Il tema del cibo sintetico sta prendendo sempre più piede, facendo crescere la curiosità nei confronti di questa particolare tipologia di alimenti.
Innanzitutto, occorre fornire una definizione di “cibo sintetico”, che può in molti casi trarre in inganno. Con questa espressione si suole indicare tutti quegli alimenti, soprattutto di origine animale, che vengono prodotti in laboratorio, a partire da ceppi cellulari o da sostituti vegetali assemblati con proteine sintetiche.
Insomma, cibi tutt’altro che naturali. Tanto più se si considera il fatto che per conferire a questi cibi un aspetto, una consistenza ed un sapore realistici, vengono utilizzate una serie di sostanze come coloranti, aromatizzanti, addensanti o alcuni ingredienti ottenuti da microorganismi geneticamente modificati.
L’esperimento più noto in questo campo è quello della cosiddetta fake meat (e già qui possiamo capire come di reale in questi alimenti ci sia ben poco), che è inoltre al centro di investimenti multimiliardari.
Nel complesso, infatti, il mercato mondiale della carne è valutato 1400 miliardi di dollari. Nei prossimi dieci anni, gli analisti stimano che il mercato della carne vegana varrà il 10% di questo mercato, cioè 140 miliardi Secondo un recente studio di McKinsey, inoltre, la carne sintetica è destinata a diventare un business da 25 miliardi di dollari entro il 2030 . Dunque, vista la fetta di mercato e visto il giro di affari su queste “nuove carni”, anche le grandi aziende produttrici di carne naturali stanno investendo in questo mercato delle nuove carni.
Il mondo del cibo sintetico risulta essere ad oggi uno dei settori su cui si sta investendo di più, soprattutto sul versante americano. La volontà di creare del cibo artificiale nasce, infatti, proprio negli Stati Uniti tanto che nel 2014 la FDA, Food and Drug Administration, ovvero l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha fornito un prima via libera alla commercializzazione di nuggets di pollo coltivati dalla startup californiana Upside Foods, che produce carne in provetta, in particolare “pollame” e “frutti di mare” sintetici.
Queste creazioni artificiali sembrano guadagnare consensi giorno dopo giorno, grazie a chi li sostiene poiché ecologicamente sostenibili e all’avanguardia in termini di tecnologie green.
Tuttavia, stando ai numeri sopra riportarti sembra chiaro che dietro ai discorsi sulla crisi climatica e sulla sostenibilità ambientale si celi un vero e proprio giro di affari da miliardi di dollari, che coinvolgerebbe lobbies e diversi attori con interessi economici, tra cui le start-up, i laboratori di ricerca, le fondazioni, gruppi di esperti e simili, che al momento starebbero operando in via principale negli Stati Uniti. Tra questi, vi sono nomi noti come Bill Gates, Jeff Bezos e Al Gore, che sono tra coloro che hanno permesso all’azienda di Chicago Nature’s Fynd di esistere.
Da sottolineare, tra l’altro, che Bill Gates in particolare è un convinto sostenitore della carne sintetica, avendo rilasciato diverse interviste in questo senso ed essendo intervenuto in molti convegni dedicati al tema. Il co-fondatore di Microsoft pensa che “i Paesi ricchi nel mondo dovrebbero mangiare solo carne di manzo sintetica per combattere la crisi climatica, alla quale contribuiscono proprio gli allevamenti intensivi per la filiera alimentare”.
Una dichiarazione piuttosto singolare, considerato il fatto che lui stesso sia trai primi finanziatori di una azienda che produce, appunto, carne sintetica.
In Italia invece il fenomeno è agli albori, ma diverse start-up e diversi fondi di investimento si stanno interessando a questo nuovo settore.
Tuttavia, essendo il Paese la cui cucina è stata recentemente candidata come Patrimonio dell’Unesco, è comprensibile e anzi naturale che questi alimenti artificiali non trovino un largo sostegno.
Tanto che già nel 2022 è stata promossa una petizione da Coldiretti e Filiera Italia, con l’intento di avviare una grande mobilitazione contro il cibo sintetico, con una raccolta firme su tutto il territorio nazionale per fermare la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari che possano mettere a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy, e con l’obiettivo di promuovere una legge che vieti in sostanza il diffondersi del cibo sintetico in Italia. Ad oggi, la petizione ha raggiunto oltre 200 mila firme
Recentemente anche l’immunologo Mauro Minelli è intervenuto sulla questione, sotto il punto di vista della salute della persona, dichiarando che “schemi alimentari basati su cibo sintetico non possono avere la capacità di essere utilmente e favorevolmente performanti sul microbiota umano, ciò che impone di cambiare prospettiva rispetto alle innaturali tentazioni del cibo sintetico per ritornare senza alcun indugio ai metodi di agricoltura tradizionali e di allevamento al pascolo. Nel suolo e non in piastre di laboratorio crescono le colture commestibili, ma vivono anche miliardi di insetti, funghi, batteri, lieviti e altri microrganismi indispensabili a rendere fertile e produttivo il terreno e in grado di avere effetti positivi anche sul microbiota”
Il tema ha ovviamente interessato anche il mondo politico, tanto che il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida si è più volte espresso sul tema e ha recentemente dichiarato che il Governo si muoverà “in ogni modo possibile per contrastare il cibo sintetico e difendere un’economia sostenibile. Siamo quello che mangiamo, anche l’animale sono quello che hanno mangiato e come sono stati allevati. Dobbiamo difendere il grande modello italiano ed europeo.”
Tali dichiarazioni esprimono perfettamente quale è la linea del Governo Meloni, che intende essere in prima linea nella difesa del cibo naturale, che è uno dei punti di forza del nostro Made in Italy.
Permettere la diffusione di cibo artificiale, creato ad hoc in un laboratorio, significa cancellare tutte quelle peculiarità culturali e territoriali connesse all’alimentazione.
Il settore agroalimentare italiano rappresenta un esempio unico di qualità, identità, eccellenza, distintività e sostenibilità, e in particolare il settore della carne italiana possiede un sistema di allevamento che per sicurezza e qualità non ha eguali al mondo.
In aggiunta a ciò, con il dilagare in Europa del cibo sintetico, verrebbe messo a rischio quello che è per la nostra nazione un settore che crea miliardi di fatturato all’anno e che dà lavoro a milioni di persone, ovvero quello della filiera agricola.
È fondamentale dunque tutelare e salvaguardare la naturalità del nostro cibo, sebbene si riconosca la necessità di avvalersi di nuove tecnologie ecosostenibili.
Ma ciò che non deve essere messo in discussione è il sacro rapporto tra la cultura, la storia dell’Italia e il cibo. Un rapporto millenario, unico e invidiato dal mondo intero.
Per queste ragioni, il Governo Meloni intende fortemente tutelare questo tratto dell’identità nazionale, protagonista della dieta mediterranea e fonte di ricchezza per il Paese quale è il settore agroalimentare. Verranno dunque portate avanti azioni contro la diffusione del cibo sintetico, che intendono innanzitutto vietarne la diffusione per legge, e, insieme a ciò, incentivare gli investimenti nella produzione di cibo biologico e “a chilometro 0”.
In questo modo, l’Italia potrà affrontare un percorso verso una maggiore sostenibilità ambientale, ma senza perdere la sua unicità e la sua ricchezza e, soprattutto, tenendo a mente anche la sostenibilità sociale ed economica del Paese.