Chat GPT compie due anni. L’intelligenza artificiale tra Industria 5.0 e sovranità digitale

“If a machine is expected to be infallible, it cannot also be intelligent”. Alan M. Turing

Chat GPT compie due anni. Il 30 novembre 2022 OpenAI (organizzazione fondata nel 2015 da un manipolo di visionari guidati da Sam Altman ed Elon Musk) lanciava Chat GPT, acronimo di Chat Generative Pre-trained Transformer (Trasformatore generativo pre-addestrato).

La data è da considerarsi uno spartiacque nel mondo tecnologico e nel progresso digitale dell’umanità. Infatti, sebbene l’intelligenza artificiale abbia una lunga gestazione (la definizione è attribuita all’accademico americano John McCarthy che la concettualizzò nel 1956) è solo da quel 30 novembre che l’IA generativa è diventata pop, ha varcato i confini abbastanza ristretti dei laboratori tech, dei convegni universitari e delle multinazionali, divenendo uno strumento di massa, con quella rapidità virale tipica dei nostri tempi che, sin dai primi mesi dal lancio, aveva portato ChatGPT ad avere centinaia di milioni di account. Da quel giorno, molto è cambiato. È cambiata in primis ChatGPT stessa, dal momento che l’attuale versione (ChatGPT- 4o di maggio 2024) è in grado di lavorare a velocità e complessità nettamente superiori a quelle di Legacy ChatGPT 3.5, manifestando una capacità di interlocuzione e generatività immaginifica sempre più umana. Sono, poi, arrivati i “figli” Microsoft Copilot e Apple Intelligence, i “cugini” Google Gemini (basato su un autonomo LLM) e Anthropic (cardine dei progetti di IA di Amazon Web Services-AWS), nonché le chatbot sviluppate dalle tech cinesi Baidu, Alibaba e Tencent.

Senza dubbio alcuno, nell’ultimo biennio, non solo l’IA è cambiata ma, soprattutto, ha incominciato a cambiare il mondo intorno a sé, o quantomeno influenzarlo in ambito produttivo, occupazionale, militare, finanziario, normativo, etico, sociale e creativo. Tutto ciò, in soli due anni. Con prospettive per il prossimo decennio pressoché illimitate.

Basti pensare che, in questo semplice biennio, l’IA ha avuto un ruolo da protagonista nel passaggio dalla quarta rivoluzione industriale Industry 4.0” (partita nei primi anni del XXI secolo e caratterizzata dall’automazione e dallo sviluppo dell’Internet delle cose – IoT) alla quinta rivoluzione industriale Industry 5.0” (la c.d. Collaborative Industry, incentrata su un modello di impresa caratterizzato dalla piena integrazione uomo-macchina). Una chiave tecnologica, però, come da elenco di cui sopra, interamente in mano a multinazionali americane e cinesi. Un grave vulnus per la traiettoria futura di sviluppo industriale dell’Europa che pone sul tavolo della politica il tema sensibile della sovranità digitale come presupposto di reale indipendenza, libertà e prosperità delle Nazioni.

Sovranità digitale da intendersi come potere di supervisione e controllo sulla gestione delle infrastrutture e dati digitali da parte di un governo nazionale al fine di promuovere l’autosufficienza tecnologica della Nazione e garantire la sicurezza e la privacy ai propri cittadini ed enti (pubblici e privati) rispetto a potenze esterne, sia corporate che nazionali.

Un numero infinito di produzioni letterarie, studi ed articoli sono stati già prodotti sul tema dell’IA. Mi limiterò qui, dunque, a riportare solo alcuni spunti di riflessione:

Papa Francesco, nel suo discorso al G7 tenutosi a Borgo Egnazia il 14 giugno 2024, ha evidenziato soprattutto due aspetti: i) l’IA è uno strumento, ii) l’IA produce scelte, ma è l’uomo che decide:

“L’intelligenza artificiale è uno strumento affascinante e tremendo al tempo stesso […]. In tale direzione forse si potrebbe partire dalla costatazione che l’intelligenza artificiale è innanzitutto uno strumento. E viene spontaneo affermare che i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego. Questo è sicuramente vero, poiché così è stato per ogni utensile costruito dall’essere umano sin dalla notte dei tempi. […]

“Conviene sempre ricordare che la macchina può, in alcune forme e con questi nuovi mezzi, produrre delle scelte algoritmiche. Ciò che la macchina fa è una scelta tecnica tra più possibilità e si basa o su criteri ben definiti o su inferenze statistiche. L’essere umano, invece, non solo sceglie, ma in cuor suo è capace di decidere. La decisione è un elemento che potremmo definire maggiormente strategico di una scelta”.

Fonte: Papa Francesco al G7, il testo integrale del discorso – Vatican News

Sulla medesima linea, anche il Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni che, in occasione del “AI Seoul Summit” del 21 maggio 2024, aveva sottolineato l’impatto epocale sia economico, che occupazionale e geopolitico:

“L’intelligenza artificiale è una sfida epocale per l’intera società. Siamo di fronte a una nuova frontiera del progresso, che per la prima volta nella storia rischia di mettere in discussione il principio stesso della centralità dell’uomo.

Infatti, rispetto ad ogni altra rivoluzione del passato, l’intelligenza artificiale generativa prefigura un mondo nel quale il progresso non ottimizza più le capacità umane, ma le sostituisce. […]

Sempre più lavoratori potrebbero diventare inutili; la ricchezza rischierebbe di concentrarsi e verticalizzarsi più di quanto non lo è già ora; e la classe media, spina dorsale delle nostre società, potrebbe sparire. […]

L’intelligenza artificiale è destinata ad incidere anche sugli scenari geopolitici e sugli equilibri attuali, perché può garantire a chi la gestisce e la utilizza un vantaggio competitivo. La storia ci ha insegnato che dalla competizione per procurarsi quel vantaggio competitivo e dalle differenze tra chi ha raggiunto quel vantaggio e chi resta indietro possono nascere tensioni, se non addirittura conflitti. […]

È fondamentale che Governi e imprese, pubblico e privato, lavorino insieme e sappiano creare un’alleanza per garantire che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sia a misura d’uomo, controllata dall’uomo e che abbia l’uomo come suo fine”.

Fonte: Intelligenza artificiale, il videomessaggio del Presidente Meloni all’AI Seoul Summit | www.governo.it

Una linea, quella citata, ulteriormente sviluppata anche nei diversi tavoli del G7 a guida italiana ed, in particolare, nella seconda riunione dei Ministri dell’Industria e Innovazione Tecnologica del 10 ottobre 2024 (vedi anche: FINAL_REPORT_AI_MSMEs_Ministerial_10_Oct_2024.pdf) e nel meeting dei Ministri sulla Tecnologia ed il Digitale del 15 ottobre 2024 (vedi anche: G7 toolkit for artificial intelligence in the public sector 1728922597-g7-toolkit-for-ai-in-the-public- sector.pdf).

Parimenti, anche da un punto di vista normativo, nell’ultimo biennio molto è stato fatto. Si pensi, a titolo esemplificativo, alle seguenti produzioni:

  • il regolamento (UE) 2024/1689 del parlamento europeo e del consiglio del 13 giugno 2024 che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale (il cd. Artificial Intelligence Act),
  • il disegno di legge che disciplina l’uso dell’intelligenza artificiale nei settori demandati dall’Artificial Intelligence Act all’autonomia normativa degli Stati Membri (deliberato dal Consiglio dei ministri n. 78 del 23 aprile 2024, attualmente in discussione al Senato),
  • la strategia italiana per l’intelligenza artificiale 2024-2026 redatta dal Comitato di esperti per supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale,
  • il nuovo piano triennale per l’informatica nella PA 2024-2026 (in particolare, il capitolo 5),
  • la possibilità di attivare nel settore l’articolo 13 del decreto-legge 104/2023 “Realizzazione di programmi di investimento esteri di interesse strategico nazionale” (ad esempio, applicando per la seconda volta tale provvedimento, il Consiglio dei ministri ha approvato in data 29 novembre 2024 la delibera che dichiara l’interesse strategico nazionale del programma di investimento iniziale da 1,2 miliardi di euro presentato da Amazon Web Services – AWS).

Nel complesso, l’obbiettivo centrale resta, dunque, indirizzare lo sviluppo e la regolamentazione dell’IA acché continui ad essere una risorsa, limitando e prevenendo il più possibile i rischi impliciti dello strumento. Al contempo, nella cifra che è propria dell’Industria 5.0, convergere verso una Hybrid Intelligence, ovvero il connubio sinergico tra l’Intelligenza Artificiale e l’Intelligenza Naturale. In tal senso, appare evidente la necessità, da un lato, di elaborare presìdi normativi e di architettura informatica, dall’altro, evitare che un eccesso di questi presìdi ne intralci lo sviluppo. L’approccio – antropocentrico e non necessariamente antropomorfico – non può che essere pragmatico. Come ogni fenomeno evolutivo, non si ha infatti altra scelta se non farvi parte. Ciò che può essere realmente oggetto di scelta è semmai: subire il fenomeno o governarlo.

Disclaimer: le riflessioni e le opinioni espresse nell’articolo sono puramente personali. Le fonti, per quanto a me noto, sono attendibili. L’articolo è stato da me autorizzato per pubblicazioni su altre testate online.

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