Come nelle migliori follie che si rispettino, il Presidente russo Vladimir Putin ha deciso di adempiere pienamente al suo compito di peggior politico eurasiatico del Terzo millennio – almeno fino a questo momento – stringendo rapporti a dir poco controversi con paesi che violano deliberatamente i diritti di base che ogni essere umano esistente dovrebbe possedere.
Non solo l’Iran, ma anche Stati fantoccio come la Corea del Nord, da sempre nota per il culto del Leader e l’interesse maniacale ed evidentemente patologico per le armi nucleari, hanno deciso di appoggiare il Cremlino nei suoi folli piani di conquista.
Certamente non possiamo aspettarci altro da chi dell’irrazionalità ne ha fatto la sua seconda bandiera, oltre a quella nazionale. Lo stesso Putin visiterà la Corea del Nord dal 18 al 19 giugno, insomma una toccata e fuga in attesa di presenziare ai propri incontri in Vietnam. Avremmo potuto intitolare questo articolo in modo satirico, della serie “Putin riscopre l’Asia”, ma qui c’è ben poco da ridere, visto che l’Ex uomo del KGB ha deciso di affidarsi a paesi che del Comunismo ne hanno fatto legge e religione. Potremmo persino dire che molti di questi sono riusciti incredibilmente a peggiorarlo anche di molto, come nei casi della Corea del Nord e della Repubblica popolare cinese, quest’ultima nota per avere assunto una posizione ignava nei confronti dell’aggressività russa in Ucraina.
Gli interessi di Putin nel mantenere rapporti con il Dittatore coreano comunista, Kim Jong-un, potrebbero riguardare un nuovo partenariato per l’esportazione di armamenti nordcoreani verso la Federazione russa, ora isolata da sanzioni pesanti da parte dell’Occidente a causa della guerra in Ucraina.
Come rende noto “Il Messaggero”, l’ultima visita di Putin in Corea del Nord risale agli anni 2000: forse il titolo di prima potremmo modificarlo con “Putin riscopre l’Asia”, a giudicare dalle sue nuove alleanze. Tra l’altro lo stesso Kim Jong-un fu invitato in Russia già a Settembre del 2023, dunque piuttosto prevedibile che i due “Amiconi” sarebbero finiti per stringersi l’uno nelle braccia dell’altro ancora una volta, per dialogare sui piani effettivi da adottare per distruggere quel poco di “Bene” rimasto sulla superficie terrestre.
Persino Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, avrebbe dichiarato che le ralazioni bilaterali continueranno a svilupparsi, definendo a sua volta la Corea del Nord come uno stato amico. Qualcuno continua a fare lo scettico sulle politiche ancestrali adottate da Mosca, le quali richiamano fortemente ad un retaggio sovietico del secolo scorso. Stavolta però sono i paesi asiatici a sovvenzionare Mosca, evidentemente interessati, chi per un forte rancore e chi per questioni economiche, a destabilizzare i territori occidentali.
Le nefandezze russe sembrano ormai interminabili: la censura ed il controllo mediatico, mescolato ad una fortissima ideologia bellica, la quale chiaramente viene da lontano, si sommano alle relazioni estere di dubbia natura con paesi che di europeo hanno ben poco. Ancora non si capisce come sia possibile definire la Russia uno stato che porta con sé dei valori europei, visto e considerato che l’unico obiettivo architettato dal Cremlino sembra quello di liberarsene totalmente.
Nonostante qualcuno potrebbe giudicare le nuove alleanze di Putin come esclusivamente pericolose, sarebbe opportuno ricordare che mosse come questa potrebbero essere un prodotto della disperazione da isolamento: qualcuno avrebbe provato genericamente a difendere – con scarsi risultati – le azioni compiute da Mosca, appellandosi alla spinosa questione del Donbass. Adesso, come allora, sappiamo certamente che non basta una zona di guerra contesa per giustificare l’invasione di uno stato sovrano. Come rinforzo di queste notifiche, anche la deriva che vede la Russia finanziata – come già scritto in precedenza – da stati il cui unico scopo è quello di destabilizzare la vita umana sulla Terra.