiamo assistito all’ennesimo, ignobile episodio di disordine e caos ad opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo. Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza. Alle Forze dell’Ordine va la nostra solidarietà, insieme agli auguri di pronta guarigione agli agenti feriti. Siamo dalla vostra parte”. Ieri mattina commentava con queste parole i disordini avvenuti in varie città italiane dopo che il caso di Ramy, terminato un breve periodo di pausa, è tornato alla ribalta della cronaca a causa della registrazione dell’inseguimento di una delle volanti che cercava di fermare il motorino sul quale l’egiziano era a bordo durante la fuga al posto di blocco dei carabinieri. Un video che ha creato indignazione per le parole pronunciate dagli agenti, i quali speravano in una caduta del motorino, e per le immagini finali al momento della caduta. Deciderà la magistratura su presunte responsabilità degli agenti, che saranno costretti a subire, come altri molti colleghi, un calvario giudiziario per aver svolto sostanzialmente il proprio lavoro. E se è stato forte il grido di condanna della sinistra verso gli agenti, prima ancora di conoscere gli esiti del processo, dimenticando che tutto è partito da un posto di blocco evitato, dunque da una illegalità, non allo stesso modo i progressisti hanno saputo condannare le violenze contro le forze dell’ordine perpetrate da chi è sceso in piazza per “omaggiare Ramy”. Perfino il padre della vittima era riuscito a fare meglio: aveva predicato calma per evitare reazioni violente, al contrario la sinistra era rimasta impassibile di fronte alla possibile escalation.
Lo Stato dalla parte degli agenti
Anche e soprattutto per evitare situazioni del genere, il centrodestra procede spedito verso l’approvazione del tanto vituperato ddl Sicurezza, contro il quale pure si è levata la feroce protesta di quegli stessi che oggi scendono in piazza per Ramy. E si capisce bene il perché, introducendo nuovi reati e prevedendo così una stretta per chi manifesta in modo violento, non rispettando la legge né le divise. Si inaspriscono ad esempio le pene per i danneggiamenti durante le manifestazioni, passando dal minimo di 1 anno e 6 mesi a un massimo di 5 anni di carcere è una multa fino a 15mila euro. Viene esteso il falso urbano, con cui il questore che può vietare a denunciati o condannati anche solo in primo grado, di accedere a zone delicate come le stazioni. L’estensione riguarda l’applicazione dell’arresto in flagranza differita prevista per il resto di lesioni personali a pubblico ufficiale. Una misura, dunque, che mira a tutelare così gli agenti di pubblica sicurezza. A tal fine, si prevede che gli agenti potranno indossare la ‘bodycam’, potranno godere di un anticipo fino a 10mila euro per le spese legali e si introduce il reato di lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia nell’adempimento delle proprie funzioni. In più, gli stranieri senza permesso di soggiorno non potranno avere Sim, si introduce l’aggravante se il reato è commesso dentro o vicino stazioni e metro o sui treni, si potrà revocare la cittadinanza per reati gravi.
Un modo dunque per sostenere gli agenti. “Se i poliziotti e i carabinieri da domani avessero paura di lavorare – ha spiegato il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, alla Verità – o se pensassero che rincorrendo uno spacciatore rischierebbero l’incriminazione, finirebbero in una condizione di disparità. Metteremmo a repentaglio la sicurezza dei cittadini. Le forze dell’ordine devono sapere che, con noi al governo, lo Stato è dalla loro parte”.