Alluvione, quei ragazzi con le scarpe sporche di fango e le mani pulite che salvano la propria terra

...perché mentre qualcuno imbratta prima con la vernice e poi con acqua e fango la facciata del Senato, lancia zuppe su opere che hanno segnato la cultura europea, occupa le superstrade creando gravi problemi a chi deve andare al lavoro, facendo sorgere problemi d’inquinamento per davvero a causa delle macchine accese ma costrette a rimanere in fila, fa scenate isteriche in televisione perché incapace di argomentare e si fa bagni in fontane storiche inquinandole con liquido nero, c’è ancora chi si rimbocca le maniche, infila gli scarponi, prende la pala e dona sé stesso per la propria nazione.

In Emilia-Romagna si continua a spalare fango. Da giorno a notte, tutto per il bene della propria terra. Le immagini riempiono ogni edizione dei telegiornali ma soprattutto i cuori di chi segue con apprensione quanto sta accadendo. Casa allagate. Strade franate. Fiumi che esondano. Ma anche bambini che giocano a pallone per le strade dopo aver passato la giornata insieme ai fratelli più grandi a spalare la melma che le inondava. “Romagna mia, Romagna in fiore” cantata senza distinzione d’età con gli abiti sporchi. Occhi lucidi di anziani che restano senza parole ai microfoni che vorrebbero una dichiarazione.

Sulle orme di coloro che dopo l’alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze vennero soprannominati Angeli del fango, anche questa volta i volontari vengono da tutta Italia e si sono messi a disposizione delle popolazioni colpite. Tra le priorità c’è quella di evitare che la melma diventi cemento e si aggravi ancor di più la situazione.

E a guidare questa azione salvifica, rimandando le polemiche a domani, sono proprio i giovani che non ci hanno pensato un attimo a mettersi in gioco dimostrando che non tutti sono Ultima Generazione.

Sì, perché mentre qualcuno imbratta prima con la vernice e poi con acqua e fango la facciata del Senato, lancia zuppe su opere che hanno segnato la cultura europea, occupa le superstrade creando gravi problemi a chi deve andare al lavoro, facendo sorgere problemi d’inquinamento per davvero a causa delle macchine accese ma costrette a rimanere in fila, fa scenate isteriche in televisione perché incapace di argomentare e si fa bagni in fontane storiche inquinandole con liquido nero, c’è ancora chi si rimbocca le maniche, infila gli scarponi, prende la pala e dona sé stesso per la propria Nazione.

Questa è la vera maggioranza dei giovani italiani. Fin troppo bistrattati a causa di pochi esibizionisti. E tra questi ragazzi, in prima fila, non mancano in maniera massiccia i nuclei territoriali di Gioventù Nazionale, Azione Universitaria e Azione Studentesca.

A scanso di equivoci, qui nessuno critica una battaglia sacrosanta come quella contro il cambiamento climatico e in difesa dell’ambiente. La natura, ancora prima dell’ambiente – termine asettico utilizzato per rimuovere il significato materno che la natura ha – è una battaglia campale per la destra, in particolare la destra giovanile che i suoi momenti più profondi li vive proprio a contatto con essa. Ciò che viene criticato aspramente sono le modalità di alcune sigle che si disinteressano del problema ambientale puntando esclusivamente alla prima pagina sul giornale.

Esattamente il contrario di coloro che da sempre hanno contraddistinto il proprio impegno con la militanza e l’attivismo. Sono decine e decine i ragazzi di Gn, Au e As che si sono riversati per le strade fin dal primo momento senza aver mai esitato un solo secondo. C’è chi con Paypal e attraverso i social ha dato vita a raccolte fondi e non perde un momento per volare al supermercato, fare la spesa e prendere l’occorrente per le persone maggiormente in difficoltà. Chi passa ore e ore, ormai sfinito, ma senza alcuna voglia di fermarsi, a togliere fango dalle strade. A dare una parola di conforto ai più anziani che vedono rovinate tante foto nei cassetti e andare al macero oggetti e case costruite spaccandosi la schiena inseguendo i propri sogni di gioventù. Sempre con il sorriso, sempre pronti a porgere la mano al più debole.

Avremmo fatto volentieri a meno di una tragedia simile per dimostrare che chi strilla di più quasi mai è la maggioranza di una fascia d’età. Al contrario, però, parafrasando De Andrè, è vero che dal fango nascono i fiori!

E questi ragazzi armati di pala e sporchi da testa a piedi sono il fiore più bello della Romagna. D’altronde, c’è chi ha le scarpe piene di fango ma le mani pulite e chi si diverte a imbrattare.

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Alessandro Imperiali
Alessandro Imperiali
Nato il 27 gennaio 2001, romano di nascita e di sangue. Collaboro con ilGiornale.it, Rivista Contrasti e The Conservative. Ho preso la maturità classica al Liceo Massimiliano Massimo e studio Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a "La Sapienza".

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